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Martedì, 23 Aprile 2024
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«Stupendo esempio di filiera completa, quella cooperazione che aggrega e migliora la produzione»

Villanova, Latteria sociale Stallone: ritorna la festa di inizio estate

«Siamo una famiglia e la famiglie sono felici se possono stare insieme». Così il presidente della Latteria sociale Stallone di Villanova, Giancarlo Pedretti, nel suo breve saluto ai soci, i loro familiari e gli invitati alla festa di inizio estate che si è svolta nel piazzale davanti al caseificio. Una tradizionale e festosa ricorrenza tornata finalmente dopo la lunga pausa dovuta alla pandemia e per questo ancora più gradita come si evince dai commenti raccolti dagli intervenuti che hanno potuto gustare i sapidi piatti proposti dalle signore e dallo staff dei volontari in cucina, sotto l’attenta regia dello storico casaro Alberto Bonini».

La festa è stata preceduta dalla messa celebrata dal parroco di Villanova Maurizio Chiesa a cui hanno partecipato i soci e i familiari della Latteria sociale nata nel 1946, una delle prime società cooperative sorte nel dopoguerra ad opera dell’imprenditoria locale. I precedenti presidenti furono Adolfo Tavani, Adolfo Cammi, Cesare Porcari, Ernesto e Giovanni Biselli e Rino Pedretti. 

L’attuale, Giancarlo Pedretti, fa parte del consiglio del Consorzio del Grana Padano, ed è  anche presidente del consorzio Colat e della sezione lattiero-casearia di Fedagri Confcooperative Piacenza. Il suo vice è Efrem Pizzelli, mentre fanno parte del consiglio di amministrazione i fratelli Minardi, Biselli e Cignatta. Gli altri soci della cooperativa sono: De Giorgi, Battecca, Ribolla, Cammi, Copelli, Manuelli, Giorgio Minardi e Carla Facchini.  

Alla festosa riunione allietata anche dalla musica del karaoke, non poteva mancare anche il saluto di Paolo Jacopini - agronomo e “memoria storica” dell’agro-alimentare piacentino - che ha sottolineato «questo stupendo esempio di filiera completa, quella cooperazione che aggrega e migliora la produzione di questi produttori incarnati in un territorio a due passi da Villa Verdi; qui tutto evoca il “Cigno” che un tempo era proprietario di tutti i terreni qui intorno. Il maestro amava vino, salumi e naturalmente il formaggio grana, prodotti nei suoi poderi e prediligeva i piatti semplici e genuini della cucina emiliana rispetto ai sapori elaborati dei ristoranti che era abituato a frequentare. Quelli stessi ammanniti durante questa festa finalmente ritrovata».

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