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In Val d'Arda l'inquinamento si studia con le api

L'entomologa Ilaria Negri (Koinè Ambiente):"Nelle vicinanze dell'Azienda Buzzi Unicem, abbiamo trovato sul loro corpo, in particolar modo sulle ali, bario, silicio, carbonio, ferro, zinco, gesso"

Con le api si può rilevare l'inquinamento nell'aria. In Val d'Arda, nella zona di Lugagnano, Vernasca e Morfasso, questi insetti vengono utilizzati come campionamento di particolato atmosferico, le polveri sottili.

Questo per rilevare gli elementi altamente inquinanti emessi dall'Azienda Buzzi Unicem, che intende utilizzare il Carbonext, ossia rifiuti fa poter bruciare all'interno della cementeria.

Un primo bilancio dei prelevamenti effettuati è stato fornito ai cittadini della Val d'Arda, nella serata di martedì 12 maggio a Fiorenzuola, all'interno del Cinema Capitol. Presenti tra il pubblico il sindaco Giovanni Compiani, l'assessore all'Ambiente Sara Felloni, Paola Pizzelli e Luigi Marchetta (consigliere) di Forza Italia e David Santi consigliere di Rifondazione Comunista.

Un'assemblea pubblica, coordinata da Angelo Negri e organizzata dal Comitato "Basta Nocività in Val d'Arda", dal Comitato "Aria Pulita" e da Legambiente (presente la Presidente Laura Chiappa).

«E' un tema che ci sta molto a cuore e per questo abbiamo deciso di ospitare la serata» ha detto Mario Ferrari, responsabile del Cinema Capitol, che ne ha approfittato per fare un inquadramento del trattamento rifiuti a livello europeo.

La Dottoressa Ilaria Negri di Koiné Ambiente, esperta entomologa ha fatto un focus generale sull'attività di Koinè, che opera in tutta Italia e in particolare, nell'ultimo periodo, in Sardegna nell'Iglesiente.

«Con le api - ha spiegato - si possono effettuare 10 milioni di microprelevamenti al giorno per alveare, in un'area di 7 chilometri quadrati. Rispetto alle tecniche analitiche tradizionali, esse permettono di avere risposte biologiche chiare.

Le api vengono usate come bioindicatori, bioaccumulatori e biocollettori. Nelle vicinanze dell'Azienda Buzzi Unicem, abbiamo trovato sul loro corpo, in particolar modo sulle ali, bario, silicio, carbonio, ferro, zinco, gesso. Chi li ha portati fin li questi elementi?

Ecco la spiegazione di Negri: «Nell'Allegato 1 della Documentazione predisposta da Buzzi Unicem per il rilascio dell'autorizzazione integrata ambientale, abbiamo notato che queste materie prime di cui abbiamo trovato delle particelle sul corpo delle api, arrivano nello stabilimento e li vengono scaricate, stoccate, macinate e mescolate. Per la produzione del cemento poi viene aggiunto del gesso chimico. Li in natura questi elementi non ci sono, provengono dai processi produttivi del cementificio».

Durante l'assemblea pubblica, si sono rivelati interessanti e allo stesso tempo preoccupanti, alcune dati esposti dal Dottor Giuseppe Miserotti, Vicepresidente dei Medici per l'Ambiente (ISDE), che ha detto: «I rischi sanitari per i cittadini non dovrebbero interessare solo chi vive attorno al cementificio, ma a tutta la vallata».

«Questi impianti -ha proseguito - emettono sostanze ben maggiori rispetto ad un inceneritore, come piombo, mercurio, monossido di carbonio. Sono metalli pesanti con rischi oncologici e neurologici che portano all'autismo e disturbi di apprendimento nei bambini, provocando danni enormi: in Europa ci sono 380mila bambini con livelli di mercurio elevati e con la perdita di 60mila punti di quoziente intellettivo. In Italia invece preoccupano i tumori infantili entro il primo anno di età e, purtroppo, la morte entro il quarto. Questi dati ci portano a considerare quindi la Vis, una necessità».

Il Dottor Miserotti ha terminato il suo intervento con un appello alle autorità presenti: «Bisogna investire nella ricerca pubblica, promuovendo l'informazione per i cittadini e una prevenzione primaria».

In chiusura, gli interventi del pubblico, i quali hanno evidenziato «l'assenza a riguardo di questa problematica degli Amministratori Locali: aspettiamo che qualcuno dica qualcosa, che esprima la sua posizione».

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