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Martedì, 16 Aprile 2024

«Ancora adesso non riesco a capire perché ho ucciso Elisa»

bruzzone pontini novate omicidio pomarelli-2«Continua a pensare a lei in maniera sistematica e cronica. La domanda che continua a farsi è “ancora adesso io non riesco a capire perché l’ho fatto”. All’esito di questo colloquio sono sempre più convinta che la direzione da prendere sia quella della perizia psichiatrica». Lo ha detto Roberta Bruzzone, la psicologa forense nominata dall’avvocato difensore di Massimo Sebastiani, Mauro Pontini, al termine del lungo colloquio avuto con il 45enne che ha confessato dal giorno dell’arresto di aver strozzato l’amica Elisa Pomarelli nel pollaio della sua abitazione a Campogrande il 25 agosto. L’uomo si trova alle Novate dove è sorvegliato a vista.

«Lui aveva abbandonato da tempo – prosegue – il progetto amoroso con lei: lui sapeva che era una via non più percorribile tuttavia sperava ovviamente che quella ragazza rimanesse nella sua vita perché per lui era una figura importante e i lavoretti li univano, un elemento di garanzia che purtroppo è venuto meno». «Sebastiani – continua Bruzzone – non voleva ucciderla, non era sua intenzione: lo continua a ripetere e su questo ho motivo di credergli. Lì nel pollaio succede qualcosa di terribile di cui lui stesso è spettatore. Massimo si vede agire ma non riesce a realizzare quello che ha fatto fino a quando vede Elisa morta, tanto che passa dentro alla casupola una serie di minuti perché non capisce anche lui stesso cosa è successo».  E ancora: «In quei dieci minuti ripresi dalle telecamere non si vedono litigare, non si vede un’aggressione o una colluttazione: lui lo esclude. Ciò ci porta a fare necessariamente considerazioni aggiuntive: si tratta di qualcosa che accade in maniera estemporanea e rapidissima che coglie di sorpresa tutti e due». «E’ una persona provata che con fatica sta facendo i conti con tutto quello che è successo, però chiaramente, come spesso accade, più passa il tempo e più i ricordi si fanno più nitidi ed è facile affrontare tutto lo scenario in cui è maturata questa vicenda. Oggi ho approfondito la sua storia sotto diversi profili ed esplorato in maniera compiuta il rapporto con Elisa. Sulla condizione della sua abitazione confermo quanto detto dopo il sopralluogo con il Ris: anzi ho elementi in più che vanno in quella direzione. Mi ha colpito la condizione di disorientamento. Nei due anni precedenti all’evento si è manifestata una progressiva e gravissima crisi di natura depressiva che ha lasciato ampi riscontri sotto diversi profili nella sua vita».

«Una condizione – continua – che lui purtroppo non è stato in grado né di elaborare né di riconoscere, così come nessuno intorno a lui ha percepito ciò nella giusta prospettiva. Questo stato depressivo andava crescendo di pari passo con l’ossessione affettiva iniziata come dipendenza», incalza. «Ha pensato al suicidio spesso nell’ultimo periodo poi però l’idea di dispiacere i suoi genitori lo ha fatto desistere. Stava passando un periodo di stress enorme per diversi motivi anche di ordine economico, e negli ultimi mesi  - prosegue Bruzzone - era ancora più sotto pressione, ciò ha indubbiamente giocato un ruolo in questa vicenda. Lei nel pollaio non gli dice “non vediamoci più”, gli dice - riferendosi alla busta che le avrebbero proposto di custodire e che lei a sua volta propone a Massimo – che se avessero guadagnato dei soldi non c’era tutta quella necessità di vedersi così spesso per fare i lavoretti insieme e quindi si sarebbero visti meno. Questo è bastato per fargli crollare il mondo addosso (testuali parole). Ha descritto anche reazioni sotto il profilo percettivo e neurologico interessanti che andremo ad indagare (una scarica di calore e il buio)».

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