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Giovedì, 28 Marzo 2024
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Pippo, e sono settanta centri: un piacentino sul trono d'Europa

Entra e fa gol: aveva giocato col Catania 9 partite fa, aveva segnato. Dopo la naftalina, il bomber di San Nicolò supera Muller e s'issa come il più grande marcatore europeo della storia. Ma forse qualcuno è cieco

Pippo è così. Non conosce mezze misure. O non sbaglia tutto, stoppando palloni a venti metri di distanza, perdendosi in dribbling fumosi, o la piazza. Con violenza. Ieri sera, col mourinhano Real, altri due mattoni. E sono settanta. Settanta in Europa, più del delfino del Bayern Muller. Mai un italiano aveva osato tanto. E con 124 centri rossoneri, anche Van Basten lo guarda dal basso verso l'alto.

Perchè Inzaghi è così. Non è il cigno di Utrecht, con ambiente intorno coccoloso e servizievole. Tutte quelle reti se l'è cercate, con veemenza, infilandosi in match compromessi, accettando la panchina anche quando le leggi della fisica non riuscivano a giustificarla. Sempre in silenzio, senza sbraitare, con una lievissima, docile, quasi soffusa rimostranza: "Io sto bene, segno, ma non gioco. Non capisco perchè".

Già, a trentasette anni i perchè dovrebbero essere pochi, e invece ce ne sono, molti. Uno si chiama Ronaldinho, un brasiliano paffuto dal passato lucente e dal presente opaco, innamorato dell'idea di sè piuttosto che del gioco, utile - a volte - come il settimo gol sul sei a zero. Il posto è suo, inamovibile e granitico, perchè le sue treccine fanno vendere qualche maglietta in più, perchè ogni tanto schiaccia la sfera nell'"elastico". Già. E' suo il perchè più grosso.

Pippo aspetta, aspetta pazientemente il suo turno, marca l'esordio in campionato con un gol, e poi in soffitta, stritolato dalla naftalina, in attesa della cooptazione; in attesa di un'altra panchina, di un allenatore che deve rispolverare il prontuario delle scuse, in attesa che qualcuno s'accorga che il vero personaggio - genuino, rigoglioso, micidiale -, nella bolgia dei Diavoli, è lui.  

Foto da Ansa

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