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Ricerca in agricoltura: innovare senza dimenticare la tradizione

Ricercatori della Cattolica spiegano il futuro: dalle bioenergie, alla sostenibilità, all’economia circolare, al latte e ai salumi. E a Piacenza la prima casa costruita interamente con la canapa. Il ruolo dell’Efsa e la sicurezza del cibo

Uno dei settori dove l’innovazione è di casa e dove avrà un ruolo predominante è l’agricoltura. In Sant’Ilario si è parlato, il 15 giugno, della ricerca in agroalimentare, all’interno delle Giornate della ricerca. A guidare le relazioni Marco Trevisan, preside della facoltà di Scienze agrarie dell’Università Cattolica e ordinario di Chimica agraria. E’ seguito un momento di presentazione di diverse ricerche in corso alla Cattolica - dove “Agraria” è una delle facoltà più prestigiose d’Europa - che spaziano dal mais, alla suinicoltura, al latte, ai vegetali, alla tracciabilità dei processi che permettono di scoprire da dove viene un alimento e dove è stato trasformato grazie all’approccio metabolonico (origine, processo e cultivar). E a Piacenza è anche stata costruita la prima casa sostenibile tutta a base di canapa, la fibra utilizzata ormai in tantissimi campi.

«Innovare mantenendo la tradizione - ha riassunto al termine Trevisan - sfruttando le molte possibilità dell’innovazione, considerando i cambiamenti che avvengono in agricoltura». Lorenzo Morelli, ex preside di Scienze agrarie, ha parlato dei prodotti lattiero caseari «che devono essere sostenibili. Ad esempio, nella produzione di latte e formaggio non bisogna guardare tanto il costo ambientale, ma la quantità di proteine, cioè di nutrienti, che contengono».

Aldo Prandini ha trattato un alimento principe a Piacenza: i salumi Dop (la nostra è l’unica provincia europea ad averne tre). In Italia ci sono 9 milioni di suini, l’80% dei quali è allevato in Lombardia, Emilia Romagna, Veneto e Piemonte. I consumi calano, ha avvertito, e si attestano a 37 kg a testa: il 58% di salumi (-22%) e il 42% di carni fresche (-15%). «In Italia poi - ha proseguito - il costo di produzione al chilo è più alto rispetto all’Europa: 1,8 €/kg contro 1,4 €/kg». Dati che fanno riflettere, quelli di Prandini: in Italia una scrofa svezza 23 suini, in Danimarca, ad esempio, sono 30. E questo significa che un allevatore può guadagnare fino a 280mila euro l’anno in più. L’Italia ha nei salumi 21 Dop e 20 Igp. La parte del leone la fanno Prosciutto di Parma e San Daniele. Negli anni è migliorata la qualità degli animali, il rapporto tra grassi saturi e insaturi e le qualità nutrizionali. Il salume è positivo nella dieta perché garantisce anche calcio e fosforo, è la principale fonte di selenio e delle vitamine B1 e B6.

Il consumatore consapevole: qualità, sicurezza e autenticità del cibo è stato il tema trattato dalla ricercatrice Lucrezia Lamastra. «Un’analisi - ha detto - ha dimostrato che il 21% dei consumatori sarebbe disposto spendere un po’ di più se le informazioni sulla sostenibilità fossero indicate in etichetta o nel marketing». Poi ha spiegato il progetto VIVA sulla sostenibilità della filiera vite-vino, che si fonda su quattro variabili: aria, acqua, vigneto e territorio. Tutto questo si inserisce nel teatro più ampio della economia circolare. Ad esempio, in Italia si producono 15 milioni di tonnellate di scarti dell’ortofrutta. Scarti che vengono usati in diversi settori, ad esempio nella produzione di bioenergie, come combustibile. «Lo scarto - ha concluso - diventa così una sostanza ad alto valore aggiunto».

Interessante la relazione di Stefano Amaducci, ricercatore della Cattolica. La coltivazione della canapa industriale sta avendo una seconda vita, tanto che gli ettari sono triplicati. «E questo - ha sottolineato - risponde bene ai criteri dell’economia circolare e della bioraffineria con il progetto europeo Multihemp. La canapa è ideale per i biomateriali e a Piacenza è stata costruita la prima abitazione sostenibile realizzata solo con la canapa. Ma il suo uso è molteplice: dai cosmetici, alla produzione di carta, agli isolanti». L’agrovoltaico è un altro settore in espansione. Alcuni studi - in Emilia Romagna sono tre gli impianti di cui uno a Piacenza - hanno dimostrato che il mais coltivato sotto gli impianti fotovoltaici rende di più.

Alberto Spagnoli, policy advisor di Efsa (l’Aurità europea della sicurezza alimentare) ha spiegato il ruolo dei “guardiani del cibo”. Purtroppo, rispetto agli Usa, l’Europa ha meno mezzi: il personale dell’Efsa è di 450 persone, quello americano della Food and drug administration di 15mila. Nella Ue, gli studi sui rischi e i controlli si fondano sulla cooperazione scientifica dei 28 Stati membri. La strategia per il 2020 prevede filiere sostenibili, la riduzione della chimica nel piatto (cioè meno pesticidi), meno rifiuti e più circolarità, innovazione e sviluppo dell’analisi comparativa dei rischi, studio dei rischi per la salute, meno esperimenti sugli animali, una scienza più aperta e trasparente. Tra gli obiettivi di questa strategia ci sono i rapporti con gli stakeholder, il miglioramento dei data base, l’analisi dei rischi futuri. Per il lavoro dell’Efsa, la Ue ha stanziato 1,68 miliardi in sette anni. E tra gli impegni ci sono il benessere animale, riducendo le malattie e gli agrofarmaci nelle piante, la riduzione dei rifiuti e le informazioni al consumatore.

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