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L'emozione dei neo medici: «Un mestiere che insegna umanità, siamo al servizio degli altri»

Le interviste a giovani professionisti oggi a palazzo Gotico per il giuramento all'Ordine: «Questo è il momento di essere ancora più onorevoli e disponibili»

«Sicuramente ci sono ragioni di preoccupazione, ma siamo qua, ci rimbocchiamo le maniche e andiamo avanti». A parlare è Michele Cervini, 25 anni, uno dei 45 giovani professionisti oggi a Palazzo Gotico per il giuramento professionale dei nuovi iscritti all'Albo provinciale dei Medici Chirurghi e all'Albo degli Odontoiatri. Il traguardo della laurea l'ha tagliato poco più di due settimane fa e - come raccontano anche i colleghi e le colleghe nelle interviste video - questo era un giorno molto atteso.

«Quando si ha un obiettivo e un sogno si cerca di percorrere la strada per arrivare al traguardo» spiega Umberto Fattorelli, odontoiatra di 30 anni. Ragazzi e ragazze che hanno iniziato gli studi prima dell'arrivo della pandemia Covid-19, una sfida nella sfida:«Questo è il momento di essere ancora più onorevoli e disponibili - aggiunge prima di prendere posto nela salone di palazzo Gotico - nell’assecondare le norme richieste e nell'essere i primi a dare il buon esempio».

«Questo mestiere oltre all'aspetto scientifico ci ha insegnato tanto anche dal punto di vista umano» sottolinea il 27enne Enrico Iemma, mentre per  Federico Nani, 25 anni, in servizio nelle Usca, è anche «una buona scuola di vita»: per lui oggi «si raccolgono i frutti di tanti sacrifici». Una grande emozione anche per le 27enni Valentina Lattanzio e Laura Ponti e la 26enne Sara Pavesi, convinte che la prima missione di un medico sia mettersi al servizio degli altri, senza «dimenticare che è anche una passione e un desiderio di conoscenza» aggiunge la 25enne Hajar Nafidi, presto specializzanda in neurochirurgia.

«In un momento in cui la medicina è antropologicamente calante, perchè è diventata, anche giustamente, tecnologica o meglio ancora tecnocratica - spiega Carlo Giarelli, tra i medici chirurghi premiati a 50 anni dalla laurea -  raccomando ai giovani di mantenere sempre il rapporto umano nei confronti del paziente».

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