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Truffatore non paga 6mila euro di formaggio: massacrato di botte in una spedizione punitiva

Il fatto era successo il 20 agosto nel 2015 a Saliceto di Cadeo. I carabinieri nel corso dei mesi hanno scoperto che si trattava di una spedizione punitiva organizzata da un agricoltore del Reggiano che aveva assoldato due rom per farla pagare a chi lo aveva truffato

Il 20 agosto dell'anno scorso fa lo avevano massacrato di botte, oggi, dopo articolate indagini dei carabinieri di Fiorenzuola, tre persone sono finite nel registro degli indagati con diverse accuse. All'una di notte tre uomini si erano presentati a Saliceto di Cadeo, a casa di un 58enne, pluripregiudicato per truffa, e fingendosi carabinieri si erano fatti aprire la porta. Una volta dentro lo avevano picchiato ferocemente, poi lo avevano rapinato del telefono, del portafoglio e dell'auto. Da quel momento i carabinieri del Norm del capoluogo della Valdarda avevano niziato le indagini. E oggi si scopre che quella brutale aggressione era una spedizione punitiva partita da Reggio Emilia: il 58enne piacentino infatti aveva comprato sei forme di Parmigiano Reggiano in una azienda agricola reggiana, per un valore di circa 6mila euro, pagandole con un assegno scoperto e per questo, all'epoca era già stato denunciato per truffa. Nel registro degli indagati sono finiti il proprietario dell'azienda agricola truffata dal piacentino, un 48enne e due rom di 53 e 44 anni assoldati dall'agricoltore per la spedizione punitiva. Sono accusati di rapina pluriaggravata in concorso, lesioni gravi (la vittima aveva avuto 30 giorni di prognosi) e concorso in tentata estorsione: lo avevano minacciato più volte di pagare la somma dovuta altrimenti lo avrebbero ammazzato. I carabinieri, coordinati dal pm Michela Versini prima, e da Emilio Pisante dopo, sono riusciti a individuare i tre anche grazie a interecettazioni telefoniche: hanno capito che l'Iphone della vittima era stato ricettato in un negozio di un cinese (denunciato per incauto acquisto) a Reggio Emilia e da lì sono risaliti prima a uno dei due nomadi che materialmente ha venduto il telefono (dovrà rispondere anche di ricettazione) e poi agli altri due. L'agricoltore truffato dal piacentino aveva, poco dopo averlo masssacrato, chiamato da una cabina telefonica un suo amico, ritenuto anch'egli complice del 58enne e per questo lo aveva minacciato pesantemente: «Hai visto cosa è successo al tuo compare? Stai attento che se non paghi farai la stessa fine». 

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