rotate-mobile
Attualità Centro Storico / Via San Giovanni

Durante la Grande Guerra le strutture militari piacentine impiegarono 4300 civili

L’argomento è stato particolarmente sviluppato dalla Società Dante Alighieri che ha terminato il ciclo di incontri nella sede della Famiglia Piasinteina con il generale Eugenio Gentile

Tante sono state le iniziative messe in campo da istituzioni e associazioni per celebrare il Centenario della fine della Grande Guerra dalla quale la nostra Nazione uscì vincitrice ma a prezzo elevatissimo di molte vite umane. L’argomento è stato particolarmente sviluppato dalla Società Dante Alighieri che ha terminato il ciclo di incontri nella sede della Famiglia Piasinteina con il generale Eugenio Gentile, già direttore del Polo di Mantenimento Pesante Nord ed attuale presidente dell’Ente Farnese, che alla attenta platea – presente in rappresentanza del sindaco Barbieri il consigliere comunale Nicola Domeneghetti - ha efficacemente illustrato  il rilevante contributo di Piacenza nel settore logistico e tecnico-industriale.  

L’oratore ha inquadrato l’argomento ricordando che nel settore della sanità, già dal 1869 era operante l'Ospedale Militare: un nosocomio molto grande, peraltro il primo istituito in Italia, con seicento posti letto, quindi di grande capacità ricettiva ma anche dotato di laboratori tecnico-scientifici per quel tempo molto progrediti. Nel 1910 fu istituito il Servizio Tecnico di Artiglieria con un’organizzazione di formazione e di impiego di ufficiali presso stabilimenti di produzione, grandi riparazioni, revisioni, studi ed esperienze. Piacenza fu infatti ritenuta il luogo adatto per la costruzione di uno stabilimento di produzione bellica: per la sua posizione strategica ma anche dal fatto di trovarsi in un'area geografica (Piemonte, Lombardia, Emilia, Liguria) nella quale iniziava a formarsi una certa industrializzazione, favorita anche dall' avvento della ferrovia, dei motori a scoppio, dell'elettricità e delle nuove tecnologie nel campo degli armamenti.  

L'Officina di Costruzione di Piacenza, lavorando in collaborazione con la Direzione di Artiglieria, aveva prodotto e riparato materiali tecnici contribuendo all'alimentazione della Guerra italo-turca. Nel 1914 lo stabilimento si potenziò in infrastrutture, impianti e macchinari, l'area di sedime inglobò la piazza d'armi fino all'attuale viale Malta e occupò l'area del laboratorio Pertite con un capannone della stessa Direzione di Artiglieria e altre strutture. Da parte sua, questa Direzione si estendeva sull’area dell'ex castello di Pier Luigi Farnese e aveva numerosi locali lungo la linea dei fortini della città, oltre ai Laboratori della Galleana. 

Come è noto, allo scoppio  della guerra nel 1914, l’Italia scelse la neutralità. Probabilmente pesarono sulla decisione il fatto della insufficienza del suo Esercito preparato per una guerra di movimento e di breve durata, mentre quella che si prospettava appariva lunga e logorante. Inoltre nel 1913 erano stati stanziati solo 194 milioni di lire contro il miliardo indicato necessario dal Ministro della guerra. Il governo italiano, nel maggio 1915, cambiò idea ed entrò in guerra, anche su pressione di gruppi industriali e centri di potere. Per cercare di ovviare alla carenza di manodopera specializzata, furono create scuole di torneria e da noi  assunsero rilevante importanza strategica l'Officina di Costruzione e la Direzione d'Artiglieria. Nel giugno 1915 fu istituito il Deposito centrale automobilistico con funzioni di rifornimento ricambi, carburanti e lubrificanti e di riparazioni automezzi. Piacenza ebbe così un crescente e importante ruolo di sostegno allo sforzo bellico, che fu in grado di reagire efficacemente le conseguenze della disfatta di Caporetto.  L'attività principale riguardò la produzione di granate e proiettili di vari calibri, attività che impegnò un gran numero di maestranze. La forza lavoro che a maggio del 1915 era costituita dalle 622 persone dell'Officina di Costruzione (123 erano donne), alla fine della guerra era salita a 4.371 unità, delle quali 1.600 erano donne e 240 operai libici. 

Proseguendo nella sua conversazione, Gentile ha ricordato che «lo stesso Ospedale civile fu militarizzato, come tutte le scuole della città e della provincia, fino alle terme di Salsomaggiore e il Collegio Alberoni. Il Teatro Municipale era Deposito della Croce Rossa Americana. Intorno a tutte queste strutture lavoravano febbrilmente le volontarie della Croce Rossa, le dame samaritane e tante altre organizzazioni».

Di primissimo piano furono anche gli Organi Direttivi che compresero una Sezione Staccata della Direzione di Commissariato di Genova nel IV Corpo d'Armata, una Direzione impegnata nell'acquisizione, ricezione (per via marittima e per ferrovia) e distribuzione dei vari prodotti merceologici.  Piacenza combatté una dura e difficile battaglia durante tutta la guerra per garantire l'efficienza dei rifornimenti indispensabili alla vita del soldato e in particolare per assicurargli un pasto sufficiente, cosa che purtroppo non sempre fu possibile e  si mostrò all'altezza del compito e come tutte le città italiane fino ai più piccoli borghi, fece onore al proprio nome di Primogenita d'Italia. 

Quello che fu poi l’Arsenale e che inglobò la direzione di artiglieria (e ora Polo di Mantenimento Pesante Nord), è stato un elemento decisivo durante le due guerre mondiali e anche dopo è stato trainante per l'economia industriale del territorio. «Si tratta di realtà – ha evidenziato Gentile – che oggi dovrebbero, insieme alle istituzioni, impegnarsi seriamente perché non cessino di vivere, con gravi ripercussioni sul tessuto sociale e sull'economia piacentina».

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Durante la Grande Guerra le strutture militari piacentine impiegarono 4300 civili

IlPiacenza è in caricamento