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Avo, da ventidue anni nei reparti dell'ospedale

Le volontarie della locale sezione si sono riunite per festeggiare insieme l’anniversario dalla fondazione. Ogni giorno si alternano in ospedale nelle fasce orarie nelle quali vengono serviti i pasti ai degenti

Da ventidue anni sono in prima linea nei reparti dell’ospedale di Fiorenzuola per assistere le persone ricoverate, costrette a rimanere sole perché non hanno familiari che possono andare a trovarle. Sono le donne dell’Associazione Volontari Ospedalieri (Avo) di Fiorenzuola che ogni giorno, per quattro ore, si alternano in ospedale nelle fasce orarie nelle quali vengono serviti i pasti ai degenti.

Come ogni anno, nelle scorse settimane, le volontarie della locale sezione si sono riunite per festeggiare insieme l’anniversario dalla fondazione. Lo hanno fatto con una Santa Messa celebrata dal parroco monsignor Giuseppe Illica che poi ha tenuto un piccolo incontro di “formazione” che ha avuto come filo conduttore alcuni testi della Bibbia. Perché il servizio in ospedale viene svolto “in obbedienza al  Vangelo e con la partecipazione di tutti gli uomini di buona volontà”.

Dalle 11 alle 13 e dalle 17 alle 19, cinque giorni su sette (dal lunedì al venerdì), le volontarie di Avo si alternano in ospedale nelle fasce orarie nelle quali vengono serviti i pasti ai degenti. Assistenza psicologica, qualche chiacchiera per stare in compagnia con le persone che magari non hanno parenti a casa che possano venire a trovarle e assistere durante i pasti. Sono semplici gesti, quelli degli operatori dell’associazione che servono a costruire, amicizie, ponti tra chi si trova solo e ha bisogno di un contatto umano, che non sia l’infermiere o il dottore, e chi l’opera di carità e di aiuto la porta nel cuore, perché fa bene a se stessi e a chi si incontra. Spiega la volontaria Maria Grazia Regalli: «Ora nei reparti ci sono meno degenti ma, al trasferimento dell’Unità Spinale di Villanova, il nostro “lavoro” crescerà tantissimo». Da qui l’invito di Avo ai giovani, ma rivolto anche a tutta la cittadinanza, di avvicinarsi al mondo del volontariato. «Lo abbiamo visto in altre sezioni della nostra associazione: loro, i giovani, sono importanti perché possono dare tanto alle persone con cui entrano in contatto - aggiunge la Regalli. Entrare nella squadra è semplice – conclude –: basta un corso di formazione interno che teniamo solitamente all’inizio dell’anno con psicologi, medici e sacerdoti, al fine di confrontarci al meglio con gli ammalati e la volontà di aiutare il prossimo».

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