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Esse come sicurezza

Esse come sicurezza

A cura di Siap (Sindacato italiano appartenenti polizia) di Piacenza

Ai poliziotti non servono nuove armi, serve la trasparenza

Ogni poliziotto deve poter contare su diritti, democrazia e trasparenza che a volte, causa un sistema ancora non del tutto democratico, gli vengono negati. Come può un poliziotto non venire influenzato negativamente se, nel suo ambito, le garanzie democratiche a volte vengono calpestate?

Nell’interessante convegno tenuto in questi giorni a Ferrara dal Siap (Sindacato Italiano Appartenenti Polizia) e dall’Anfp ( Associazione Nazionale Funzionari di Polizia), dopo i noti fatti del caso Aldrovandi e altri simili, abbiamo deciso di tenere un dibattito sull’intervento di Polizia in situazioni critiche , confrontandoci con altre realtà europee.

Il confronto che ne è scaturito ha permesso di affrontare tematiche sulla formazione dei poliziotti e sui mezzi in dotazione individuale e di reparto utili ad immobilizzare un qualsiasi individuo che, durante un intervento di polizia, per vari motivi va in escandescenza ed usa violenza tale da costringere gli operatori di polizia ad intervenire usando la forza. Si è parlato quindi della formazione utile ad evitare l’uso della forza, e dei mezzi in dotazione e soprattutto sulla trasparenza.

Quello che a mio parere è necessario, alla luce del confronto avvenuto, non è solo lo spray al peperoncino o una pistola che emetta scariche elettriche ecc..  utili a immobilizzare un individuo, ma la trasparenza dell’azione e del perché si è agito con la forza. È bene evidenziare che la missione principale di ogni Poliziotto è quella di evitare lo scontro, di evitare l’uso della forza, ed è questo quello che facciamo. Ma a volte è necessaria, e per questo la miglior dotazione che si può dare al personale, oltre ad una formazione davvero di qualità, è una telecamera. Attraverso questa si può tranquillamente dimostrare come ogni collega faccia di tutto per evitare lo scontro e come a volte l’uso della forza è inevitabile. Solo attraverso la trasparenza, anche quella che possa dimostrare l’errore, noi tutti possiamo dimostrare come ognuno di noi opera per il bene di tutti e per noi stessi. Una trasparenza che faccia sentire il cittadino sicuro e che permetta a noi di migliorare. Una trasparenza che dia fiducia.

Ma per fare questo, ogni poliziotto deve poter contare su diritti, democrazia e trasparenza che a volte, causa un sistema ancora non del tutto democratico, gli vengono negati. Come può un poliziotto non venire influenzato negativamente se, nel suo ambito, le garanzie democratiche a volte vengono calpestate? Certe volte un poliziotto, vedendosi negare i diritti, potrebbe fare a sua volta lo stesso nei suoi interventi, per una sorta di imitazione:  involontariamente si adotta un comportamento negativo essendo questo presente nella propria vita lavorativa. Dire anche questo è trasparenza.

In questi giorni ho in mano un provvedimento disciplinare dove il Sig. Capo della Polizia rigetta il ricorso di un dipendente. Nell’occasione il dipendente - a propria difesa - chiedeva che venisse sentito in sede di commissione chi aveva contestato il fatto. Aldilà di come la si pensi, Il diritto è stato negato in quanto chi ha deciso - il Questore -  ha ritenuto che non era necessario e che non avrebbe apportato vantaggio al dipendente che lo aveva chiesto. Che strano, ti puniscono e dicono pure che ti aiutano mentre ti ledono il diritto al contraddittorio che poteva avvenire in quella sede, in quanto le contraddizioni erano tante e nella commissione c’erano due membri indicati dai sindacati e questi potevano fare delle domande. Cosa negata!

In sostanza, se un poliziotto contesta un verbale al Codice della Strada ad un utente e questo effettua ricorso al Giudice di Pace chiedendo giustamente che il verbalizzante venga sentito dal giudice, ciò avviene: ma se a chiederlo è un poliziotto per potersi difendere e dimostrare le sue ragioni, questo viene negato. Come può reagire un poliziotto in questo sistema dove l’inganno è quotidiano? Come garantire il diritto se il diritto viene negato? Quanto è pericoloso tutto questo?

In conclusione, giusto è che la Polizia debba essere trasparente con il cittadino e siamo noi poliziotti a dirlo: ma per raggiungere questo obiettivo, serve formare non sono solo gli Allievi Agenti e i Poliziotti in genere, ma anche e soprattutto la dirigenza di questo Paese che ci appare sempre non al passo con i tempi.  

Bisogna ammettere che i diritti di un poliziotto vengono compromessi nell’ambito in cui opera, e nello stesso tempo gli si chiede di difendere i diritti degli altri, nel difficile lavoro in cui serve essere psicologi, piloti, infermieri, tiratori scelti, netturbini, vigili urbani, ecc. Bene, i poliziotti garantiscono tutto questo ma, credetemi, lo si fa per spirito di abnegazione e responsabilità civile personale e di qualche dirigente che è - bisogna ammetterlo - capace.

Una formazione per i poliziotti: ma, come dicevo, anche e soprattutto per la classe dirigente, che possa permettere, da una parte, di  garantire i diritti dei cittadini e dall’altra, di garantire i diritti dei poliziotti in modo tale che la dirigenza di questo Paese sia sempre più sensibile alla difesa dei diritti di tutti! 

Ai poliziotti non servono nuove armi, serve la trasparenza

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