Salvato dal defibrillatore vicino a casa: «Grazie Progetto Vita»
Un’infermiera ringrazia i sanitari dopo l’arresto cardiaco del marito, rianimato da un Dae vicino a casa: «Ero disperata e tremavo, ma i corsi di primo soccorso di questi anni hanno fatto sì che l'operazione diventasse un automatismo»
«Grazie a tutti quelli che ci hanno aiutato a salvare mio marito, colpito da arresto cardiaco». Gabriella è un’infermiera e ha scritto un lungo e bellissimo messaggio per ringraziare i professionisti della sanità piacentina ma anche mettere in evidenza come le manovre di soccorso con un defibrillatore le abbiano permesso di raccontare questa storia con un lieto fine. «Hanno salvato non solo lui, ma una famiglia». Il racconto di Gabriella si rifà alla «tremenda notte tra il 19 e il 20 novembre». «Fondamentale per me e i miei figli è stato l'aiuto dell'operatrice del 118 che, in linea in viva voce, ci ha assistito e guidato dai primi minuti dell'arresto cardiaco che ha colpito mio marito. Tutto questo, unitamente alla prontezza di mio figlio che è corso a prendere il Dae e a mia figlia che mi ha aiutata durante le manovre di rianimazione e defibrillazione, hanno permesso che la vita di mio marito fosse salva e senza gravi lesioni neurologiche». E poi, la professionalità delle squadre di soccorso: «La grande competenza e tempestività l'equipaggio Fiorenzuola India, sostenuti dalla Pubblica Assistenza di Cortemaggiore e dalla presenza del medico proveniente da Piacenza». «Dobbiamo poi ringraziare il personale del Pronto soccorso di Piacenza che lo ha accolto in condizioni disperate e lo ha stabilizzato, il medico dell'Emodinamica che ha eseguito l'angioplastica, il reparto di Rianimazione, l’Utic e l’Emergenza sanitaria cardio che nei giorni successivi si sono presi cura di lui». «Io devo ringraziare tutte queste persone per le grandi cose che hanno fatto, salvando e curando la persona più cara che ho, salvando di fatto non solo lui ma una famiglia. L'Ausl di Piacenza sia orgogliosa dei suoi professionisti, io li ringrazierò per tutta la vita. Io sono infermiera e devo dire che l’Azienda in questi anni ha creduto molto nei corsi di BLS (Basic Life Support, manovre di primo soccorso) e li ha fatti seguire al personale ogni 2 anni affinché diventassero degli automatismi. Nel mio caso, pur nella concitazione e disperazione, sono servite».
«La sera del 19 novembre – spiega Gabriella sulla pagina social di “Progetto Vita”, l’iniziativa che da anni sensibilizza alla diffusione dei defibrillatori sul territorio Piacentino - mio marito ha avuto un malore, e improvvisamente si è accasciato sul divano. Con l’aiuto di mia figlia l'abbiamo adagiato a terra mentre mio figlio chiamava i soccorsi. Ho visto mio marito privo di coscienza, non respirava più e subito è diventato scuro in viso. Ho pensato: sta morendo e non posso fare nulla. Ho iniziato a fare il massaggio cardiaco. Mio figlio era in linea con il 118, ho sentito che diceva: vado a prendere il defibrillatore! ed è corso fuori sotto la pioggia, pantaloni corti e maglietta, le scarpe slacciate. In poco più di un minuto era di ritorno con il defibrillatore. Abbiamo la fortuna di avere il Dae vicino a casa, al campo sportivo dove mio figlio ha giocato tante volte. Quella sera appena mio figlio è tornato con il prezioso strumento ho applicato gli elettrodi, mi tremavano le mani. Subito il Dae ha dato il comando per la scarica, abbiamo premuto il pulsante ed è partita la prima scarica. Abbiamo continuato il massaggio cardiaco, guidati dal Dae che alle analisi successive ci indirizzava a continuare le manovre di rianimazione. In pochi minuti siamo riusciti a defibrillare mio marito Gian Guido. Dopo circa 15 minuti sono arrivati gli equipaggi di soccorso, Fiorenzuola India e la Pubblica Assistenza di Cortemaggiore, sono stati bravissimi. È stato terribile, drammatico, eravamo nella disperazione più totale ma abbiamo mantenuto quel minimo di lucidità per agire. Ognuno di noi è stato determinante, le squadre di soccorso hanno lavorato con competenza, i medici lo hanno stabilizzato, operato, curato…Ma il Dae gli ha salvato la vita. Senza quello non ci sarebbe stato il lieto fine. Grazie Progetto Vita”.