"Curioso leggere questi profondi discorsi critici verso la società, direi quasi un necrologio della democrazia, quando "il mondo" si muove in direzione opposta rispetto al punto di vista di certi pensatori di sinistra. Si perché il concetto che si ripete e rimbomba in questa lunga e fin troppo filosofіca regressione sulla stupidità umana moderna, è che bisogna diffidare dal concetto che tutti abbiamo libertà di pensiero e tutti possiamo dire la nostra. E, ancor di più, che il voto di tutti vale uguale. Insomma, il problema è che il popolo è profondamente ignorante e - come un gregge di pecore instradato dal guaire e abbaiar dei cani - è pronto a seguire il pastore di turno finanche nel precipizio. Pertanto certi eletti e miglior-pensatori, se necessario, hanno il diritto di sovvertire questo andamento, contravvenendo a quel concetto di sovranità del popolo nel supremo ed arbitrario interesse di indicare qual è "la retta via". Per il bene di tutti, ovviamente.
Peccato che certi discorsi - quanto mai trasversali e veritieri allora anche per i lustri e decenni passati - secondo certe menti valgono solo oggi. E questo forse perché è evidente il disagio e il disorientamento di certi intellettuali di sinistra dinnanzi un paese, un continente e un mondo che incomincia a dissentire e pensarla diversamente rispetto alcuni mantra ideologici progressisti. E così nello scritto, che a più riprese cita intellettuali sionisti (che di lezioni all'occidente a mio avviso non sono qualifіcati a darne), si addentra in riflessioni di presunta attualità, disconoscendone volutamente le cause nonché gli artefіci. Si parla della decadenza del sistema di istruzione, dei "diplomifіci" e dei movimenti no-VAX, dell'impoverimento culturale e dei valori, omettendo di dire che se vi è una parte politica comun-denominatore di tutto questo, questa è proprio certa sinistra. L'occupazione politica del sistema scolastico/universitario dalla metà degli anni '60 in poi, è notoriamente in capo a quelli che nel '68 si definivano "la meglio gioventù", oggi diffusamente docenti, presidi, rettori in ogni ordine e grado, come molte loro proseliti. La politicizzazione delle cattedre, nonché un'ideologica visione anticonformista ed anti-sistema, ha via via minato le regole e l'impostazione sobria ed autoritaria del sistema di istruzione, a favore di un sistema informale, "moderno" e dei prof-amici. Inevitabile però la progressiva perdita di autorità e di impoverimento delle capacità didattiche e formative dei docenti, troppo spesso lì per meriti politici (leggasi tessere di partito) che per meriti e capacità didattiche.
La scelta di combattere l'abbandono universitario introducendo i diplomi universitari e i corsi triennali fu fortemente voluta dell'allora Ministro della Pubblica Istruzione Berlinguer (gov. Prodi), con la sua riforma ("Legge Quadro in materia di Riordino dei Cicli dell'Istruzione") poi tecnicamente promulgata dalla "Riforma Moratti" (gov. Berlusconi).
Di nuovo inutile ribadire che questa riforma è servita per dare certi titoli a molti signorotti e signorini che ricoprono talune cariche, diversamente a loro precluse in assenza del suddetto titolo di studio.
Le battaglie dei movimenti no-VAX sono quasi unilateralmente riconducibili ad una visione anti-sistema e libertaria stile radicali, ambientalisti e certi movimenti anarchici e di estrema sinistra (oggi in buona parte confluiti in movimenti come il MV5S). Ancora una volta la sovversione e messa in discussione dell'autorità del sistema e dello Stato, allo scopo di far prevalere la volontà del libero cittadino, ha creato questo "mostro sociale" di gente che si rifiuta di vaccinare i figli perché dubbiosa sul rapporto rischio-benefіcio.
Sul tema dei valori e sull'identità di un popolo, c'è poco da aggiungere su quanto già detto: è caratteristico dei sistemi autoritari ed antidemocratici quello di esaltare e imporre certi modelli sociali, culturali e morali. Lo si è visto con il Fascismo, il Nazionalsocialismo e anche il Comunismo. Laddove, invece, prevale un sistema sociale dove ognuno è qualifіcato a distinguersi e contraddire il prossimo, inevitabilmente alla fine prevale il caos. In linea teorica è compito dello Stato e delle sue istituzioni democratiche, controllare questo caos e cercare di mantenerlo all'interno di un perimetro civile, promulgando leggi e reprimendo gli eccessi, purché tutto questo non comprometta o sia lesivo delle libertà e dei diritti inalienabili dell'individuo. E' il modello democratico liberale tanto caro alla sinistra e ai radicali (quelle delle battaglie degli anni '70 sui "diritti civili"), le cui derive oggi si battono per deliri come quello gender, l'adozione gay e via discorrendo.
Infine, il nostro pensatore radical non poteva certo astenersi dall'infilare l'argomento cardine (nonché moderna battaglia "partigiana" della sinistra e dei suoi intellettuali contro il "nuovo fascismo" al governo) dell'immigrazione e del "razzismo" nel suo corposo pistolotto. Ed ecco quindi spuntare un geniale periodo che mi sento in bisogno di citare:
(...) „Ci incutono paura perché hanno la pelle diversa o professano altre religioni, ricordiamo i pochi reati commessi dagli extracomunitari, dimentichiamo i numerosi delitti degli autoctoni (non fosse altro per il diverso rapporto numerico)“
Ecco, forse sul concetto di "pochi reati" e di "rapporto numerico" c'è un poco di confusione nel nostro filosofo. In Italia la percentuale di reati commessi da extracomunitari rasenta in alcuni casi il 50% della totalità. E su questo emblematici sono gli effetti di un anno di Governo che ha messo argine all'arrivo indiscriminato di persone senza diritto, nonchè incoraggiato maggior rigore contro chi delinque (indistintamente dal colore). Nel periodo Gennaio 2017/Gennaio 2018 i reati commessi dagli stranieri sono stati 250mila ovvero: il 55% dei furti, il 51% dello sfruttamento della prostituzione, il 45% delle estorsioni, il 40% degli stupri, 1.500 stupri in un anno. Il tutto con un trend in incremento del 4,7% nel primo semestre 2018. La popolazione carceraria italiana vedeva una presenza media del 33% di cittadini stranieri, di cui oltre il 25% extracomunitari.
Poi, magicamente, questo trend non solo si è arrestato, ma è andato in controtendenza. Dati del Viminale a Marzo 2019: "-9,2% i reati in generale in Italia, -15% gli omicidi, le violenze sessuali e i tentati omicidi. Sono i dati trimestrali raccolti al 31 marzo 2019 e raffrontati con lo stesso periodo 2018.".
Altra piccola regressione sul concetto di “percentualità”: in Italia gli stranieri (regolari ed irregolari) sono circa 6,1 milioni, ovvero il 10,2% della popolazione. Ora, se il 10% commette il 50% di taluni reati, è evidente che la percentuale di stranieri incline a commettere reati è proporzionalmente molto più elevata di quella degli "italiani autoctoni". Questo nonostante il nostro paese di disonesti, di mafiosi, camorristi e, soprattutto, leghisti razzisti le stia così profondamente sui соɡlіоnі.
Ossequi."
6 commenti