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Venerdì, 26 Aprile 2024
Effetto Vertigo

Effetto Vertigo

A cura di Diego Monfredini

Stoker, la perdita dell’innocenza

Una seducente riflessione sulla seduzione dal regista della "Trilogia della Vendetta" e "Oldboy"

Dopo la misteriosa morte del padre, la giovane India Stoker (Mia Wasikowska), convive  con la madre Evelyn (l'emotivamente instabile Nicole Kidman) e un impenetrabile zio (Matthew Goode), che piomba su di lei come un avvoltoio dal giorno del funerale del fratello maggiore. Nonostante i sospetti sulle sue reali motivazioni dello zio, la sociopatica diciottenne con la malsana passione per le scarpe di vernice, se ne ritrova inevitabilmente attratta come adescata in una ragnatela.

Park Chan Wook sbarca ad Hollywood conservando il tasso di sadismo della “Trilogia della Vendetta” e “Oldboy“, cifra stilistica di un certo cinema asiatico da Kitano a Ki Duk.  L’operazione del coreano non conduce ad un edulcorazione dei temi e del linguaggio che lo ha consacrato autore cult in Oriente, al contrario piega i canoni del cinema occidentale in un'opera folle: Stoker è geniale, sregolato quanto elegante, sontuoso e di una raffinatezza formale rara, editata su un montaggio associativo di estrema ricchezza evocativa.

Non arrivate tardi in sala, i titoli di testa oltre forse a rappresentare il momento più alto del film danno la quadratura del plot e ci consegnano la chiave di volta di una storia che narra sostanzialmente di un rito d’iniziazione, la conquista della maturità: proprio come un fiore non sceglie il proprio colore, India sa di non essere responsabile di ciò che diventerà. Solo dopo averlo realizzato sarà libera. E diventare adulti, è essere liberi.

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Il momento liminare tra l’adolescenza e la maturità, tra l’innocenza e la colpevolezza, è quel grilletto sospeso nel tempo tra i giunchi del fiume a caccia col padre. Un fucile puntato. De Andrè lo cantava in un verso, quando smetterai di farti scegliere, quando sceglierai? 
Guest star del film è Nicole Kidman, che personalmente non ho mai amato troppo: eccola però, austera, bellissima, si configura nella sceneggiatura come il classico elemento di distrazione nell’economia della narrazione: in altre parole la Kidman incarna quel cosiddetto “mc guffin”, la funzione narrativa “inventata” da Hitchcock per lasciare ai margini il vero obiettivo. Ci riesce portando lo spettatore a individuare la madre come oggetto del desiderio dello zio, con gli occhi bagnati da serpente, da “cattivo” macbethiano col solo scopo di insidiare il trono e il tàlamo del fratello morto.

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Nella pellicola albergano tanti diversi celebri tipi e archetipi del cinema del maestro inglese per il quale Stoker è sicuramente intendersi un omaggio di devozione se non di venerazione. Perché Charlie, dall’aplomb terribile e pacato, è Norman Bates, o lo zio Carlo de L’ombra del dubbio. Dal simbolismo degli uccelli imbalsamati fino alla necrofilìa, e al mistero della sepoltura: cosa nascondono le pietre che lo zio Charlie sistema nel prato? Psyco.. o meglio La finestra sul.. “giardino”.  

Stoker è una seducente riflessione sulla seduzione, se la intendiamo nel suo primo senso etimologico. Dal latino se-ducere il termine significa letteralmente "portare a sé", "condurre fuori dal retto cammino". L’attrazione fatale per lo zio, vero e proprio homme fatale, che accompagna India nel suo percorso di iniziazione (anche sessuale) manifesta certamente la volontà ferrea di uscire dai binari del mondo ordinario e borghese intorno a sé. Così il vampirismo latente nelle tecniche di seduzione da parte di Charlie nei confronti della madre viene di pari passo ricalcato dalla diciottenne, ed è esplicito nel morso al giovane nel bosco. 

Se l'estasi sessuale può essere considerata come l’elemento che denota il tortuoso passaggio da un’età all’altra, nel film questo percorso è sublimato nella sequenza del duetto al pianoforte che ricalca una dinamica un tempo sviscerata dalle Lezioni di Piano di Jane Campion. In altre parole la ricerca della concretizzazione passionale non sarebbe che un modo per generare dipendenza reciproca e condivisione di esperienze che rientrino nella categoria della complicità, dell'empatia: una volta costituita la coppia al termine della seduzione i due protagonisti saranno uniti soprattutto dal mantenere un segreto in comune.

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Ma la seduzione non è pure un compromesso tra l'idea di sé stessi proiettata nell'altro sesso e la concreta immagine dell'amante in parte viene falsificata dall’ infatuazione? Stoker tratta il tema del corteggiamento dal filtro emotivo della giovane, dal suo voyeurismo dietro i vetri della villa o gli stipiti delle porte, o ancora dal suo autoerotismo sotto la doccia, di nuovo in debito hitchcokiano. La fascinazione di India non è quindi per la violenza ma per la sfrontata ostinazione di Charlie nei confronti di un frutto proibito, che in primo tempo crede sia rappresentato dal letto materno, e solamente più tardi scopre una verità sommersa che la riguarda molto più da vicina. La ricerca del piacere per Park Chan Wook è goticamente intrecciata con l’anelare alla morte, per questo crescere coincide col perdere l’innocenza. E diventare liberi e significa essere liberi di scegliere in che abisso schiantarsi.

 “Come alla gonna serve il vento per gonfiarsi, non sono fatta solo di me stessa: indosso la cintura di mio padre, stretta attorno alla camicia di mia madre, e le scarpe di mio zio. Questa sono io.”
India Stoker

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Stoker, la perdita dell’innocenza

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