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Venerdì, 19 Aprile 2024
In tribunale

«Dai verbali d'arresto alla gestione degli informatori: faceva tutto Montella»

Si avvia alle battute finali il processo che vede imputato Angelo Esposito, appuntato scelto in forza alla Levante e arrestato insieme ad altri colleghi il 22 luglio 2020. In aula parla l'ex comandante della caserma: «Pressioni per fare sempre più arresti»

Si avvia alle battute finali il processo che vede imputato Angelo Esposito, appuntato scelto in forza alla Levante e arrestato insieme ad altri colleghi (e numerosi spacciatori) il 22 luglio 2020 al termine della maxi indagine coordinata dai sostituti procuratori Antonio Colonna e Matteo Centini. Esposito è l’unico militare ad aver scelto il rito ordinario (che non contempla nessuno sconto di pena). Ha tredici capi di imputazione per sette episodi, tra i quali tortura, spaccio, falso, omessa segnalazione.Gli altri cinque carabinieri invece scelsero il rito abbreviato (sconto di un terzo della pena). Per loro le sentenze sono state emesse il 1 luglio 2021.  

Davanti al collegio di giudici presieduto da Stefano Brusati – a latere Aldo Tiberti e Sonia Caravelli – nella mattinata del 31 marzo ha parlato in qualità di coimputato e come teste della difesa, l’ex comandante della caserma di via Caccialupo (alla guida della stessa dal 2013), il maresciallo Marco Orlando (condannato in primo grado a quattro anni). Nella successiva sarà sentito l’ultimo teste della difesa, poi si svolgerà l’esame imputato e successivamente avrà luogo la discussione. Orlando  - in aula anche il suo avvocato Antonio Nicoli, - ha risposto alle domande dei legali di Esposito (Maria Paola Marro e Pierpaolo Rivello), dei pm e anche dell’avvocato Santantonio. Come mai – gli viene chiesto –  e quando l’attività antidroga ha avuto un incremento elevatissimo alla Levante? «La crescita  - ha illustrato - è iniziata nel 2016. Come stazione avevamo numerose incombenze e invece subivo, subivamo la pressione di fare sempre più arresti. Mi veniva detto che gli arresti li voleva la gente che chiedeva più sicurezza e che il territorio di competenza della Levante era, da quel punto di vista, importante. Tuttavia la stazione aveva moltissimi altri compiti: sessanta persone con misure alternative (tipo la detenzione o gli arresti domiciliari) da controllare ogni giorno, processavamo mille denunce l’anno, in più avevamo circa ottocento deleghe dalla procura locale ma anche da altre città. La nostra era una delle caserme, come si dice in gergo, più lavorate di tutta la provincia».  

«Si usavano gli informatori, la normativa lo prevede. Alla Levante erano esclusivo appannaggio di Giuseppe Montella, quando entravano in caserma chiedevano solo di lui, mai di altri e né di Esposito - ha spiegato -». Circa le operazioni anti droga ha detto: «Il gruppo che operava si auto gestiva, si coordinavano, era Montella che distribuiva i ruoli ed erano attività che facevano da soli, essendone capaci». E ancora: «Quando quest’ultimo mi diceva che si poteva avere la possibilità di fare un attività esterna per il contrasto dello spaccio me lo spiegava a sommi capi, informavo la scala gerarchica per avere l’auto civetta nei giorni e negli orari, sempre scelti da Montella, e poi loro uscivano in piena autonomia. Sulla sua pianificazione io poi redigevo il memoriale di servizio». Orlando non ha saputo dire se chi firmava i verbali li avesse effettivamente letti, molti di questi nel mirino dell'accusa.

«E sempre Montella – secondo il racconto di Orlando - redigeva i verbali d’arresto e gli atti, fermandosi in caserma, e inviava le eventuali segnalazioni degli assuntori in prefettura (atti, questi ultimi che si possono inviare entro dieci giorni). Gli altri carabinieri facevano il resto, come il foto segnalamento e il trasporto dell’eventuale stupefacente al laboratorio analisi etc. Quando sequestravano la droga veniva custodita nella cassaforte nel mio ufficio e poi veniva prodotto il reperto con la procedura prevista e portato all’ufficio di corpi di reato, circa lo stupefacente invece sequestrato agli assuntori questo veniva, dopo essere stato sempre in cassaforte, portato a Borgoforte dove veniva incenerito. Esposito non ha mai compiuto né repertazione né partecipato alla distruzione della droga, e non mi risulta che abbia mai fatto segnalazioni alla prefettura». In questo procedimento si sono costituite parti civili il Pdm (partito per la difesa dei diritti dei militari), Silca (Sindacato italiano lavoratori carabinieri) con i legali Piero Santantonio e Gian Andrea Ronchi e  Elsayed Atef Elzaki con l’avvocato Vittorio Antonini (oggi sostituito dalla collega Gloria Zanardi) nonché l’Arma.  Il processo è stato aggiornato al 5 maggio.

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