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Un po' di storia

Febbraio 1325, crolla la torre campanaria della chiesa di San Savino

Cronache medievali e fatti di vita locale

Continua il nostro viaggio dentro alla cronaca piacentina medievale che ha trovato memoria in carta e “penna” di cronisti colti, che si presero la bella briga di trascrivere alcuni fatti. Rimettiamo il naso nella “Chronica Civitatis Placentiae” di Giovanni Agazzari che ancora ha tanto da farci conoscere, nella nostra traduzione dal latino. Cominciamo con l’anno 1243 dove “fuit fames magna” (fame inteso carestia immensa) e infatti “vendiderunt stare frumenti solidos xx” (si vendeva il frumento a 20 soldi la stara che è circa 35 chili) mentre di solito “solebat solidos v” (di solito 5 soldi).

Nello stesso anno re Enzo di Svevia con l’esercito e militi pavesi passò “super padum iuxsta harenam” (passò il Po nei pressi di Arena Po) e quindi vicino “hospitale Bardonezze” (ospitale di Bardonezza, poco a monte di Castelsangiovanni) mise “sua tenthoria” (il suo accampamento di tende) e “devastavit et combursit” il territorio piacentino, cioè fuoco e fiamme. Ma pure un nugolo di genti passarono per le strade di Piacenza in “Anno domini MCCLX” (1260) ed erano “homines italicis” di qualunque età e sesso “nudi palla” (nudi completamente e coperti da un mantello).

Questa folla passò “die notuque” (giorno e notte) incessantemente per la città e “de un loco ad alium” gridando “remissionem peccatorum” e seguì un tempo di pace.

Nel mese di luglio 1263 “Stelle Cometes apparuit ab oriente cun magno Fulgore Surgens” (apparve una stella cometa ad est con un immenso bagliore) e fu visibile per ben tre mesi: chissà cosa pensarono.

Ecco che nel 1266 “tonitruum scindit turrim Sancti petri in foro usque ad fundamentum” (crollò fragorosamente la torre della chiesa di S. Pietro in foro fino alle fondamenta), certamente perché mal costruita.

Il meteo ritorna tra le righe della cronaca, dove nel 1274 furono “magne pluvie” (pioggie abbondantissime) e ci fu la non meglio specificata “mortalitas Bovum” (morte di bovi) e d’altre “bestiarum”.

E solo tre anni dopo, questo periodo di clima piovoso ritorna nelle memorie infatti nel 1277 ci furono “maxime pluvie” (cadde enorme pioggia) e per parte dell’anno ci fu “fames, infermitates et mortalitas”. Il medioevo è fatto anche di fatti di cronaca spicciola, non è come lo immaginiamo: cioè battaglie e assedi di castelli.

Nello stesso anno 1277 i Templari di Piacenza portarono a compimento la costruzione della torre campanaria “Turris Ecclesie sancte Marie de templo facta fuit”, ma oggi di questo edificio non rimane traccia “assorbito” per così dire, dalla chiesa di San Giovanni in canale in via Beverora.

Nel 1306 accade un fatto politico, infatti “Populus Placentie in duas partes divisus fuit ad arma” (il Popolo Piacentino, nobili e popolani, si divise in due fazioni). Quelli dei Fontana “in Burgo” (piazza Borgo) e gli altri citati Andito e Fulgosi “in platea maioris Ecclesie” (in piazza del duomo) ed era il 16 maggio.

Nel 1315 grandi costruzioni a Piacenza, in aprile si fa il muro difensivo “in campo ferie” (nella zona del campo della Fiera), la zona di San Sisto verso Po ed in agosto “edificatum fuit castrum” nello stesso campo della Fiera vicino “pontem fuxuste” (al ponte sul canale della Fodesta). Per intenderci: oggi è tra barriera Milano e il quartiere di Sant’Agnese.

Ma non finisce qui, infatti “eodem anno facto fuit pons super pado placentie” (nello stesso anno fu fatto il ponte sul Po di Piacenza) che era ovviamente un ponte di barche, rimovibile a Porta Borghetto.

Lo stesso ponte e porto sul Po prenderà poi il nome di “alla Romea” come indicano i documenti dal XVI al XVIII secolo, ma quello del 1315 fu un nuovo rifacimento perché già pochi secoli prima il ponte c'era e ben documentato.

Ma ecco che il 6 febbraio 1325 si ricorda che crollò miseramente anche la torre campanaria della chiesa di San Savino “tonitruum scindit turrim Sancti Sabini”, ma la buona notizia è che Piacenza posta sotto al dominio “Ecclesie Romane” vede edificare la cinta muraria difensiva “cum lateribus” (mattoni).

Nel 1347 in ottobre “flumen padi crevit ultra memoriam tunc viventium” (il fiume Po crebbe più di quello che era a memoria di vivente) quindi il ponte sul fiume in città finì distrutto e divelto.

Ma anche “multe bestie que erant in pascui ultra padum submerse sunt et exstinte” (molte bestie al pascolo in golena vennero sommerse dalle acque e uccise) ed annegarono uomini “submersi in dicto flumine”.

Una grandinata storica il 13 agosto del 1352 su Piacenza e territorio: “cecidit maxima tempesta grandinum in civitate Placentie et confinibus” con tempesta di vento. Lo storico ci fa sapere che “fuit ipsa tempestas altior uno palmo super terram” cioè di grandine ne cadde una spanna, ovviamente con danni enormi.

Un fatto "biblico" del 1368: "apparuit in civitate" e nel territorio di Piacenza in numero inimmaginabile ed immenso "lochustarum" (locuste) che volavano a migliaia "de loco ad locum". Devastarono tutti i frutti agricoli, compresa "erbas", ma anche i rami più teneri degli alberi che si seccarono e le migliaia di locuste il "solem oscurabant".

Una veloce intrusione nel medioevo piacentino che alla fine dei conti, tirando una riga, ce lo fa sentire non così lontano e oscuro più di quello che crediamo, ma anzi assai sorprendente e vivace.

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