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Maxi operazione Myocastor, sedici spacciatori accusati di associazione a delinquere

Associazione a delinquere finalizzata al traffico di stupefacenti. Di questa accusa dovranno rispondere sedici spacciatori arrestati nella maxi operazione dei carabinieri del Norm di Fiorenzola, Myocastor. Le indagini erano state condotte dall'Aliquota Operativa e coordinate dal sostituto procuratore Emilio Pisante

In particolare erano state create piazze a Pontenure , Monticelli D’Ongina (Isola Serafini ed Olza), Castelvetro, Fiorenzuola (San Protaso e Felina), Cadeo (Saliceto), Castellarquato (località Dossi), Carpaneto (Travazzano e Nicrosi), Alseno (Chiaravalle), Caorso, San Pietro in Cerro, Cortemaggiore oltre che in altri comuni delle limitrofe province quali Busseto (Parma), Castelnuovo Bocca d’Adda (Lodi), Santa Cristina e Bissone (Pavia) e Cremona. 

Operazione Myocastor ©IlPiacenza-4L’insediamento di tali attività criminose, aveva determinato un forte afflusso di tossicodipendenti provenienti anche dalle vicine province di Parma, Cremona e Lodi. Il modus operandi di queste batterie di marocchini, solitamente composte da 3 o 4 elementi per ogni luogo di spaccio (vedette, telefonista e addetto allo spaccio), è quello tipico dello smercio di stupefacenti. La scelta dei luoghi di spaccio veniva agevolata da alcuni loro connazionali e clienti che vivevano in questa provincia e che conoscevano bene le zone. I luoghi venivano scelti in maniera certosina poiché dovevano essere controllabili dagli spacciatori in modo da prevenire i controlli delle forze dell'ordine e garantire una fuga immediata. In un caso due spacciatori per non non lasciare l'auto vicino alla piazza di spaccio si erano fatti portare al "lavoro" da una tossicodipendente di Caorso che li ha prelevati davanti a un supermercato. A bordo la donna aveva anche i due figli piccoli, per essere meno sospetti. 

Gli spacciatori avevano l’abitudine di nascondere lo stupefacente in buoni quantitativi sotterrandolo in modo tale da poter muoversi più tranquillamente ma l’evolversi delle investigazioni aveva permesso di capire quando giungevano i rifornimOperazione Myocastor ©IlPiacenza (1)-2enti e pertanto intercettare la droga. Gli spacciatori arrivavano sui luoghi di spaccio direttamente a bordo di auto intestate a prestanome, con in tasca alcuni telefoni cellulari con la rubrica piena dei numeri dei clienti della zona e una volta sul posto li contattavano tramite sms e facevano sapere loro che avevano la droga di buona qualità. Da questo numero, una volta contattati, fornivano indicazioni per raggiungere i luoghi di spaccio e ricevevano gli ordinativi di “bianca” o “la bella” (cocaina) e “scura” o “la brutta” (eroina). Dai 70 ai 100 clienti al giorno per 2mila euro di guadagno. 

Gli approfondimenti effettuati avevano anche evidenziato che gli spacciatori si munivano di armi (fucili, pistole, roncole e bastoni) che utilizzavano per intimidire i clienti evitando così ogni discussione sia sulla qualità sia sulla quantità di stupefacente ceduto (in una circostanza un tossicodipendente aveva offerto agli spacciatori una pistola in cambio dell’eroina). Che fossero soggetti determinati e senza scrupoli è apparso in maniera palese quando, al momento di essere fermati a bordo di auto rubata e con la droga addosso, non avevano avuto remore nello speronare un’auto dei carabinieri ferendo un maresciallo e colpendo un brigadiere con un calcio per garantirsi la fuga. 

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