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Il futuro di bomber Cacia: «Io al Piacenza? Valuterò ogni cosa»

39 anni il prossimo agosto, l'attaccante che ha realizzato 134 gol in serie B ha appena terminato la stagione in Eccellenza con il Nibbiano dopo un anno e mezzo di inattività. Adesso si guarderà intorno e valuterà ogni tipo di offerta che gli sarà proposta

Dopo un anno e mezzo dalla sua ultima partita giocata, e dopo una trattativa nata più per gioco che per altro, bomber Daniele Cacia ha indossato nuovamente gli scarpini e in questa stagione ha giocato per il Nibbiano & Valtidone, formazione ai nastri di partenza del campionato di Eccellenza. Anche per questo il club piacentino aveva l’obiettivo di puntare al salto di categoria, cosa purtroppo sfumata in una seconda parte di torneo molto complicata e soprattutto sfortunata. Alla sua prima vera annata nel calcio minore, l'ex bomber del Piacenza non si è affatto pentito della scelta. Anzi.

Com'è stato giocare in Eccellenza che, come da te detto, era un mondo tutto da scoprire?

«Sono contento di aver fatto questa bella esperienza. Per me si trattava della prima volta, ed è stato tutto una novità. L'ho fatto però non grande piacere, mi sono divertito ed ho incontrato dei ragazzi fantastici. Purtroppo il divertimento è stato limitato dai diversi problemi fisici e di conseguenza non posso essere soddisfatto sotto questo punto di vista».

Gli infortuni, una costante purtroppo della tua carriera. È forse anche a causa di questo, per via delle tante partite saltate, che hai preferito giocare in serie B piuttosto che sgomitare in serie A?

«Diciamo che probabilmente mi sono meritato di giocare in serie B, però ci sono state delle situazioni nelle quali ho preferito essere protagonista in cadetteria e non un ricambio in serie A. Sono del parere che la cosa più bella del calcio è quella di giocare. Entrare in campo, affrontare le partite dopo aver lavorato tutta una settimana. Di conseguenza non ho mai amato stare fuori. Ecco perché in alcune situazioni ho preferito scendere in serie B piuttosto che essere uno dei tanti in massima categoria».

39 anni il prossimo agosto, ma adesso hai davvero appeso le scarpette al chiodo?

«Non so cosa accadrà. Adesso è finita la stagione e mi dedico di nuovo a tempo pieno alla famiglia. Ad agosto se ne riparlerà, e qualunque proposta dovesse arrivare la valuterò come ho sempre fatto».

Ma stai pensando anche a provare un'esperienza come allenatore?

«Ho la qualifica Uefa B, e posso allenare fino alla serie D. Sono sincero però nel dire che allenare non era nei miei pensieri. Però non nascondo che ultimamente ci sto pensando, anche per quel minimo di adrenalina. Quindi eventualmente mi dovesse arrivare qualche offerta di questo tipo la valuterò. Sono aperto a qualsiasi cosa, d'altronde il calcio è il mio mondo, ho raggiunto il sogno di ogni bambino e sono grato per questo».

134 gol in serie B, secondo primatista di sempre della categoria, eppure hai confessato di non aver sempre fatto la scelta giusta nella tua carriera, complice anche i procuratori?

«Ho avuto per tredici anni l'agente Ciccio Romano che ho amato e rispettato calcisticamente, e di conseguenza sono stato molto bene con lui. Poi è giunto un momento nel quale ho pensato che la mia carriera più di un certo livello non potesse andare, e a quel punto potevo fare anche da solo. Ho fatto questa scelta, ma ciò non significa che il procuratore non sia importante. Per un ragazzo che a sedici o diciassette anni si affaccia al mondo del calcio e comincia ad essere un professionista lo è tanto. Il problema è trovare l'agente giusto».

Hai lasciato giovanissimo la tua città Catanzaro, per trasferirti a Piacenza dove tutt'ora vivi. Cosa credi sia cambiato nel corso degli anni per un ragazzo con il sogno del calciatore che decide di trasferirsi per inseguirlo?

«Non ti so dire con precisione cosa sia cambiato, ma di sicuro è mutato il rapporto tra genitori e figli. Non che prima il papà o la mamma se ne fregassero, e parlando della mia esperienza personale posso dire che i miei mi hanno lasciato partire così presto perché hanno visto una possibilità su un milione che io potessi raggiungere il mio sogno. Come me ci sono stati tanti altri ragazzi che trasferitisi giovanissimi non sono diventati calciatori. Io ho avuto la fortuna e la bravura di riuscirsi soprattutto grazie ai miei genitori. Forse oggi i ragazzi sono molto più protetti e coccolati, addirittura lusingati dai propri parenti che sono i primi fanatici rispetto ai figli stessi. Questo nella stragrande maggioranza dei casi è un problema, perché sembra quasi che sia il loro sogno che il bambino diventi un calciatore, e non il contrario».

Cresciuto nel Piacenza, ci sei poi ritornato due volte per giocare, e per questo sei rimasto nel cuore di tutti i tifosi. Cosa pensi della stagione appena conclusa?

«Credo che il Piacenza abbia fatto un'ottima stagione dopo un inizio un po’ così così. Da gennaio in poi ha trovato la quadra della situazione ed ha disputato un buon campionato raggiungendo i playoff, che credo sia stato un obiettivo al quale neppure loro pensavano di poter arrivare. Quindi penso che abbiano fatto più di quello che potessero fare inizialmente. Hanno disputato una buona partita anche ad Alessandria contro la Juventus under 23, uscendo a testa alta, e quindi credo che la società, la città e i tifosi debbano essere soltanto contenti».

Escludendo un altro tuo ritorno da giocatore, saresti propenso magari a diventarne un dirigente?

«Avendo trascorso una vita in questo club, avendo avuto un rapporto particolare con questa società e abitando in questa città, rientra nello stesso discorso che ho fatto prima, ovvero che qualsiasi situazione mi possa essere proposta io sono pronto a valutarla».

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