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Violenza sulle donne

«Reagire, divincolarsi e scappare». Alla Lomazzo un corso di autodifesa per le donne

“La consapevolezza delle donne. Formazione all’autodifesa”: tre giornate alla palestra Lomazzo per le donne che vogliono imparare a difendersi e intercettare segnali di pericolo e mettersi in salvo

“La consapevolezza delle donne. Formazione all’autodifesa”, è questo il titolo del corso che per tre sabati vedrà alla palestra Lomazzo, il maestro Stefano Draghi insegnare alle donne - che vorranno - come intercettare situazioni potenzialmente pericolose e come difendersi nel caso di un’aggressione. La tre giorni è stata presentata in municipio dal Maestro Stefano Draghi, l'assessore allo Sport Mario Dadati, l'assessore alle Pari Opportunità Serena Groppelli e l'assessore ai Servizi Sociali Nicoletta Corvi, nonché da un’operatrice del Telefono Rosa di cui - per ovvi motivi di sicurezza – non diffondiamo l’identità.

«E’ un corso formativo per rendere le persone più consapevoli perché spesso non si ha la percezione né la conoscenza di quello che può succedere. Talvolta bastano piccoli gesti e attenzioni per essere sempre vigili e rendersi conto di quello che ci sta attorno. Le donne – dice – non sono sole. La formazione, - spiega Draghi - anche di questo tipo, vuol dire renderle libere». E ancora: «Divincolarsi, liberarsi e scappare. E chiamare le forze dell’ordine, questo è quanto occorre fare sempre, la colluttazione porta inevitabilmente ad un risultato negativo. Ciò è l’obiettivo del corso».

«Non ci possiamo nascondere rispetto ai fatti accaduti recentemente. – ha detto Dadati -. Non dobbiamo abbassare la guardia e anzi farci domande per accrescere l’attenzione, costruire relazioni sociali che ci salvano e trovare soluzioni condivise collettive». «Ciascuna di noi può essere vittima, è necessario trovare strumenti e modi per salvarci, per renderci consapevoli e quindi agire», ha aggiunto Groppelli.

«Il corso – spiega Telefono Rosa - punta a dare un’idea di consapevolezza personale per non essere sopraffatti dalla paura. E’ un’idea per rendersi conto di tutto e di valutare il percorso migliore per se stessi. Non si tratta di dover diventare “cintura nera” o un ninija, ma di, con piccoli accorgimenti, non avere timore». «Il corso è un esempio virtuoso di collaborazione tra enti con obiettivi comuni. Far bene e con risultati positivi è possibile, necessario creare una cultura come città di responsabilità collettiva. Affinare l’intuito per capire i segnali, intercettarli e avere una pronta reazione al disagio e all’imprevisto», ha aggiunto Corvi.

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