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Carbonext, i comitati in commissione: "Vogliono trattarci come cavie umane"

I cittadini avevano già protestato davanti all'Assemblea legislativa: vogliono fermare il progetto a Vernasca per la lavorazione dei rifiuti in combustibile

Hanno paura di diventare cavie umane per valutare i danni dell’inquinamento da Carbonext, ovvero lo smaltimento  e per questo motivo oggi pomeriggio i comitati per la tutela della salute in Val d’Arda sono ripartiti dalla provincia di Piacenza e sono tornati in Assemblea legislativa a chiedere alla Regione di “intervenire prima che sia troppo tardi”.

A luglio avevano protestato durante una seduta del consiglio regionale, oggi pomeriggio invece sono stati ascoltati in audizione della commissione Territorio ambiente mobilità, presieduta da Manuela Rontini, alla presenza anche dell’assessore all’Ambiente Paola Gazzolo. E se tra i consiglieri è unanime la condanna alle norme contenute nel decreto Clini, la maggioranza difende il percorso svolto, mentre le opposizioni attaccano concentrandosi in particolare sulla mancata disponibilità al dialogo della Regione.

Le critiche nei confronti dell’amministrazione non sono mancate neanche da parte dei cittadini che sono intervenuti a nome dei comitati Basta nocività in Val D’Arda, Aria pulita in Val d’Arda e Comitato cittadini per l’ambiente rurale, oltre che di Legambiente.

“No comment su come la Giunta si rapporta con i cittadini- sostiene Angelo Negri del comitato Basta nocività in Val D’Arda-: in 18 mesi oggi è la prima volta che incontriamo l’assessore”, nonostante, ricorda, “le 4122 firme per richiedere una Vis, una manifestazione con mille persone e 5000 firme, per dire no al progetto, consegnate alla Conferenza dei servizi”.

Ancora più duro un altro esponente dei comitati locali, Renato Barbieri, ingegnere e professore di Fisica all’Università di Ferrara: “Il principio di precauzione viene applicato al contrario, tutelando gli interessi delle aziende e non la salute delle persone: i cittadini della Val D’Arda vengono usati come cavie”. A quanto sostiene, “i controlli sono a posteriori, a danno già avvenuto, e inoltre Arpae effettua controlli programmati con l’azienda e analizza con frequenza annuale i dati forniti da Buzzi-Unicem”. Come se non bastasse, prosegue, “il progetto è stato approvato senza aver definito i controlli: per la definizione delle modalità operative legate al campionamento, ai metodi di analisi, alla durata e alle frequenze del monitoraggio, si rimanda infatti ad un protocollo specifico che dovrà essere stipulato tra proponente, Regione e Comune entro sei mesi”.

Maria Laura Chiappa, presidente di Legambiente Piacenza, parla di “incompatibilità profonde tra il progetto CarboNext, il Piano rifiuti regionale e la legge regionale a sostegno dell’economia circolare approvato lo scorso anno”. Secondo l’ecologista, “le Via non sono elementi di sola valutazione tecnica, le leggi stesse e le sentenze in materia ci testimoniano che si tratta di sentenze semmai politiche”. La richiesta di Chiappa è netta: “Bisognerebbe approvare solo progetti che migliorano la qualità dell’aria, non quelli che al massimo non la peggiorano significativamente”.

Marcello Trabucchi di Basta nocività in Val d’Arda ha proposto tre modifiche alla legge regionale in materia di valutazione di impatto ambientale: “Vogliamo più trasparenza, perchè la Conferenza dei servizi ci ha reso noto il progetto solo dopo averlo realizzato. Vi chiediamo poi che siano ammessi con diritti di voto tutti quei Comuni interessati direttamente dal progetto, non solo chi ospita la sede fisica, e che i proponenti siano obbligati a una presentazione pubblica dei progetti a loro spese”.

A nome di tutti i comitati Diego Cavozzi ha concluso l’audizione lamentando di come “sia stato impedito il corretto funzionamento del processo democratico: da una parte dalla politica non è arrivato altro se non una approvazione preconcetta del progetto, dall’altra i cittadini avrebbero voluto un progetto condiviso con i rappresentanti regionale ma c’è stata una comunicazione evanescente”. Secondo il cittadino “vogliono monitorare le nostre condizioni solo a progetto approvato, come una sorta di cavie umane”.

Come ribadisce successivamente Fabrizio Dinelli, esponente sia dei comitati che di Legambiente: "La prima richiesta del territorio è di democrazia: i cittadini vogliono essere informati, e vogliono poter partecipare, alle decisioni che li riguardano, non possono saperlo dal Bur o dai trafiletti sul giornale. E' questo il grido di dolore che arriva dagli abitanti della Val D'Arda".

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