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Il 118 di Piacenza festeggia 30 anni di attività. «Così ogni giorno affrontiamo ogni emergenza»

Sabato 26 marzo a palazzo Gotico un grande evento con le testimonianze dei protagonisti di questa rivoluzione nata tre decenni fa

Anche Piacenza festeggia in questi giorni una ricorrenza davvero importante, se non fondamentale, per la società civile moderna: la nascita, esattamente 30 anni fa, del servizio di emergenza sanitaria legata al numero 118.

Con il Dpr 27 marzo del 1992 nacque infatti in Italia il numero unico per le emergenze sanitarie 118. Fino a quel momento, il cittadino non aveva un punto di riferimento chiaro e poteva rivolgersi indistintamente a molti numeri di emergenza. Succedeva così che, per esempio in caso di incidente, che sul posto si presentassero più mezzi, con un dispendio inutile di risorse ed energia. 
Era il 1990 quando, in occasione dei mondiali di calcio, venne sperimentato a Bologna - prima città in Italia assieme a Udine - il 118 come numero unico e gratuito di chiamata per le emergenze sanitarie. Ma il servizio vero e proprio come lo è oggi, fu istituito due anni dopo con il decreto del Presidente della Repubblica del 27 marzo 1992, che consentì di realizzare le centrali operative del servizio di emergenza territoriale anche nelle altre città sulla base delle innovazioni introdotte nel capoluogo dell’Emilia-Romagna.
In tre decenni questo "numero" è diventato un punto di riferimento insostituibile per la sanità regionale, e lo è stato ancor di più negli ultimi due anni di pandemia, compiendo passi avanti importanti anche sul fronte della tecnologia.

In quegli anni Piacenza esisteva già un’ambulanza gestita dal personale ospedaliero, il famoso Pellicano.  Dopo l’istituzione del numero unico di emergenza sanitaria, il sistema di Piacenza comincia a organizzarsi per qualificare sempre di più la risposta alle chiamate dei cittadini.  Grazie a questo percorso, nel 1993 nasce a Piacenza la centrale operativa provinciale. 

Fin da quel momento, il sistema piacentino si distingue per quella che negli anni sarà poi riconosciuta come un’intuizione vincente: il coordinamento delle associazioni di volontariato. 
C’è un’altra caratteristica distintiva che il sistema dell’emergenza territoriale ha applicato fin dal suo esordio e che ha coltivato e valorizzato negli anni: l’integrazione con il Pronto soccorso. Altri aspetti cardine del nostro sistema sono la formazione e l’investimento sulla crescita dell’autonomia dell’infermiere.

Oggi il sistema a Piacenza conta su un’unità operativa Emergenza territoriale può contare su un direttore medico (Enrica Rossi), un dirigente infermieristico di nuova nomina (Stefano Nani) e quattro coordinatori infermieristici: Alessandro Gandolfi, Marilena Longinotti, Paola Pelizzeni e Luisella Zanlunghi. 
Sul territorio sono otto le postazioni con mezzi di soccorso avanzato: due a Piacenza, una a Castel San Giovanni, una a Fiorenzuola, una a Roveleto di Cadeo, due a Bobbio e una a Farini. 
L’integrazione con il sistema del volontariato consente di aggiungere al sistema una trentina di mezzi di Anpas e Croce Rossa. 
L’unità operativa conta 11 medici, una settantina di infermieri e una cinquantina di autisti soccorritori dipendenti.

Per celebrare questa ricorrenza, sabato 26 marzo, dalle 9, nel salone di Palazzo Gotico, sarà presentato alla cittadinanza e alle autorità l’impegno e le risorse impiegate dal servizio di Emergenza territoriale 118 di Piacenza. L’evento è realizzato in collaborazione con il Comune di Piacenza e in sinergia con Anpas, Croce Rossa Italiana e Misericordia. 
Nella mattina, attraverso le voci di ieri e di oggi di professionisti e volontari, si racconterà come era e come si è trasformato il servizio in questi tre decenni.
Trent’anni in cui il 118 si è dimostrato un pilastro fondamentale del sistema sanitario nazionale e ha saputo far fronte a ogni emergenza e calamità, compresa la pandemia da Covid-19 che vede in prima linea da ormai due anni.

convegno 118-2

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