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Furti di abbigliamento di marca, esce dal carcere la mente della gang

Il processo per i furti di tre milioni di abiti firmati alla Xpo di Pontenure. Ad Andrea Pepe, ritenuto la mente dell’associazione poi fuggito a Lanzarote, concessi gli arresti domiciliari con il braccialetto elettronico. «Nelle carceri spagnole è stata dura» ha detto

«E’ stata molto dura in Spagna, ma ora sono soddisfatto per la concessione degli arresti domiciliari». Lo dice Andrea Pepe, il manager di Fiorenzuola ritenuto essere la mente dell’associazione finalizzata al furto e alla ricettazione che avrebbe rubato capi di abbigliamento per un valore di tre milioni al magazzino Xpo di Pontenure. Alla domanda se le condizioni nelle carceri italiani siano migliori di quelle spagnole risponde con il volto sorridente che significa “decisamente”. Il 5 novembre è comparso per la prima volta in aula. Pepe, assistito dall’avvocato Antonino Rossi, ha ottenuto dai giudici gli arresti domiciliari in casa dei genitori, in Lombardia, in attesa che gli venga consegnato il braccialetto elettronico. Pepe si era reso protagonista di una clamorosa fuga in Spagna dove era rimasto fin dal marzo scorso, quando la banda venne azzerata dai carabinieri coordinati dal sostituto procuratore Matteo Centini: 9 persone arrestate, cinque delle quali hanno già patteggiato. Da metà settembre, l’uomo era rientrato in Italia, dopo essersi consegnato alla polizia spagnola, nell’isola di Lanzarote ed essere finito nelle dure carceri di Sua maestà il re di Spagna. Il collegio, presieduto dal giudice Gianandrea Bussi, a latere Laura Pietrasanta e Ivan Borasi, ha aperto il dibattimento e fissato le date in cui verranno sentiti gli investigatori dell’Arma e i testimoni di accusa e difesa.

In aula, c’era anche Vladut Hotea, detenuto, difeso dall’avvocato Ionela Ghenea (Foro di Milano) che assiste anche la madre Simona Carmen Hotea (la donna è libera). Il quarto imputato è l’albanese Marcela Mhilli, difesa dall’avvocato Emanuele Solari. Tra i banchi anche l’avvocato Fabio Federico, con il quale la Xpo si è costituita parte civile nei confronti dei quattro imputati. Dopo alcune eccezioni di Ghenea - una, accolta, riguardava il mancato avviso nella notifica che la donna potrebbe accedere alla messa alla prova: la procura dovrà rifare l’atto - l’avvocato Rossi ha chiesto gli arresti domiciliari per Pepe, sia per il comportamento tenuto sia perché l’uomo, alcuni giorni fa, si è fatto interrogare dal pubblico ministero Centini: per tre ore. Al termine, il giudice Bussi ha accolto la richiesta della difesa, permettendo così a Pepe di uscire dal carcere delle Novate e di raggiungere l’abitazione dei genitori. A marzo di quest’anno, i carabinieri, guidati dal pm Centini, avevano sbaragliato una organizzata gang che, secondo le accuse, avrebbe rubato dal magazzino logistico della Xpo, a Pontenure, capi di abbigliamento firmati per circa 3 milioni. La banda era composta da persone che - lavorando all’interno della Xpo - si occupavano di portare la merce. Un’altra squadra, invece era addetta al trasporto e alla ricettazione.

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