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Ci si interroga sulla posa della prima pietra del nuovo ospedale di Piacenza

Considerazioni e osservazioni dal convegno organizzato da Società medico chirurgica, Amop e Amci

L’attuale “Guglielmo da Saliceto”, nome suggerito da Tinerario Zucconi, è la somma di quel primo Ospedale grande cittadino (1471) e della costruzione polichirurgica successiva (1985-93).  Il vero ospedale nuovo sarebbe il secondo per la nostra città, il primo risale appunto al 1471 e fu generato dalla riunione di una trentina di piccoli ospedali. L’attuale complesso ospedaliero è considerato dalla maggioranza politica e dalla dirigenza ASL ormai superato, sostanzialmente perché rigido e quindi non adeguato ai continui processi di evoluzione scientifica che esigono invece una struttura moderna e flessibile. Un intervento di riconversione dell’esistente non è ritenuto possibile e opportuno.  Se ne è parlato sabato 10 ottobre in un convegno dal titolo “Dal primo Ospedale Grande a Piacenza, a chi porrà la prima pietra del secondo”, organizzato nell’aula magna del Seminario di via Scalabrini dalla Società Medico Chirurgica Piacenza, Amop e Amci, coordinato dal dottor Carlo Mistraletti Della Lucia.  Quattro le relazioni che si sono susseguite: arch. Angelo Benzi “Urbanistica- Il nuovo ospedale fra città e campagna”; dottor Luigi Cavanna: “Territorio e Ospedale”; dottor Carlo Mistraletti Della Lucia: “Storia e Geografia (ed Ecologia) ”; dottor Giampietro Comolli: “Alimentazione e Salute (ed Economia) ”.

Nell’introduzione all’intensa mattinata si è meditato sulla biografia di due grandi clinici piacentini di fine millennio: Giuseppe Labò caposcuola della Gastroenterologia italiana (cui è stato dedicato un memorabile convegno nazionale a Pianello il 10-10-2010) e Alessandro Beretta Anguissola (Travo 1913-Fano 2002), quarant’anni fa Presidente della Società Italiana di Medicina Interna, SIMI, la più grande e antica associazione di medici, che fra pochi giorni (23-25 ottobre) celebra a Roma il 121° congresso nazionale. Fra gli insegnamenti, attualissimi, di più di 100 anni fa, è stato ricordato quello del primo presidente Guido Baccelli: Bisogna distinguere la Medicina individuale e clinica da quella sociale e politica. Per le malattie infettive occorre sempre studiare il rapporto fra il germe e l’ospite.

Il moderatore ha fornito spunti di riflessione sui drammi personali e comunitari legati alla pandemia virale in atto (distinguendo il SARS-CoV- 2 dalla sindrome COVID-19) riassumendoli con il monito invocazione, laica e religiosa: A fame, bello, peste, subitanea morte, libera nos Domine. Se per il ponte San Giorgio a Genova c’è voluto un anno, se per rifare un ponte Lenzino provvisorio ci vorranno circa sette mesi -hanno detto i relatori- si potrebbe sperare in un Ospedale civile veramente nuovo per Piacenza nel giro di tre anni!

Fra gli interventi preordinati, scritti e orali, è intervenuto Antonio Saginario per ricordare che il 10 ottobre è stata celebrata la giornata mondiale per la Salute mentale, “per tutti e ovunque” e in linea con il titolo “Nessuno Escluso” del 65° Congresso nazionale della Gerontologia e Geriatria (SIGG -Roma 2-5 dicembre 2020).

INTERVENTI E RELAZIONI

Potendo contare sulla collaborazione dei relatori forniremo una sintesi approfondita degli interventi. Iniziamo dal dottor Antonio Saginario: Lo scopo della Giornata Mondiale della Salute Mentale promosso dall’Organizzazione Mondiale della Sanità è quello di sensibilizzare la popolazione e le autorità sui temi della psichiatria. Il tema di quest’anno è “Salute Mentale per tutti: maggiori investimenti, migliore accesso per tutti, ovunque” Ricordiamo alcuni dati:

- Quasi un miliardo di persone ha sofferto o soffre di un disturbo mentale,

- Vi sono un milione di suicidi l’anno, pari ai morti per la pandemia di Covid,

- È stato calcolato che il costo diretto e indiretto dei disturbi depressivi e ansiosi sull’economia globale ammonta a circa 1000 miliardi di dollari all’anno,

- La psichiatria è molto sotto finanziata: solo il 2% del bilancio della sanità globale e meno dell’1% nei paesi in via di sviluppo.

L’attuale pandemia Covid ha allargato i pazienti colpiti da disturbi psichici: gli esiti di trauma e disadattamento psichico nei pazienti sopravvissuti, depressione da lutto complicato nei familiari delle vittime, la diffusa patofobia per Covid tra la popolazione che teme di essere colpita.

La pandemia è stata perciò un profondo trauma psichico di massa, protratto e globale, ha però risvegliato uno spirito di mobilitazione, condivisione e collaborazione che ha superato i muri e le frontiere. L’abnegazione dei sanitari, medici e infermieri, ha salvato vite e mitigato sofferenze, ma ha anche sorretto il morale di tutta la popolazione, ricordiamo le 300 vittime tra i sanitari solo in Italia.  Come dice il detto latino, Le parole insegnano, gli esempi trascinano.

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