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Venerdì, 29 Marzo 2024
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«Non serve la medaglia per essere campioni». Dosi saluta gli atleti piacentini di Londra

Il sindaco Paolo Dosi si complimenta con i piacentini che hanno partecipato alle Olimpiadi di Londra 2012. «L'emozione olimpica di Piacenza. Grazie ai nostri atleti»

C’era anche un pezzo di cuore biancorosso, nella finale olimpica di pallavolo per il terzo e quarto posto andata in scena a Londra. E mentre si spegne il braciere dei Giochi, Piacenza può dirsi orgogliosa dei suoi portacolori, Samuele Papi e Alessandro Fei, che quest’anno accoglieremo con la maglia del Copra Volley dopo la conquista di un bronzo importante, consapevoli di aver costruito – sotto l’egida di un allenatore che la nostra città ha conosciuto e apprezzato, Mauro Berruto – un tassello di storia dello sport italiano. Un’emozione resa ancor più forte nel vedere tra i giocatori, al momento della premiazione, la maglia di Vigor Bovolenta.

«Si può essere campioni, però, anche senza indossare una medaglia - afferma Paolo Dosi in una nota ufficiale - Ce lo hanno dimostrato due grandi atlete di cui Piacenza è sempre più fiera: Giorgia Bronzini e Manuela Gentili. La prima, onorando sino all’ultimo chilometro la maglia della squadra azzurra di ciclismo femminile, arrivando a sfiorare il podio nella classifica della prova su strada e affrontando, con la maturità e la consapevolezza del suo ruolo di capitano, sia la gara che le dichiarazioni successive alla corsa. La seconda, mettendosi a disposizione del tecnico e delle compagne di staffetta con generosità, pur non essendo scesa in pista. Per entrambe, la convocazione alle Olimpiadi ha rappresentato il meritato riconoscimento a un percorso sportivo in cui il talento si intreccia all’impegno costante. E poi c’è Lucia Bosetti, per la quale abbiamo tifato in campo con la Nazionale, in attesa di applaudirla nella prossima stagione della Rebecchi Nordmeccanica».

«Come sindaco - prosegue Dosi - vorrei dire grazie a tutti loro per l’insegnamento che ancora una volta hanno saputo regalarci, ciascuno nella sua disciplina. Ricordandoci cosa significhino la dedizione e la fatica dell’allenamento quotidiano, la passione e l’agonismo di una competizione vissuta nel fair play. Il nostro incoraggiamento, la nostra trepidazione nel seguirli, forse li avranno percepiti anche da lontano. Ora arriva l’abbraccio di una comunità intera non solo per i risultati raggiunti, ma perché in una società che va di fretta, che sembra volere tutto subito, ci rammentano che la gioia più intensa, nello sport, è frutto anche di sacrificio, di condivisione degli obiettivi, del senso di appartenenza a una squadra. Non scordiamolo, in questo momento difficile di crisi. Perché a sessant’anni di distanza dall’oro piacentino di Pino Dordoni a Helsinki, a brillare non è solo la luce delle medaglie, ma la lezione che possiamo trarre dallo spirito olimpico di convivenza civile, meritocrazia e capacità – rara quanto preziosa – di reagire alle difficoltà guardando avanti, proponendosi sempre di dare il meglio di sé».

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