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In Alta Valnure / Farini

«Passata la piena è rimasto il fango, ma ora torno a fare il falegname in montagna»

Capannone allagato e danni a materiale e strumenti, l'artigiano del legno Ivan Morelli torna al lavoro a Farini: «Non ci penso a spostarmi, ho investito il mio futuro da queste parti»

«Mi sto rialzando solo adesso, dopo una decina di giorni, da questo episodio». Ivan Morelli, originario di Nuoro, a Bocchie di Farini ha trovato il luogo ideale dove svolgere l’attività di artigiano del legno e falegname. Purtroppo la piena del torrente Nure del 30 ottobre ha invaso il suo capannone, poco oltre l’ex campo sportivo del paese (abbandonato da anni). La sede della sua attività è stata allagata da trenta centimetri d’acqua, rovinando legno, infissi pronti per la consegna e strumenti da lavoro. Una brutta botta che mette in difficoltà il 50enne sardo, da 17 anni nel Piacentino.

Ivan Morelli-2

«Sono emigrato da queste parti perché un fratello – spiega l’artigiano - viveva vicino a Milano, io trovai lavoro in questa provincia. La falegnameria era un hobby che avevo a Nuoro, dove svolgevo qualche lavoretto con un parente». Per dieci anni era occupato in un’azienda di raccorderia, ma dava una mano anche ad un mobiliere. «Nel 2017 l’azienda andava male, mi sono licenziato. Nel frattempo già dal 2013 avevo preso una casa a Vigonzano di Farini, perché desideravo passare il tempo libero in montagna». E proprio nel farinese si dà da fare ricondizionando finestre e persiane.

Ivan spesso bazzicava dalle parti di Bocchie, una piccolissima frazione tra i Sassi Neri di Farini e Crocelobbia. Qua ha lavorato fino a poco tempo fa uno storico artigiano del legno: il sardo si reca di frequente a chiedergli qualche consiglio. «In seguito l’ho anche affiancato fino al giorno in cui mi ha chiesto se ero interessato a rilevare il capannone».

Ivan si lancia nell’avventura, sempre da pendolare. La moglie Samantha e il figlio Antonio, di 9 anni, vivono a Piacenza, dove la moglie lavora. «Viaggio tutti i giorni da Piacenza a Farini, mi alzo alle 4, alle 5 sono nel furgone e alle 6 inizio. Sono 3mila chilometri al mese, solo quando c’è tanto lavoro da svolgere mi fermo a riposare a Vigonzano. Anche alla domenica un giro nella mia attività lo faccio sempre, per un paio d’ore. Respiro un po’ d’aria, poi scendo dai miei cari. Non ci penso a spostarmi da un’altra parte, ho investito il mio futuro qui. Mio figlio, inoltre, si è appassionato ed è attratto dal mestiere». 

Ivan fa tutto da solo nel suo grande capannone. «Sono un artigiano, è il mio mondo, amo questo mestiere in ogni suo aspetto, mi occupo soprattutto di mobili, infissi, scale, ma sono in grado di creare qualsiasi oggetto con il legno, ogni pezzo è realizzato con le mie mani».

Il 14 settembre 2015, la notte dell’alluvione, l’attività, quando non era ancora sua, subì molti danni. All’epoca l’acqua invase il capannone arrivando a toccare un metro e venti centimetri. La giornata del 30 ottobre scorso, ugualmente, non verrà dimenticata da chi vive in Alta Valnure. «Alle 6 di quel lunedì, mentre caricavo il furgone per recarmi in un cantiere a Fidenza - racconta il 50enne - diluviava. In poco tempo è scesa molta acqua, ma sono partito lo stesso. Poi ho ricevuto alcune telefonate che mi hanno allarmato: alcuni farinesi mi chiedevano “se fosse tutto ok”. Ho iniziato a capire che la situazione stava peggiorando, mi sono preoccupato e alle 8 ho mollato il cantiere per tornare a Farini. Passata la piena del torrente, la mia giornata a Bocchie è stata contrassegnata dal fango».

Dal giorno dopo Ivan ha ricevuto la visita di amici e parenti, da Farini e da Piacenza, che lo hanno aiutato a rimettersi in carreggiata. «Solo ieri sono tornato a fare il mio lavoro di artigiano, dopo aver spalato e pulito insieme alle persone a me più vicine». Nella sfortuna, è conscio di non essere solo. «Ho trovato piena disponibilità, in diversi si sono prodigati per farmi ripartire. Qualche ora fa, finalmente, ho tagliato del legno per gli infissi. Purtroppo alcune consegne che dovevo effettuare le ho perse, rovinate dal maltempo. Molto legname ha preso acqua e il materiale non si può più vendere al cliente». L’artigiano non polemizza e non si lamenta durante tutta la chiacchierata, ma forse un segnale dalle istituzioni locali lo meriterebbe. Da queste parti, a vedere la situazione, non si è fatto vivo nessun amministratore.

una parte del materiale da buttare-2

Dopo l’alluvione del 2015 e questa ondata di maltempo, ormai non si può considerare un evento eccezionale. «Farò un’assicurazione, ormai le piogge sono così e il Nure va temuto. Adesso ho un po’ di disordine nella ditta e nelle consegne, ma clienti e fornitori hanno capito la situazione, sono pazienti. Mi sono rialzato e con il duro lavoro - e il conforto della mia famiglia - si rimetterà in piedi anche tutto il resto».

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