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"Memorial Day per non dimenticare": torneo di volley Pierluigi Polledri e Mirna Bassi

E' iniziata il 15 maggio la nona edizione del Torneo di pallavolo in memoria dell'Ispettore Capo della Polizia di Stato Pierluigi Polledri e di Mirna Bassi, Assistente della Polizia Penitenziaria. A contendersi il titolo sono sei squadre impegnate in un girone di sola andata

E’ iniziata il 15 maggio la nona edizione del Torneo di pallavolo in memoria dell’Ispettore Capo della Polizia di Stato Pierluigi Polledri, scomparso nel 2005. Quest’anno anche prima edizione dedicata alla memoria di Mirna Bassi, Assistente della Polizia Penitenziaria, scomparsa nel 2013.

A contendersi il titolo sono sei squadre impegnate in un girone di sola andata. Il Campus scolastico di via Agazzana (ex Tramello) ospiterà le seguenti squadre: 50° Stormo, Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria, Pubblica Assistenza Croce Bianca, Soccorso Alpino, Vigili del Fuoco. La finale del 1° posto sarà disputata nel centro sportivo di Carpaneto P.no tra le migliori due classificate. I prossimi incontri al 26 maggio ore 20,30 – Vigili del Fuoco vs Soccorso Alpino; 27 maggio ore 20,30 –  50° Stormo vs Polizia di Stato; Vigili del Fuoco vs P.A. Croce Bianca; 28 maggio ore 20,30 – Polizia Penitenziaria vs P.A. Croce Bianca. Giovedì 29 maggio presso il Centro Sportivo di Carpaneto P.no alle ore 20,30 avrà luogo la finalissima per il titolo del torneo.

Altra tappa sportiva del Memorial Day 2014 sarà la gara di tiro a segno per il titolo dell’X° Trofeo della città di Piacenza che si svolgerà a partire da oggi, domani e domenica 25 maggio presso il poligono del T.S.N. Sezione di Piacenza in via dei Pontieri. Nel pomeriggio di domenica si procederà con le premiazioni dei vincitori e partecipanti alla gara organizzata dal TSN di Piacenza e gemellata al Memorial Day per non dimenticare tutti i caduti appartenenti alle FF.AA. e FF.PP.. Ciro Passavanti, segretario provinciale del Sindacato Autonomo di Polizia, organizzatore della manifestazione ricorda che l’iniziativa è legata al 22° anniversario dalla strage di Capaci e di via D’Amelio, per non dimenticare i Giudici Falcone e Borsellino, i poliziotti della scorta e con loro tutti i servitori dello Stato vittime del dovere, della mafia e del terrorismo.

Antonio Montinaro era uno degli agenti di scorta assegnato alla protezione del Giudice Giovanni Falcone. Insieme a Vito Schifani, Rocco Di Cillo, Giuseppe Costanzo, Paolo Capuzzo, Gaspare Cervello e Angelo Corbo mettevano a repentaglio la loro vita per fare da scudo al Magistrato che negli ultimi anni della sua vita aveva spostato l'azione di contrasto alla mafia assumendo la Direzione degli Affari Penali al Ministero della Giustizia. Erano li a proteggere Falcone anche quando, il 23 maggio 1992, le tre auto blindate percorrevano l'autostrada di Capaci, sventrata da 400 chili di tritolo.

Ecco l'ultima lettera scritta da Antonio Montinaro prima di essere ucciso insieme a Giovanni Falcone, Francesca Morvillo e gli Agenti Vito Schifani e Rocco Di Cillo. Nelle Sue parole ritroviamo tutto il coraggio di un uomo che ha fatto del suo lavoro una missione di vita unito al profondo amore per la moglie e i due figli.

"Chiunque fa questa attività ha la capacità di scegliere tra la paura e la vigliaccheria. La paura è qualche cosa che tutti abbiamo: chi ha paura sogna, chi ha paura ama, chi ha paura piange, è un sentimento umano, è la vigliaccheria che non si capisce e non deve rientrare nell'ottica umana. Io come tutti gli uomini ho paura indubbiamente, non sono vigliacco, me ne sarei già andato. Beh nella mia posizione la paura è magari lasciare i bambini soli. Per uno scapolo è diverso. Per uno sposato si gestisce in virtù della propria famiglia: si ha paura di lasciarli soli, si ha paura di non avere la capacità di morire per una ragione valida. Io scorto un uomo ad altissimo rischio, un uomo che ha dato la possibilità a molti di credere. Non lo scorterei sicuramente se non avessi la massima fiducia nei Suoi confronti; ho messo la mia vita a rischio per Lui. Perché probabilmente è uno dei pochi di cui io forse ho tracciato una tale identità antimafia che mi permette di stare bene con me stesso, lo scorto perché credo che sia onesto, sennò non lo scorterei. Se un personaggio decide di combattere un fenomeno come la mafia e non ha l'aiuto della società, è normale che bisogna scortarlo. Se qualcuno decide di ammazzare un personaggio lo fa a prescindere da quanti uomini ci siano di scorta. Però io pecco di presunzione: io dico che attualmente siamo nelle condizioni, noi di questo apparato di sicurezza, se vengono nel contesto di autobomba va bene e li si è persi, li siamo sconfitti, la bomba fa il danno e tutto..... Ma se dovessero nel contesto dell'attentato fatto ad un uomo cioè con l'uso di armi leggere o mitragliatrici, beh lì abbiamo la presunzione di lasciarne qualcuno a terra anche noi. La faccia della mafia è la faccia della gente che vede uccidere un uomo e non testimonia, ecco, ci sono mille facce, mille momenti che vengono fuori quando la gente ha paura. La mafia è forte perché la gente ha paura, e la paura nasce dalla volontà di non credere in chi potrebbe rappresentare, cioè la gente crede di non potere avere fiducia nello Stato. Si sconfigge la mafia con un solo modo secondo me: facendo capire ai cittadini che i tempi del rivolgersi ad un Peppino o ad un Zu Ciccio sono terminati, esiste uno Stato, esistono dei rappresentanti e sono loro che devono risolvere i problemi, il vicino di casa non li può risolvere, può risolvere l'ascensore quando si è rotto...."

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