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La storia

Il re di Francia e il governo del Po a Piacenza

Un reale francese si prese la briga di legiferare sul Po piacentino

Chi l’avrebbe mai detto che un reale francese si prese la briga di legiferare sul Po piacentino? Il re di Francia, Luigi XII, incoronato a Reims nel 1498 per pochi anni, dopo Ludovico il Moro, divenne anche Duca di Milano dal 1499 al 1512, prima di Massimiliano Sforza. E non mancò questo re ovviamente di legiferare anche sulla gestione del Po qui a Piacenza, dato che eravamo in quegli anni sotto al dominio francese.

Questi “Ordini da esser osservati a Piacenza per la navigazione”, scritti nell’aprile del 1500, sono stati pubblicati da copia autentica, dallo storico piacentino Vincenzo Pancotti nel 1927. Da sempre chi aveva il “potere” sulla città e il territorio mirava dritto anche alla gestione di tasse e gabelle da esigere per chi usufruiva del Grande Fiume, d’altra parte per secoli il fiume venne sfruttato per pesca e navigazione con trasporto d'ogni genere di merce o derrata.

In sintesi abbiamo estrapolato alcune delle leggi circa “ordini regii ed ducali sopra li fiumi reali et navigabili del reggio et ducale dominio di Milano” che ci parevano particolari e da conoscere.

Intanto è obbligo che “le nave non si partano” dal Po senza permesso “licenza” e poi dovrà essere consegnato ai dazieri ducali “tutto l’oro sarà pescato e raccolto per li pescatori dietro il fiume Po”. Ma sarà pagato a loro abbastanza equamente: ben “ducati sette l’onza” un'oncia pesa circa 26 grammi.

Poi leggiamo che “non ha a navigar alcuno nel fiume del Po, in quella giurisditione, se non sono de l’arte” cioè possono portare barche per trasporto, solo gli iscritti al Paratico dei navaroli piacentini con licenza, un prototipo delle nostre moderne patenti.

Si rimarca che “nessun suddito ardisca... al serenissimo re de Franza et duca di Milano” avere in Po “nave, molini, borchielli, over altri instrumenti per navigare” senza permesso e senza aver preso visione degli ordini: chi contravviene paga una multa di “fiorini vinticinque et strepate quattro di corda” quattro belle frustate.

I navaroli di Piacenza e del territorio fluviale, devono  tenere le navi “ben chiavati con la sua cattena per modo che facilmente non se possa condurre via”. È fatto obbligo poi che nessuno “ne di giorno ne di notte, a piedi o a cavallo, ne nave ne navetto” possa passare il Po “transducere, trasmenare... così sudditi come che non” in nessun altro luogo ma solo nei porti definiti che sono lungo l’alveo piacentino.

Poi seguono le regole sempre ben precise sul fatto che chiunque porta materiali o bestiame od altro “senza bolette over licentia” multa salatissima e peggio ancora per chi fa traghettare da una sponda all’altra “persona alcuna amorbata”.

Infatti per chi è sospettato arrivare da un luogo infetto da peste “venesse da luogo de sospetto infetto” si va giù molto duri: “cadano in la pena della forca” impiccagione per il barcaiolo e il sospetto infetto.

Però si obbligano anche “i portinari” cioè i gestori dei ponti, porti e traghetti sul fiume a “mantenere buona et sofficiente guardia... et tener bene conci et aparati essi porti” con buona manutenzione per non crear pericoli a chi ne fa uso.

Una curiosità: “li tempi de sicità debbano essi commissari visitar le guardie” di fiume perché diventa più facile passare da sponda a sponda e si commette quindi meglio “provisione” cioè contrabbando, ad esempio di “sal sfrosato” sale di “sfruso”.

Poi ci sono le pene per gli ufficiali dei porti, che magari fan bollette e licenze false, per guadagnare in accordo con i navaroli, con multa di ben 500 ducati e lo stesso è applicato se “trovasse hosterio e tavernario quali alloggiassero” persone in viaggio senza denunciarne la sosta.

Difatti si ribadisce che “navarolo alcuno non presuma per modo alcuno, menare persona alcuna per le due ripe de fiumi senza le debite bollette” sotto pena di pagare ben dieci fiorini.

Concludiamo con una regola davvero simpatica: ogni nave che “venga da Venetia con mercantie, sia obbligata donare una fiasca de malvasia de libre tre, alla mesura venetiana, allo officiale” cioè un litro di quel vino con “donazione” obbligata.

Una breve rassegna di ordinamenti per la navigazione e il traverso dei fiumi locali piacentini e specialmente il Po, dove per circa dieci anni anche il re di Francia mise il naso nelle questioni piacentine del Grande Fiume, incredibile.

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