Omicidio del camionista in A1, assolto l'unico imputato. L'accusa aveva chiesto 21 anni
Ricardas Zamolskis imputato per omicidio volontario e accusato di aver ucciso con una coltellata il collega e connazionale Oleksandr Bokov il 30 luglio 2016 nell’area di servizio Arda Ovest lungo l’autostrada A1 a Fiorenzuola è stato assolto. La sentenza il 19 febbraio 2021
«Sentenza giusta perché in mancanza di prove la corte non poteva fare altro. Siamo soddisfatti. E' stato un ottimo processo condotto in maniera eccellente dalla procura che ha fatto uno sforzo investigativo notevole in questa seconda parte ma rimanevano i dubbi più grossi ossia chi poteva averlo ucciso e dove era finita l'arma». A dirlo poco dopo la sentenza di assoluzione, l'avvocato Andrea Bazzani difensore del 60enne camionista lituano Ricardas Zamolskis imputato per omicidio volontario e accusato di aver ucciso con una coltellata il collega e connazionale Oleksandr Bokov il 30 luglio 2016 nell’area di servizio Arda Ovest lungo l’autostrada A1 a Fiorenzuola. Zamolskis è irreperibile da anni. La corte d’Assise presieduta dai giudici Gianandrea Bussi e Laura Pietrasanta e i giudici popolari hanno assolto il camionista lituano. I pm Antonio Colonna e Daniela Di Girolamo (in aula anche il procuratore capo Grazia Pradella) avevano chiesto, al termine della lunga requisitoria, 21 anni di carcere. «Le indagini - ha detto Bazzani - dovevano andare già all'epoca anche in un'altra direzione, tanto che l'omicidio poteva essere un regolamento di conti perché Bokov pare che gestisse un giro di contrabbando. Il coltello a questo punto può essere sparito perché a bordo del mezzo dell'assassino: non ci si è concentrati su altre persone che erano lì in quella giornata». I famigliari del giovane si erano costituiti parte civile con l’avvocato Paolo Ferroni che aveva avanzato le richieste risarcitorie: 300mila euro per i genitori, 500mila per la moglie. Al termine del processo ha dichiarato: «Per noi rimangono gravi indizi di colpevolezza. Attendiamo le motivazioni della sentenza e poi valuteremo come procedere».
Nella requisitoria i pm Colonna e Di Girolamo che avevano ricevuto il caso dall'allora pm titolare, Roberto Fontana che era stato trasferito (le indagini erano state condotte dalla squadra mobile nda) avevano spiegato: «Siamo chiamati ad un compito difficilissimo perché stiamo parlando della morte di un uomo. Un essere umano al quale è stata tolta la vita in 6 minuti e 50 secondi. Il tutto è reso più complicato da due vizi genetici, ossia aver avuto all'epoca una tesi preconcetta, adattarla a quanto si ritiene vero e cercare a tutti i costi riscontri che la confermino, - invece doveva accadere il contrario -. E’ un errore gravissimo perché si va così a trascurare moltissimi altri dettagli. Gravissimo altresì è stato accontentarsi facendo valutazioni a priori sulla ferita mortale prima dell’autopsia e sul coltello trovato in prima battuta. Questi due elementi hanno orientato in un certo modo le indagini nella loro fase più delicata. Se si agisce su e con preconcetti si prendono cantonate mostruose come è successo in questo caso». Accusa e difesa erano stati concordi sul fatto che nelle prime indagini erano stati commessi gravi errori. L'accusa riconosceva dei dubbi ma questi «devono essere ragionevoli, il dubbio che sia arrivato qualcuno dal nulla (posto che la vittima non ha parlato né visto nessuno quel giorno se non l’imputato) e che abbia ammazzato il giovane straniero non lo riteniamo ragionevole»
LA CRONACA DELL'OMICIDIO NELLA REQUISITORIA - Zamolskis e Bokov, camionisti lituani, avevano passato l’intera giornata del 30 luglio 2016 insieme. Avevano parcheggiato i rispettivi tir nell’area dedicata ai mezzi pesanti. Avevano bevuto, mangiato, guardato film, parlato, litigato. Nel tardo pomeriggio Bokov era stato trovato cadavere sull’asfalto davanti ad uno dei mezzi pesanti. Non c’era sangue: l’unica coltellata ricevuta l’aveva ammazzato sul colpo provocando un’enorme e fatale emorragia interna. Sul posto erano arrivati i soccorsi del 118 che non hanno fatto altro che constatare il decesso non prima di aver provato a rianimarlo. I medici erano stati allertati alle 17.37 dal titolare della pompa di benzina a sua volta avvertito dal conducente di un caravan. Solo pochi attimi prima l’imputato era stato visto sul camion della vittima, d’altronde i due avevano passato la giornata insieme, addirittura avevano anche guardato film scambiandosene alcuni, oltre che aver bevuto e chiacchierato ma anche litigato come hanno dichiarato più persone. Un crescendo di tensione che – sostiene l’accusa – è culminato nella coltellata d’impeto, di forza che solo per puro caso è risultata fatale ossia, è pura casualità che abbia perforato il polmone e poi il ventricolo sinistro provocando la morte immediata: «Non siamo davanti a un killer di professione», ha detto il pm Colonna.
In pochi minuti erano giunti in forze anche i carabinieri, la polizia stradale di Guardamiglio (competente per territorio), la squadra mobile all’epoca guidata da Salvatore Blasco e il pm Roberto Fontana. Nell’immediatezza era stato fermato e interrogato Ricardas Zamolskis: nel suo tir c’era un coltello di ceramica con tracce di liquido rosso e senza punta. Testimoni (altri camionisti) avevano detto che i due nella giornata hanno litigato e bevuto. La tac sul corpo della vittima aveva evidenziato, dove è stato colpito, un elemento che potrebbe essere una scheggia, ossia si pensava essere la punta mancante del coltello. Zamolskis era stato arrestato ma il liquido rosso, diranno le analisi, non era sangue e la scheggia non era la punta del coltello ma una delle coste raggiunte e danneggiate dal fendente. Non ci sono prove che sia stato lui: quel coltello non aveva ucciso quell’uomo. La procura aveva liberato Zamolskis e chiesto l’archiviazione nel 2018, il gip (all’epoca Stefania Di Rienzo) l'aveva respinta e aveva ordinato al pm l’imputazione coatta. A quel punto il caso si era riaperto: sono stati ascoltati centinaia di testimoni, si erano disposte perizie su altri coltelli e iniziarono nuove indagini, quelle che hanno portato alla requisitoria del 5 febbraio. «Si doveva capire se gli indizi si legano l’uno all’altro, se sono gravi, precisi, concordanti e che convergono verso un’unica possibilità, ossia di fatto che bastino a sostenere che Zamolskis è colpevole oltre a ogni ragionevole dubbio» ha detto il pm Di Girolamo.
SEI MINUTI E CINQUANTA SECONDI - Era toccato a Colonna ripercorrere minuto per minuto quel pomeriggio, anzi quei 6 minuti e 50 secondi durante i quali Bokov viene ucciso. Il tir della vittima occupa lo stallo 9, nel numero 8 c’è quello di un testimone, al numero 7 c’è quello dell’imputato. Bokov rimane vivo fino verosimilmente fino a pochi secondi prima delle 17.37 quando vengono chiamati i soccorsi. Alle 17.23 arriva un bus: ad aspettarlo ci sono diverse persone che hanno visuale piena sulla scena dove poi sarà trovato il corpo (nel 2020 si è riscotruita la scena sul posto). Una coppia vede sia un camionista magro che si stiracchia e un altro di costituzione robusta a bordo di un tir (il viso non si vede ma riconosceranno boxer e gamba). Alle 17.29 e 46 secondi il bus con a bordo molti passeggeri si muove e passa accanto ai tre tir: nessuno vede niente. Boskov è ancora vivo. Alle 17.36 e 29 secondi le telecamere di sorveglianza vedono muoversi un tir, il conducente dirà: ho visto uno coricato a terra, pensavo fosse ubriaco. Sempre le telecamere immortalano una figura che si muove tra uno dei mezzi pesanti e un furgone bianco (i video sono di scarsissima qualità). Alle 17.37 e 48 la chiamata al 118. Boskov è cadavere. E’ steso sull’asfalto, non c’è sangue.
GLI ERRORI - «Perché ci si è accontentati di aver trovato quel coltello di ceramica e non si è cercato altro se non in qualche tombino o cestino lì vicino? Perché non si è pensato che l’assassino potesse averlo gettato nella grande area verde che confina con quella dei tir? Perché gli inquirenti non sono rimasti fino a notte fonda? Fare di tutto, cercare ogni cosa, indagare in ogni direzione senza accontentarsi: così si doveva fare. Nel prato il coltello l’hanno cercato l’8 agosto, più di una settimana dopo: assurdo. Perché – ha detto Colonna – la reazione dell’imputato non ha destato stupore? Ha detto di non conoscere la vittima sapendo di mentire e non ha detto “cosa è successo?”, almeno un sospetto poteva destarlo. Non erano amici ma avevano passato ore e ore insieme, invece con gli inquirenti ha preso le distanze: “non lo conosco”». E ancora affonda il pm: «Perché si sono lasciati andare quattro veicoli che sono transitati nelle pertinenze della scena del delitto? (non sono poi risultati influenti, ma non era di certo scontato). Non ci troviamo di fronte ad una scena del crimine intonsa ma sulla schiena di Boskov non c’era sangue. Tracce di sangue di Zamolskis invece si trovano all’altezza dei piedi e all’altezza del capo di Bokov, a terra sull’asfalto morto. La scientifica ha parlato di tracce date da uno stazionamento non da una falcata o di una persona in movimento: l’imputato soffre di diabete e di ulcere, sanguina e lascia impronte. Quelle tracce dimostrerebbero come
l’assassino abbia girato attorno al corpo e non prima altrimenti la maglietta della vittima sarebbe stata trovata sporca. Il coltello usato per ammazzare Boskov non è mai stato trovato perché non cercato e questo è uno dei vizi cardine che hanno inficiato le indagini. Riteniamo quindi che Zamolskis sia sceso dal tir, sia andato incontro all’amico di quel giorno e che stava ritornando ai mezzi». «Nonostante avessero litigato - prosegue Colonna - la vittima non ha avuto paura (non ci sono ferite da difesa e la coltellata è stata data da molto vicino), poi il colpo unico e fatale. Boskov cade a terra, l’imputato lo vede accasciarsi, gli gira attorno, capisce cosa è successo e risale sul tir dove lo troveranno i poliziotti. Prima di allontanarsi riteniamo che possa aver lanciato il coltello. Non è un delitto da assassino seriale e preparato o di chi è avvezzo a questi crimini ma è d’impeto e come tale la reazione è stata presumibilmente quella di disfarsi della lama. E’ l’azione più logica e istintiva propria di un uomo, risultato anche avere un tasso alcolemico di 2 grammi per litro qualche tempo dopo, all'arrivo delle forze dell'ordine. Ci sono dei dubbi, ma questi devono essere ragionevoli, il dubbio che sia arrivato qualcuno dal nulla (posto che la vittima non ha parlato né visto nessuno quel giorno se non l’imputato) e che abbia ammazzato il giovane straniero non lo riteniamo ragionevole.