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«Gli obiettivi irraggiungibili non esistono. Volere è potere, la vita non ti regala niente»

Gli insegnamenti del Comandante Alfa, cofondatore del GIS (reparto d'elite dell'Arma dei carabinieri), al pubblico di Fiorenzuola che ha assistito alla presentazione della sua ultima pubblicazione "Io vivo nell'ombra"

«Gli obiettivi irraggiungibili non esistono. Volere è potere, la vita non ti regala niente. Se ai primi ostacoli molli e ti piangi addosso si sprecano solo energie». Ne è convinto il Comandante Alfa, cofondatore del GIS (Gruppo Interventi Speciali), un reparto d’elite dell’Arma dei carabinieri, nato nel 1978. Alfa è stato ospite nella serata di lunedì 19 giugno del Comune di Fiorenzuola e della locale sezione dell’Associazione nazionale carabinieri in congedo, presieduta da Rino Russotto, per presentare la sua ultima pubblicazione “Io vivo nell’ombra” (edizioni Longanesi).

Il Comandante Alfa ha fatto ingresso, accolto da forti applausi, in un Auditorium San Giovanni gremito di appassionati, fan, ma anche semplici cittadini che hanno a cuore l’operato dell’Arma. Ad ascoltarlo sono arrivati da Brescia una decina di ex militari in forze al battaglione Paracadutisti “Tuscania” (provengono da quel reparto gli operatori del GIS nda), emozionati, tanto che ad alcuni ‘brillavano’ addirittura gli occhi, nell’ascoltare la vita, le missioni ad alto rischio e l’addestramento di uno dei fondatori del GIS.

Incalzato dalle domande del giornalista del Tgr Rai dell’Emilia Romagna, Luca Ponzi, il Comandante Alfa ha raccontato quella che lui definisce «una vita professionale entusiasmante», contraddistinta da momenti difficili e altri emozionanti. E proprio vivendo queste situazioni, Alfa «è diventato quello che è orgoglioso di essere oggi». «È grazie all’Arma che sono cresciuto, che ho una famiglia e che sono diventato uomo. L’Arma è stato sempre il mio obiettivo e a farmi appassionare a questo corpo nel quale vedevo qualcosa di importante, è stato sicuramente anche il territorio nel quale ho trascorso la mia infanzia e il mio passato (è di Castelvetrano nda): la mafia, per combatterla la devi conoscere, ci devi convivere. Forse questo mi ha aiutato molto e ho sempre ispirato la mia vita a quello che poi è il nostro motto, “non mollare mai”, commettendo a volte errori di cui ero consapevole, così come delle conseguenze che avrebbero portato».

Un reparto, quello che oggi vede Alfa come uno dei formatori, «composto da ragazzi che fanno un mare di sacrifici e rinunce insieme alle loro famiglie» (sono sempre pronti a partire entro venti minuti dalla chiamata senza sapere cosa li attende nda). «Il reparto si trova vicino all’aeroporto militare di Livorno e a seconda dell’intervento che siamo chiamati a portare a termine ci muoviamo con mezzi differenti per raggiungere l’obiettivo in pochissimi minuti. Bisogna essere sempre pronti, concentrati nel corso di tutta la giornata. I nostri uomini che prima di essere operatori del GIS sono carabinieri che non chiamo eroi per le missioni e lo sforzo fisico, ma per i sacrifici che fanno. Il loro più che altro è uno sforzo mentale e la nostra selezione si basa proprio su questo, sulla mente, devono essere ragazzi “pensanti”.

Dunque una vita non del tutto semplice per questi uomini che «per servire al meglio lo Stato e la collettività cercano di vivere il più possibile “nell’ombra”: «Non ti conosce nessuno e nessuno ti viene a cercare, solo gli amici e i famigliari più stretti sanno che lavoro fai». «La cosa principale per vivere una vita “normale” è trovare una moglie che ti sia complice in tutto e per tutto e io ho avuto la fortuna di trovarla. Quando ti trovi in aree di guerra non basta più la parola di conforto del collega, ma hai bisogno di una parola giusta, leale e sincera come quella della moglie. Lei ha fatto sia da mamma sia da papà, crescendo i figli in modo eccellente. Grazie a lei ho potuto lavorare serenamente e tranquillamente, svolgendo la mia professione che è quella di risolvere le situazioni difficili».

«Più conosciuti all’estero che in Italia, ma uno dei reparti più efficienti al mondo», secondo Alfa i GIS «non hanno nulla da invidiare a livello tecnico: non ci vergognamo a dire che abbiamo copiato da molti altri reparti esteri, per poi adattare le tecniche di oggi alla nostra cultura (a differenza di altri salvaguardiamo prima l’ostaggio e poi noi stessi). Quando facciamo qualcosa lo facciamo in modo eccellente e questo è merito del clima che si è venuto a creare con gli altri copri speciali: facendo squadra si vince, ma a noi manca la vicinanza della popolazione (l’Arma e lo Stato ci sono vicini e cercano di non farci mancare nulla)». In particolare il Comandante Alfa si è rivolto ai giovani: «Quando con i colleghi vado a parlare nelle scuole cerchiamo di far capire ai ragazzi che siamo loro amici. Dobbiamo dialogare con loro, dobbiamo educarli al senso della legalità e far capire che oggi non bastano gli insegnamenti: sono sempre più necessari gli esempi pratici». E in merito al terrorismo ha aggiunto: «L’Italia è di tutti noi e abbiamo il dovere di difenderla. Quando avvertiamo qualcosa di sospetto è giusto che le forze di polizia vengano avvertite in modo tale che possano intervenire e prevenire. Non possiamo perdere le nostre abitudini e far sì che prevalga la paura: questo vorrebbe dire che hanno vinto gli altri».

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