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Vagabondi in Appennino

Vagabondi in Appennino

A cura di Pietro Nigelli

Crinali di... boschi, fiori, luna e lupi

Da Casa del Romano al monte Antola lungo gli itinerari Europa 7-Vialonga 1'interessante trek sul crinale Val Trebbia - Val Curone adatto ai neofiti dell'andar per monti

Gli inglesi le chiamano “Long Distance Path”, i francesi “Grande Randonnée”, da noi vengono identificate come “Alte Vie”; sono itinerari ad ampio respiro che raggiungono la loro massima espressione nei Percorsi Europei che si sviluppano per alcune migliaia di chilometri unendo nazioni, genti e culture.

Questa nostra proposta escursionistica ci porta a conoscere in contemporanea uno dei primi tracciati di trekking appenninici la “VIALONGA 1” - itinerario che in 8/10 tappe per complessivi 180 chilometri permette la completa conoscenza del bacino idrografico Trebbia-Aveto - ed il Percorso Internazionale “EUROPA 7” un coast to coast dalla costa atlantica del Portogallo a quella del mar Nero dell’Ucraina.

Lungo il nostro camminare potremo notare come l’'opera dell'uomo e la natura si fondono in uno spettacolo senza uguali specie durante il periodo delle fioriture che caratterizzano vette, boschi e i pascoli montani di cui questo territorio è custode.

L'architettura eulitica presente negli antichi borghi e casolari sparsi rappresenta una testimonianza di vissuti che affondano in lontani passati di genti montanare che hanno abitato questo comprensorio fino al secolo scorso grazie anche alla presenza di storiche vie di comunicazione dalla Marina alla Padania.

Architettura Eulitica

Ovvero "della bella pietra” si caratterizza per un uso altamente simbolico, quasi monumentale, della pietra locale per edificare case, porte, finestre e altri manufatti destinati alla vita quotidiana; trattasi di uno stile confinato entro precisi limiti territoriali: l'area interessata è raccolta entro i bacini delle valli dell'entroterra Chiavarese (Sturla, Penna, Fontanabuona, Malvaro, Aveto) e sconfina nelle valli limitrofe come la val Trebbia, la val Brevenna o l'alta val Nure.

La manifestazione più frequente di questa vera e propria arte muraria sono i massicci architravi che conferiscono un senso di solennità e sacralità all'ingresso delle abitazioni: spesso è possibile leggere date e simboli religiosi incisi direttamente sulla superficie; si ritiene che nella maggior parte dei casi le date (che variano solitamente dal XVI al XIX Secolo) non siano coeve agli edifici, ma aggiunte in epoca posteriore alla loro costruzione, in occasione forse di benedizioni, passaggi di proprietà o altri eventi socialmente rilevanti.

Risulta molto difficile stabilire una datazione precisa per i manufatti più antichi che si spingerebbe fino al VII Secolo, in piena dominazione Longobarda; alcuni storici, considerano plausibile tale ipotesi, ma solo a condizione di ritenere che le emergenze ad oggi visibili costituiscano semplici ripetizioni di uno stile molto antico erette in epoche più recenti, o al limite con materiali di riutilizzo.

Se i portali rappresentano l'aspetto più spettacolare dell'architettura eulitica, non possiamo non notare come, nell'ambito di queste tradizioni, siano visibili anche tracce di antiche superstizioni e credenze magico/scaramantiche - testimonianze molto rare, difficili a vedersi tra i vecchi ruderi di case abbandonate - esemplificate dalle cosiddette "teste apotropaiche", ovvero sculture o incisioni raffiguranti volti umani (per lo più in atteggiamento minaccioso), che venivano posizionate in punti strategici dei centri abitati (sovraporta, fontane, inizio dei sentieri) con lo scopo di allontanare il Diavolo e altre forze del Male.

Il gruppo dell’Antola

Il gruppo del Monte Antola comprende le vette che si trovano lungo le dorsali che dipartono dalla cima del monte Antola.

La dorsale principale si sviluppa da sud a nord a cavaliere delle valli Trebbia - Borbera con le cime dei monti Carmo 1461 m/slm, Legnà 1669 m/slm, Cavalmurone 1670 m/slm, Chiappo 1699 m/slm (terza cima del gruppo); da quest’ultimo la dorsale si divide in tre diverse catene: verso nord-ovest, tra le valli Borbera - Curone, con i monti Ebro 1701 m/slm (seconda cima del gruppo) e Giarolo 1473 m/slm, in direzione nord, tra le valli Curone - Staffora, con i monti Garave 1549 m/slm e Boglelio 1491 m/slm, infine verso nord-est, tra le valli Trebbia - Staffora, con i monti Lesima 1724 m/slm (cima più elevata del gruppo) e Penice 1460 m/slm (cima più settentrionale del gruppo).

Una ulteriore diramazione, partente dal monte Carmo in direzione est, tra le valli Boreca - Terenzone, porta al monte Alfeo 1651 m/slm (cima sacra sin dalla colonizzazione celto-ligure).

Lungo la dorsale sud, tra le valli Trebbia - Brevenna, si incontrano le cime dei monti Cremado 1512 m/slm, Duso 1451 m/slm e Prelà 1406 m/slm, lungo i cui fianchi meridionali hanno sorgente i fiumi Scrivia e Trebbia (ramo secondario in quanto il primario nasce dal monte Lavagnola 1118 m/slm sullo spartiacque Padania - mar Ligure)

La dorsale ovest, tra le valli Brevenna - Borbera, conduce al monte Buio 1402 m/slm.

giglio martagone-2Sotto il profilo geologico il gruppo è costituito da una unica formazione rocciosa, di origine sedimentaria denominata “calcari del monte Antola”, formatasi circa 60-80 milioni di anni or sono (Cretaceo-Paleocene) che si estende dalla val Polcevera (Appennino ligure ovest) sino sopra a Chiavari (Appennino ligure est).

Poiché il calcare vero e proprio risulta generato dalla precipitazione di carbonato di calcio (CaCO3) mentre le rocce in esame risultano inquinate da frammenti preesistenti di sabbie ed argille è meglio definirle “calcaro-marnose”.

Uno scivolamento, a fasi successive, sul fondo oceanico di preesistenti catene montuose dovuto ad un meccanismo conosciuto come “correnti di torbida” ha generato questi depositi denominati genericamente “flysch” ed in particolare per il gruppo dell’Antola “flysch ad Elmintoidi (antico organismo limivoro - mangiatore di fango - che, spostandosi sul fondale marino, ha lasciato le tracce del suo passaggio sotto forma di piste arzigogolate e labirintiche; da qui il nome scientifico di Helminthoidea labyrinthica; lungo la dorsale verso il monte Buio é facile incontrare affioramenti calcarei e tra questi le impronte fossili di questi antichissimi "lombrichi").

Nel complesso la formazione rocciosa del gruppo dell’Antola si presenta ben stratificata con prevalenze, a seconda dei luoghi, a predominanza calcarea, sabbiosa od argillosa; gli stati più calcarei mostrano una colorazione grigio chiara, quelli più arenacei appaiono giallastri o marrone chiaro mentre quelli argillosi risultano grigio scuro o marroni.

Ampie zone del gruppo del monte Antola appaiono ancora oggi isolate e selvagge; folti boschi di faggio e castagno ricoprono i versanti e sono popolati dalla fauna tipica dell'Appennino tra la quale è ormai nuovamente presente anche il lupo, quale segnale di ritrovati equilibri naturali.

Suddivisa amministrativamente in quattro province (Genova, Alessandria, Pavia, Piacenza) e quindi in quattro regioni (Liguria, Piemonte, Lombardia, Emilia-Romagna) la zona del gruppo del monte Antola era fino alla prima metà del XX secolo punto di passaggio e di scambi commerciali tra le comunità insediate nelle le valli e che oggi conservano ricordi e tradizioni comuni, in particolar modo musica e danze legate all'uso del piffero.

Il monte Antola

Il monte Antola (1597 m/slm - denominato in ligure monte Àntoa), meta frequentatissima in ogni stagione dagli escursionisti, è considerata per antonomasia la montagna dei genovesi.

VL1-E7_M.te Antola chiesetta-2Ubicato a cavaliere tra le valli Scrivia, Trebbia e Borbera (province di Genova ed Alessandria) si distingue per la sua sommità a piramide erbosa sopra la quale si innalza una croce mentre ai piedi della vetta sorge una piccola cappella dedicata a San Pietro; il versante ligure è compreso all'interno dell'area del Parco Naturale Regionale dell'Antola (istituito con legge regionale della Liguria nel 1995) del quale è la cima più alta.

Dalla cima nelle giornate limpide si gode un ottimo panorama sui vicini monti Ebro e Lesima (direzione nord), sui  gruppi montuosi del Maggiorasca, del Penna e, all’orizzonte, delle Alpi Apuane (direzione est); a sud l’Arcipelago Toscano e la Corsica mentre ad ovest domina incontrastato l’Appennino ligure e l’arco alpino nord-occidentale.

Numerosi i sentieri che partendo dalle valli viciniori raggiungono, risalendo i fianchi boscati, la cima.

Nel passato remoto e prossimo, fino alla prima metà del XX secolo, è stato punto di passaggio e di scambi commerciali tra le comunità insediate nelle le valli e che oggi conservano ricordi e tradizioni comuni; quassù transitava la via del sale lombarda, che partendo da Pavia percorrendo la val Staffora, saliva al monte Bogleglio, seguiva tutto il crinale tra val Boreca e val Borbera e superato l'Antola scendeva a Torriglia per raggiungere successivamente Genova.

Per quanto riguarda il toponimo, sembra che derivi dal greco “anthos” che letteralmente significa “montagna in fiore” (stupende le fioriture, sopratutto di narcisi, che colorano di rosso, giallo, bianco e blu a seconda della stagione le sue ampie distese prative), ma un’altra ipotesi ritenuta più probabile nella letteratura alpina locale è che Antola derivi da “antios” che sta per “posto di fronte” oppure “antelios” cioè “esposto al sole”.

I rifugi del monte Antola

Tra il 1895 e il 1996 sull'Antola erano attivi due rifugi: il rifugio Musante e il rifugio Bensa.

Il Rifugio Musante

Edificato nel 1895 da quattro abitanti di Bavastrelli con un contributo del Club Alpino Italiano (CAI) ligure venne gestito dalla famiglia Musante e passato di padre in figlio; crollò dopo un incendio nei primi anni '90.

Il Rifugio Bensa

Realizzato dal Club Alpino Italiano (CAI) ligure nel 1927 su proposta del senatore Emilio Bensa trasformando un edificio residenziale già esistente; nel 1944 fu utilizzato dai partigiani operanti nella zona e colpito da diversi colpi di mortaio fu danneggiato seriamente; abbandonato dopo la guerra, nel 1954, fu acquistato dalla famiglia Musante e nel 1996, dopo alcuni passaggi di proprietà, cessò l'attività.

Il Rifugio Parcoantola

arnica montana-2Nel 2005, su iniziativa del Parco Regionale dell'Antola, venne dato il via alla costruzione di un nuovo rifugio, terminato nel 2007 e chiamato Parcoantola, gestito dal Club Alpino Italiano (CAI) ligure; situata a 1460 metri di quota, a ridosso del versante boschivo ed aperto verso la vallata sottostante la nuova struttura è in equilibrio tra esigenze funzionali, caratteristiche di una struttura ricettiva, ed esigenze ambientali, per un inserimento armonico nel contesto naturale in cui è posta, rendendosi inoltre completamente autosufficiente.

Il progetto ha rispettato l'architettura delle costruzioni locali, mantenendo caratteristiche spartane tipiche di un rifugio di montagna; lo scopo è stato ridurre al minimo i consumi energetici e sfruttare al meglio le energie rinnovabili, ponendosi come obiettivo la compatibilità ambientale e la sostenibilità nella gestione.

La struttura è composta da due edifici principali di diversa dimensione, uniti da un piccolo corpo posto trasversalmente con la funzione di atrio ed ambiente distributivo dei flussi di escursionisti; l'accesso all'edifico è posto a monte, sull'incrocio tra diverse mulattiere, tutte provenienti da valle e dirette verso la vetta; dalla cima si raggiunge il rifugio percorrendo un tratto di sentiero, pressoché pianeggiante, lungo alcune centinaia di metri. 

Tanti sentieri portano al monte Antola

E' proprio il caso di dirlo, tanti sono gli itinerari che portano al monte Antola; una capillare rete di sentieri ed antiche mulattiere risale valli e dorsali che si distaccano a raggiera dalla sua vetta, facendo del monte Antola (1597 m/slm) uno dei più importanti nodi oroidrografici ed escursionistici dell'Appennino ligure.

Tra questa ampia scelta abbiamo optato per uno che alternando tratti soleggiati ad altri freschi e ombrosi - impreziositi all’inizio dell’estate dai petali del giglio rosso (Lilium croceum) e da arbusti di mirtillo (Vaccinium myrtillus) e di lamponi (Rubus idaeus) - unisce panoramicità del tracciato - con vedute sulla tormentata val Borbera e sulla più lineare val Brugneto - e comodità della salita visto il poco dislivello da superare.

Si parte dall'albergo-ristorante Casa del Romano seguendo la mulattiera che sale verso destra alla vicina Cappella Tre Croci per proseguire, a sinistra, sul costolone erboso, fino a raggiungere l’ampio crinale spartiacque tra Trebbia e Borbera a quota 1462 m/slm dove s’incontra il sentiero di spartiacque segnato dalla Federazione Italiana Escursionismo con due bolli gialli proveniente dal valico di Capanne di Carrega (ampia panoramica sui monti Carmo, Lesima ed Alfeo).

Piegando a sinistra il sentiero risale dolcemente l'ampia dorsale, supera un boschetto sul lato della val Borbera, ritorna sul versante rivolto verso la val Trebbia e procedendo prima in piano e poi in leggera salita, attraversa alcune recinzioni, oltrepassa un cancello e raggiunge una sella con punto sosta attrezzato (quota 1510 m/slm).

giglio martagone macro con insetto-2Ora la mulattiera sale dolcemente attraversando boschi e, successivamente, praterie di vetta offrendo ampi panorami sulle valli del Brugneto e del Borbera; aggirata a sud la cima del monte Tre Croci (1565 m/slm) che volendo può essere raggiunta con una brevissima deviazione; un tratto in discesa lungo lo spartiacque boscato ci porta al passo Tre Croci (1495 m/slm) - innesto del sentiero segnalato F.I.E. (due rombi gialli) che sale da Caprile.

Procedendo, prima in falsopiano attraverso una faggeta e, successivamente, su prati in lieve discesa si raggiunge una seconda sella (quota 1483 m/slm) -  innesto del sentiero segnalato F.I.E. (triangolo giallo) che sale da Caprile - dove inizia l’unico tratto leggermente impegnativo che sale al pianoro sottostante la cima del monte Antola (1597 m/slm) raggiungibile in pochi minuti sull’ampia dorsale (1,30/2,00 ore da Casa del Romano).

Una variopinta presenza di fiori rari e protetti - arnica (Arnica montana), narciso selvatico o fior di maggio (Narcissus poeticus), giglio martagone (Lilium martagon), per citarne alcuni - insieme alle numerose specie di farfalle che punteggiano questa prateria, creano una sorta di splendido, spontaneo giardino botanico.  

Crinali di... boschi, fiori, luna e lupi

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