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Domenica, 28 Aprile 2024
Il ritrovamento / Stradone Farnese / Via San Siro

È a Piacenza l’opera "dispersa" della pittrice secentesca Elisabetta Sirani: in mostra dal 20 gennaio

Dallo studio del diario della fille prodige della pittura bolognese, l’indizio per riconoscere nella tavola d’altare custodita nel convento delle Orsoline il suo esordio pubblico a 17 anni

Dalla nota scritta sul diario, l’indizio per ritrovare la prima opera ufficiale della pittrice Elisabetta Sirani: una tavola d’altare secentesca custodita nel convento delle Orsoline di Piacenza, di cui non vi era più notizia dal XVII secolo. Un esordio pubblico realizzato all’età di 17 anni, poiché tanti ne aveva al tempo la celebre fille prodige della pittura bolognese. Solo dieci anni dopo, una morte improvvisa e violenta porrà fine alla vita dell’artista, «creando fin da subito attorno alla sua figura un’aura di mito».

L’opera “prima” ritrovata (nella foto in anteprima all'articolo), una sacra conversazione – soggetti San Gregorio Magno, Sant’Ignazio da Loyola e San Francesco Saverio – sarà visibile al pubblico da sabato 20 gennaio (fino al prossimo 3 febbraio) nella sede degli Amici dell’Arte, all’interno del complesso monumentale della Ricci Oddi. L'inaugurazione di "Ritrovamenti" - titolo dell'iniziativa - è in programma alle ore 17 (in fondo all'articolo la locandina e il programma).

A ricostruire la storia della scoperta il professor Massimo Pulini, docente dell’Accademia di Belle Arti di Bologna, ospite della conferenza stampa di presentazione dell'evento, in corso questa mattina a Palazzo Mercanti, da cui è patrocinato. Presenti la sindaca Katia Tarasconi, l’assessore alla cultura Christian Fiazza , il direttore dei Musei Civici di Piacenza, Antonio Iommelli, e Stefano Marchesi, presidente dell’associazione Amici dell’Arte.

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Ad aprire la strada all’identificazione del dipinto, i lunghi studi dedicati dal professor Pulini al diario su cui Elisabetta Sirani (1638-1665) lasciava testimonianza del proprio lavoro, inserito da Carlo Cesare Malvasia nelle biografie degli artisti bolognesi, raccolte nel Felsina Pittrice (1678).

«A 20 anni Sirani è già conosciuta in tutta Europa - racconta - ed è tra i pochi artisti a tenere un diario da lavoro, poi tramandato dal Malvasia, il “Vasari di Bologna”. Malvasia conosce personalmente la pittrice e nell’affrontarne la biografia trascrive questo diario. Sirani inizia a scriverlo per la committenza pubblica e la prima nota parla dell'iconografia di questo dipinto, commissionato dalla marchesa Spada e destinato a una congregazione di Parma». Una congregazione legata ai gesuiti, come suggeriscono le figure dei santi rappresentati, di cui le Orsoline sono l’ordine al femminile.

«Non sappiamo - prosegue - se in origine fosse destinata a Parma o se fu da subito destinata a Piacenza. Senz’altro è singolare che una committente donna si rivolga a una artista 17enne, già eloquente nelle qualità pittoricheIl canone è quello della Controriforma, e pur muovendosi nel contesto dei seguaci di Guido Reni, possiede già tutto un proprio programma di distinzione, sia da quello del padre (il pittore e incisore Giovanni Andrea Sirani, primo assistente di Reni) che dalla linea della cultura bolognese. La rappresentazione della veste liturgica del Papa è un vero e proprio quadro nel quadro, ricco di particolari raffinati».

«Un tentativo di autoaffermazione - osserva Pulini - che passerà attraverso la firma sistematica di molte opere, seppur non di questa, così come di molte altre. Le tracce lasciate da quella nota del diario ci hanno permesso di ritrovarci oggi qui, a Piacenza, per questa iniziativa, in un momento in cui, a livello internazionale, c’è grande attenzione per l’arte femminile». «Questa esposizione - interviene Stefano Marchesi - si colloca in una serie di appuntamenti che vorremmo realizzare nel tempo, allo scopo di riscoprire, visto che di questo quadro si erano perse le tracce, opere d’arte che fanno parte del nostro patrimonio culturale, ora disperse o sconosciute».

«Un regalo non solo alla città di Piacenza, ma soprattutto agli storici dell’arte» commenta Iommelli, ricordando come l’occasione di poter studiare un’opera prima, permetta di tracciare nuove linee di ricerca, anche sul fronte della committenza. La sindaca Tarasconi e l’assessore Fiazza hanno sottolineato come l'evento dia lustro alla città, promuovendone il patrimonio culturale, aggiungendo i ringraziamenti all’associazione Amici dell’Arte «per la preziosa attività e lo spirito di collaborazione». 

L'esposizione - resa possibile dalla concessione in prestito del dipinto da parte dell’Istituto Orsoline di Maria Immacolata, sotto l’egida della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza – è aperta il venerdì (dalle 16 alle 19) e il sabato e la domenica dalle 10 alle 12.30 e dalle 15 alle 19.30.

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