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Martedì, 23 Aprile 2024

«Ecco il Farnese come non lo avete mai visto»: si svela il palazzo e i suoi segreti

La mostra esperienziale che andrà in scena a partire da venerdì 24 settembre si propone di offrire al pubblico un percorso inedito all’interno del maestoso edificio vignolesco, rendendo visitabili ambienti finora preclusi durante i consueti itinerari guidati

“I piacentini – e non solo – hanno dimostrato, con il loro vivo interesse per il patrimonio museale e con l'affluenza agli spettacoli della nostra estate culturale, di voler vivere Palazzo Farnese a 360 gradi. Questo ci spinge ad attuare nuove iniziative, portando avanti un investimento forte non in termini economici, ma sotto il profilo delle idee e dei progetti che possano valorizzare ulteriormente la bellezza e la ricchezza storico-artistica della mole vignolesca”. A sottolinearlo, presentando in anteprima “Farnese Segreto”, è l'assessore a Cultura e Turismo Jonathan Papamarenghi, che annuncia “l'apertura al pubblico di spazi sinora mai resi accessibili ai visitatori, con la possibilità di ammirare una ricca collezione di opere custodite nei depositi dei Musei Civici e di seguire un itinerario alla scoperta delle suggestioni, dei misteri e del fascino senza tempo di antiche sale, loggiati e torri. Sarà una vera e propria esperienza immersiva e coinvolgente, che ci permetterà di consolidare ulteriormente l'identità di Palazzo Farnese come cittadella delle arti e della cultura”.

La mostra esperienziale che andrà in scena a partire da venerdì 24 settembre si propone di offrire al pubblico – che sarà accompagnato dalle guide turistiche professioniste già coinvolte nelle visite alla scoperta di Piacenza – un percorso inedito all’interno del maestoso edificio vignolesco, rendendo visitabili ambienti finora preclusi durante i consueti itinerari guidati. L’evento si propone non solo come una semplice esposizione di opere, ma come un'avventura tutta da vivere e scoprire, tra le scale a chiocciola e gli spazi più reconditi del Palazzo.

Partendo dal Museo delle Carrozze nei sotterranei, si salirà per una suggestiva scala a chiocciola fino all’ultimo piano dell’edificio, sede attuale dell’Archivio di Stato. Da lì si intraprenderà un percorso in discesa che avrà ad oggetto inizialmente la Cappella Ducale, visibile dalla cantoria di destra – normalmente non accessibile – e proseguirà nella Pinacoteca, collocata nel cosiddetto “Appartamento Dorato” con le sue mirabili volte affrescate da autori quali Andrea Seghizzi e Giovanni Battista Caccioli, ulteriormente valorizzate da una nuova campagna fotografica e da studi aggiornati presentati nella guida.

Dalla Pinacoteca si avrà accesso a due mezzanini, aperti in via eccezionale al pubblico. In quello superiore, situato tra il piano nobile e l’ultimo piano, originariamente destinato ad alcova delle damigelle, si potranno ammirare le “Storie Zefiro e Flora” dipinte tra 1710 e 1711 dal fiorentino Sebastiano Galeotti. Le dimensioni contenute della stanza permettono di apprezzare da vicino la grande qualità dell’opera, ma allo stesso tempo la geniale quadratura ideata dal cremonese Francesco Natali, collaboratore in più occasioni del Galeotti, il quale dilata illusoriamente lo spazio tanto da far percepire assai più lontane da noi le mitologiche figure volteggianti. La saletta è senza dubbio una delle più pregevolmente decorate del Palazzo, nonostante la sua difficile accessibilità.

Scendendo invece nell’ammezzato, tra piano nobile e piano rialzato, si darà spazio ad un artista fiammingo che fece la propria fortuna a Piacenza: Robert De Longe. Qui verranno svelati sette ovali, donati al museo nel 1961 da Carlo Anguissola ma troppo a lungo destinati ai depositi. De Longe, morto l’anno prima dell’arrivo di Galeotti in città, si impose nel nostro territorio grazie alla superba raffinatezza delle sue opere, tanto che ebbe il privilegio di vedere il proprio nome in tutte le principali commissioni pittoriche della fine del diciassettesimo e dell’inizio del diciottesimo secolo tra Cremona, Monticelli d’Ongina, Lodi e Piacenza.

“Lo spirito che muove l’assessorato alla Cultura – rimarca Papamarenghi – optando per un lavoro organizzativo corale, è stato quello di partire dalla valorizzazione delle eccellenze artistiche e architettoniche della nostra città, spesso poco conosciute, rendendole fruibili e accattivanti per attrarre l'attenzione, meritata, di una platea sempre più vasta”. Considerazioni condivise dal direttore dell'Archivio di Stato, Anna Riva, che nel ringraziare l'Amministrazione comunale per l'opportunità di dare maggiore visibilità al proprio patrimonio documentale e storiografico ha sottolineato l'importanza delle sinergie tra tutte le realtà del tessuto culturale.

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