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«Incertezza sui i futuri assetti dei servizi e deficit organizzativo: annunciato lo stato di agitazione»

Cgil, Cisl e Uil: «Stato di agitazione da parte dei lavoratori dipendenti dell’Unione Bassa Val d’Arda Fiume Po e dei lavoratori dipendenti delle aziende che attraverso convenzioni e appalti concorrono all’erogazione di servizi pubblici essenziali da parte dell’ente»

«Nella giornata del 13 luglio è stata trasmessa da parte di FP CGIL, CISL FP e UIL FPL la comunicazione dell’attivazione dello stato di agitazione da parte dei lavoratori dipendenti dell’Unione Bassa Val d’Arda Fiume Po e dei lavoratori dipendenti delle aziende che, in particolare nei servizi sociali, attraverso convenzioni e appalti concorrono all’erogazione di servizi pubblici essenziali da parte dell’Ente». Lo scrivono in una nota i sindacalisti Alberto Gorra, Matteo Casetti e Gianmaria Pighi. 

«A partire dallo scorso anno le organizzazioni sindacali  - spiegano - hanno espresso crescente preoccupazione per il deficit organizzativo e gestionale dell’Unione, dovuto alla fragilità dei suoi assetti amministrativi ed al sostanziale abbandono da parte degli stessi Comuni aderenti. In più occasioni i lavoratori riuniti in assemblea hanno denunciato l’insostenibilità della situazione e gli ovvi riflessi sulla stessa resa dei servizi (polizia locale e servizi sociali) nei confronti di cittadini e famiglie, la perdita di credibilità nei confronti degli altri interlocutori istituzionali, dei fornitori così come nei confronti di soggetti del territorio che stabilmente da anni collaborano con i Servizi».

«Lo scorso 6 aprile - prosegue la nota - nel corso di un incontro sindacale con il presidente di turno dell’Unione, il sindaco di Monticelli Gimmi Distante, e con tutti i sindaci erano stati condivisi e sottoscritti precisi impegni ed un cronoprogramma di azioni volte ad arginare le principali criticità, anche coinvolgendo il Distretto socio sanitario per quanto riguarda l’erogazione dei servizi socio sanitari. Nel mese di giugno i sindacati in un successivo momento di verifica con la presidenza ed il vicesegretario dell’Unione non hanno potuto far altro che riscontrare che il programma era stato in gran parte disatteso, per l’inconsistenza della struttura amministrativa e la mancanza di quel cambio di passo nella gestione amministrativa che era stato richiesto affinché la tenuta dei servizi non fosse lasciata alla sola dedizione dei lavoratori». 

«E’ infine notizia di queste settimane il passaggio deliberativo nei Consigli Comunali dei Comuni che compongono L’Unione (Besenzone, Caorso, Castelvetro, Cortemaggiore, Monticelli, San Pietro in Cerro, Villanova) per la modifica dello Statuto dell’unione che prefigura una più rapida possibilità di recesso da parte dei singoli enti, un’opzione che potrebbe concretizzarsi da parte di alcuni Comuni in tempi molto brevi. In questo contesto sindacati e lavoratori, insieme a prescindere dalla natura del loro rapporto di lavoro (14 dipendenti diretti dell’Unione e circa 60 con rapporti di lavoro con cooperative sociali in regime di convenzione/appalto) sono molto preoccupati per il destino dell’Unione, che potrebbe avviarsi allo scioglimento, e soprattutto per l’incertezza circa i futuri assetti dei servizi».

«Si ribadisce inoltre che,  - concludono - per quanto riguarda il sociale, la materia non può non interessare anche il Distretto di Levante, nella logica di mantenimento di standard qualitativi elevati e tendenzialmente omogenei sui singoli territori su servizi rispetto ai quali le prese in carico hanno in taluni casi carattere di obbligatorietà per legge. Allo stesso modo i lavoratori della Polizia Locale chiedono chiarezza rispetto al futuro del servizio, affinché sia garantito un presidio qualitativamente adeguato per il territorio e condizioni dignitose per lo svolgimento di funzioni tanto delicate. Le organizzazioni sindacali chiedono ancora una volta trasparenza nelle scelte, assunzione e condivisione delle responsabilità da parte di tutti i Comuni nella transizione ed un progetto di lungo periodo, credibile e coerente, per il futuro dei servizi affinché non venga nei fatti sancita la loro involuzione».

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