«“Esterno Notte” di Bellocchio ignora alcuni aspetti del brigatismo»
La trama del film “Esterno notte” di Marco Bellocchio si riferisce alle dichiarazioni del brigatista Valerio Morucci, rivelatesi già da tempo in gran parte non credibili. Per una scelta consapevole e non per licenze artistiche, sono stati ignorati i fatti emersi più recentemente che svelano il coinvolgimento dei servizi segreti dei paesi comunisti nella tragica vicenda del rapimento dell’onorevole Moro, del suo assassinio e della strage dei 5 agenti della sua scorta. In “Esterno notte” la fine di Aldo Moro viene sostanzialmente attribuita al rifiuto della Democrazia Cristiana di trattare con i terroristi e per questo Moro avrebbe ritirato la propria appartenenza al partito di cui era presidente; inoltre, i dirigenti della DC vengono presentati tutti come personaggi scadenti, che si occupavano solamente del potere.
Tutto questo finisce paradossalmente per coincidere con la strategia delle Brigate Rosse che volevano non solo privare la Democrazia Cristiana della guida di un leader di grande levatura ma anche, eliminando la scorta nell’agguato di via Fani e risparmiando in un primo tempo Moro, avevano l’obiettivo di destabilizzare la DC creando un conflitto tra il partito ed il suo presidente con la manipolazione dell’opinione pubblica per la diffusione dei comunicati del loro “tribunale del popolo” e dei messaggi del loro ostaggio.
Le BR avevano deciso di eliminare Moro sin dall’inizio perché, contrariamente alla volontà del loro prigioniero, resero pubblica la sua richiesta di una trattativa riservata con lo Stato, sabotando così sul nascere la possibilità di un accordo e uccidendo l’ostaggio, resero impossibile una probabile riconciliazione con il suo partito e più plausibile l’accusa alla DC di aver abbandonato Moro al suo tragico destino. Le BR, inoltre, con il terrorismo, volevano dimostrare concretamente alla base del PCI che la ‘rivoluzione proletaria’ si realizzava abbattendo il ‘nemico di classe’ (la DC) con la violenza, come insegna la dottrina marxista-leninista, e non con la via istituzionale compatibile con la costituzione repubblicana, perseguita dal PCI di Berlinguer con il ‘compromesso storico’: proprio per questo il PCI fu molto più determinato della DC e dello stesso governo a non voler trattare con le Brigate Rosse per non lasciare spazio politico alla strategia rivoluzionaria, che avrebbe potuto, in caso di liberazione di Moro, sostenere che i politici salvaguardavano la loro vita ad ogni costo, sacrificando quella dei poliziotti e dei carabinieri.
Gli episodi ignorati da “Esterno notte” riguardano quelli appurati dalla commissione parlamentare di inchiesta Moro 2, presieduta dall’on. Fioroni, come il ritrovamento dell’arma che ha ucciso Moro in un appartamento di proprietà della figlia di Giorgio Conforto, noto capo del K.G.B. (il servizio segreto sovietico) in Italia, il coinvolgimento della R.A.F. (le BR tedesche, create dalla S.T.A.S.I., la polizia segreta della Germania comunista) nell’organizzazione e nell’esecuzione della strage di via Fani, la presenza assidua dell’agente sovietico Sokolov negli ambienti frequentati da Moro (scomparso da Roma dopo la strage di via Fani e poi ricomparso in occasione dell’attentato a Giovanni Paolo II°), il tentativo di attribuire l’eliminazione del presidente DC agli Stati Uniti con una campagna di disinformazione organizzata dal KGB agli inizi degli anni ottanta (documentato dall’archivio Mitrokin), l’“Operazione Sphorà”.
Se a organizzare l’assassinio di Moro fossero stati gli Stati Uniti, lo avrebbero ucciso assieme alla sua scorta, evitando di indebolire la DC, schierata nel fronte atlantista, e di dare spazio all’estremismo dello ‘zoccolo duro’ del fronte di sinistra contrario al ‘compromesso storico’; inoltre Kissinger, Segretario di Stato USA (ministro degli esteri) che a suo tempo aveva minacciato Moro per la sua politica di dialogo con il PCI, nel 1978 non era più in carica, sostituito da Cyrus Vance. Molti oggi credono che sia gli Americani che i Russi possono aver ucciso Moro: credo che questo sia il risultato della strategia della “disinformazia” “tutti colpevoli, nessun colpevole” del KGB, abilissimo in questa materia. Il “Muro di specchi” creato intorno all’assassinio di Moro da una efficiente macchina di propaganda, oltre a ‘sporcare’ l’immagine politica della DC e quella personale di Moro, ha impedito ed impedisce di “capire” cosa sia veramente successo.
Anche la coincidenza delle date della celebrazione della vittoria sovietica del 9 maggio 1945 con l’assassinio di Moro del 9 maggio 1978, suggerisce che il rapimento dello statista DC è stata la più grande operazione della Guerra fredda, magari collegato a decine di altri grandi delitti italiani che, forse anche per questo, sono rimasti insoluti. Un “filo rosso” unisce gli episodi dell’attentato a Berlinguer in Bulgaria nel 1973, il rapimento e l’uccisione di Moro nel 1978 e l’attentato a Giovanni Paolo II° nel maggio 1981. Molti di coloro che nel passato hanno aderito alla dottrina politica del marxismo-leninismo non hanno avuto la stessa onestà intellettuale di Rossana Rossanda che nelle Brigate Rosse riconosceva “l’album di famiglia” dell’ideologia comunista. Sostenere e divulgare ideologie politiche violente, pur senza macchiarsi di reati penali, è comunque un atteggiamento sbagliato perchè suscita una cultura totalitaria che giustifica azioni antidemocratiche: infatti, da un’indagine degli anni 70 del novecento, promossa dal generale Carlo Alberto Dalla Chiesa, il novanta per cento dei brigatisti rossi era di provenienza borghese e benestante ed aveva aderito al terrorismo per convinzione ideologica e non per un disagio sociale. Ammettere i propri errori è un atto di onestà ed una dimostrazione di intelligenza.
Luigi Capra