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Vagabondi in Appennino

Vagabondi in Appennino

A cura di Pietro Nigelli

Non solo trekking, quarta tappa dal Brallo a Bobbio

Mattinata fresca anzi diremmo umida!
Ci si alza di primo mattino per smontare il campo; per le 8.30 siamo pronti e partiamo per raggiungere il passo Scaparina dove faremo colazione.

Ci incamminiamo percorrendo un altro tratto della Vialonga 1 attraversando le faggete che ricoprono i versanti est di Costa della Valletta dai quali prendono vita i numerosi rii che, unendosi a valle di Ceci, danno vita al torrente Bobbio; oltrepassiamo il passo della Valletta e raggiunta la provinciale Brallo-Penice la percorriamo sino al passo Scaparina godendoci, affamati, le prime fugaci viste sulla città di Bobbio nostra meta odierna.

Verso nord svetta il monte Penice oggi incappucciato di vapori il che non lascia ben sperare sulle condizioni meteo; l’aria odora di acqua in arrivo e fa decisamente freddo - 12 gradi - tant’è che al bar seduti all’aperto occorre mettere felpa e giacca a vento.

Con nostra sorpresa ci raggiungono i rappresentanti della Pietra Verde e con loro percorriamo la Circumpenicina, strada di forestazione realizzata per la gestione del patrimonio boschivo di monte Penice, sino alla località Guy dove inizia la discesa verso Santa Maria e Bobbio.

Il panorama, chiuso a nord dalla mole boscata del Penice, si apre, invece, in piacevoli viste a sud sulla valle del torrente Bobbio e sulle più lontane cime del Lesima, Alfeo e Cima Colletta; si cammina senza eccessiva fatica tra incolti di erica e ginestra interrotti da lembi di bosco nei quali domina il nocciolo frammisto a salice, carpino, acero, maggiociondolo e querce.

Lungo i margini vistose le fioriture di margherite gialle e bianche, rosa canina, pisello selvatico e del più rado ma vistoso giglio rosso e della pericolosa tossico-mortale digitale; il guadagnar quota, complici le brulle pendici di Costa Scabbie, permette di scoprire il borgo di Ceci arroccato sulle pendici più basse di monte Penice.

Al nostro ingresso nei lembi inferi dei cultivar di resinose superando la vallecola del rio Faggeto e la dorsale di Avegni (il tempo sino ad ora incerto assume toni decisamente cupi: dai fianchi del monte scendono folate di nebbie che si mescolano e rivaleggiano con le foschie di valle; a tratti sembra di essere a novembre tra nebbie e vapori che il tratto a pineta rendono oscuri i luoghi mentre in lontananza si ode il tuonare di un temporale in arrivo. 

Acceleriamo il passo ed arrivati in loc. Guy e l’omonima fonte abbandoniamo la Vialonga 1 - che prosegue verso il passo Penice - per piegare a destra verso la valle del torrente Bobbio; un saluto ai colleghi de La Pietra Verde e veloci in discesa per allontanarci dal temporale in arrivo; purtroppo il piano di calpestio, a tratti estremamente dissestato e litoideo, aggiunge fatica alla fatica della forte pendenza negativa; la visuale rimane chiusa in quanto si attraversano lembi di pineta e boschi cedui.

Il borgo di Santa Maria ci accoglie con il suono delle campane che annunciano il mezzodì e ad esse rispondono, dalla cima del Penice, quelle del Santuario di Santa Maria in monte Penice; ci attende sul piazzale della chiesa la nostra auto di servizio con il pranzo preparatoci dal Bar Il Duomo Cafè.

Tempus fugit e occorre ripartire anche perché il temporale di sta raggiungendo e ci avvisa con folate di vento, brontolii e lampi di variegato colore; superiamo alcuni agglomerati rurali - Bronzini, Verneto, Zanacchi - e siamo sul fondovalle del torrente Bobbio dominato dai possenti grigi calanchi d’argille scagliose che formano le ultime pendici del Bosco del Comune.

A passo di corsa - ormai piove- oltrepassiamo Casa Bassa e Cerignale ed in loc. Candia lasciamo carraie e strade per attraversare un vigneto e pervenire, sotto una pioggia copiosa, la passeggiata dell’acquedotto; entriamo nel tessuto urbano, Bobbio ci accoglie sotto un cielo corrusco e brontolone; decidiamo di raggiungere piazza Duomo velocemente e ripararci sotto i portici del Duomo Cafè.

Una bevanda calda - strano in estate ma siamo fradici – e con alcuni viaggi grazie all’auto di servizio ci trasferiamo all’agriturismo Il Carlone dove ci accoglie il nostro campo attendato.

Santuario di Santa Maria in monte Penice

L'antico Santuario di Santa Maria in Monte Penice, ubicato in vetta di m.te Penice 1.460 m/slm, è un edificio ecclesiastico non parrocchiale del comune di Bobbio - provincia di Piacenza -, al confine con la provincia di Pavia; dedicato alla Madonna risale ad una primitiva costruzione del VII secolo poi ampliata più volte. Posto in un punto particolarmente panoramico, dal suo piazzale si gode una ampia visuale non solo sulla val Trebbia e la val Staffora, ma su tutto il territorio emiliano e pavese e, in particolari giornate, lo sguardo coglie pressoché tutto l’arco alpino.

Le sue origini si perdono nei secoli; fonti storiche attestano che su questa vetta la Madonna è venerata da più di 1350 anni, per una promessa fatta da San Colombano alla regina dei Longobardi Teodolinda nel VII secolo per aver ottenuto il territorio su cui fondò nel 614 l'abbazia di San Colombano; sembra che nel luogo sorgesse, antecedente, un tempio pagano celtico-ligure; venne, infatti, rinvenuto un manufatto - statuetta bronzea alta 96 mm che raffigura un sacerdote offerente una divinità pagana - risalente al I-II secolo, oggi conservato a Genova nel castello di Montegalletto. 

Nel 622 il re longobardo Adaloaldo, subentrato al padre Agilulfo, con la madre Teodolinda venuti a Bobbio a visitare la tomba di Colombano, salirono in vetta al m.te Penice in preghiera, prima di scendere in città.

Nell'XI secolo il santuario è strutturato nelle dimensioni attuali; la chiesa ha l'antico titolo di Madre di Dio che diverrà in seguito "Santa Maria in Monte Penice" o più comunemente "Madonna del Penice"; nel 1073 la primitiva costruzione venne rinnovata ed altri lavori di restauro risalgono al 1619; per secoli il santuario appartenne ai numerosi possedimenti del monastero di San Colombano, assieme alle parrocchie di San Cristoforo, Dezza e Ceci; successivamente passò alla diocesi di Bobbio divenendo il principale centro di culto mariano del territorio.

Nei primi anni del '900 venne costruito il portico antistante mentre la statua del Redentore fu posta il 14 ottobre del 1900; la nuova torre campanaria venne realizzata nel 1967 ed il 12 settembre 1927 venne ultimata la strada carrozzabile di 3,7 km che da p.so Penice porta alla vetta.

L'edificio in pietra ha subito parecchi rifacimenti; in questi ultimi anni è stato completamente ristrutturato: all'esterno si ammira il sasso a vista, all'interno la struttura è tornata agli originali splendori con il nuovo l'altare e l’ambone, recuperata anche la sacrestia e rifatti i locali utilizzati per il pubblico; all'interno dell'edificio si può ammirare la preziosa statua lignea della Vergine con il Bambino in grembo che risale al periodo compreso tra la fine del 1500 e gli inizi del 1600; degna di nota anche la statua di San Bartolomeo, originale del XVIII secolo; nel 2009, per opera del rettore don Angiolino Bulla, l'interno della chiesa è stato decorato con preziose icone orientali.

La festa del santuario e della Madonna del Penice si tiene nel giorno dedicato al Santissimo Nome di Maria, festeggiato da antica data nella seconda domenica di settembre; vi è poi la processione notturna di Ferragosto, illuminata da fiaccole, dal p.so Penice fino in vetta a festeggiare la festa della Madonna dell'Assunta.

Brume – die secundo

era sera … ed è mattino

stamane le mie orme marcano il greto del fiume

violandone l’intimità recondita

le acque mormorano chiamandomi al dialogo

ed il mio muto silenzio le rende vieppiù rumorose

s’alzano da esse esili veli di umido vapore

attratti verso l’alto dal sole nascente

e si raggruppano in dense volute tra le quali 

s’aprono il loro varco raggi di luce

lo sguardo naviga lungo le sponde

toccando casolari sparsi e coltivi 

arrampico per ripidi pendii

calco sentieri angusti

supero stretti valichi

guardati da vetuste maestà

e … proseguo a cercar ansimante

spiragli di luce oltre cime lontane

che oggi si fan più vicine 

per uscire alfine nel sole 

dove il vento sospinge i vapori 

a correr lungo i fianchi dei monti 

secondo danze sconosciute all’umana genia

ed è sera … e sarà mattino

Non solo trekking, quarta tappa dal Brallo a Bobbio

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