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La situazione / Ferriere

Un gruppo di paesi di montagna chiede l’allacciamento al gas: «No, è anti-economico»

Sei frazioni del Comune di Ferriere si sono viste respingere la richiesta. Il sindaco Oppizzi: «Ci abbiamo provato, ma non rientriamo negli standard»

Investire in montagna? Più facile a dirsi, magari durante qualche convegno, ma molto più complesso da farsi, nella realtà. Ne sa qualcosa il Comune di Ferriere, che si è visto respingere la richiesta di allacciamento alla rete del gas per un gruppo di sei frazioni del suo vasto territorio.

L’ente, nei mesi scorsi, aveva raccolto e presentato la richiesta di molti residenti e proprietari di seconde case di alcuni paesi non tanto distanti dal capoluogo Ferriere. Da una parte la richiesta di 32 persone delle frazioni di Rocca e Cerri, mentre altri 143 cittadini delle frazioni di Rocconi, Volpi, Rompeggio e Pertuso avevano fatto altrettanto, per un totale di 175 utenti.

«Sostanzialmente - spiega il sindaco Carlotta Oppizzi - quasi tutti gli abitanti o proprietari di case dei sei paesi erano d’accordo. Come ente abbiamo così girato la richiesta ad una società che eroga gas. Dopo una lunga istruttoria, nella quale abbiamo esortato la società a impegnarsi per questo obiettivo, ci è stato risposto che l'operazione sarebbe sicuramente “anti-economica”. Per la società non è numero sufficiente per coprire i costi dell’allacciamento, allungando l’attuale rete di qualche chilometro».

Il metano raggiunge il paese di Canadello, a circa 5 chilometri dal capoluogo Ferriere, ma poi non prosegue per Rocconi, distante soltanto un chilometro. Più avanti ancora, Volpi, Rompeggio e Pertuso. «Ci abbiamo provato - prosegue il sindaco - c’è stato un lungo confronto, ma non si può fare. Il numero di case è troppo risicato per gli standard. Purtroppo la realtà delle zone di montagna è questa: spesso ci si sente rispondere “no” a richieste normalissime, come l’allacciamento e la fornitura di gas, per poter scaldare casa propria in sicurezza».

Gli abitanti, perciò, andranno avanti come sono abituati. «Bomboloni del gas all’esterno di casa o riscaldamento a legna. Il primo presenta comunque qualche rischio, il secondo non è comodo per chi torna a casa tardi da lavoro e deve scaldare l’abitazione. Insomma, non è la situazione ottimale», aggiunge Oppizzi. «Purtroppo la vastità del territorio - conclude il primo cittadino ferrierese - è un punto di debolezza in questi casi. Per noi queste abitazioni sono importanti, rappresentano una fetta consistente del nostro comune. Per gli operatori, invece, sono un piccolo numero, rispetto ad altre realtà ad alta densità».

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