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Esse come sicurezza

Esse come sicurezza

A cura di Siap (Sindacato italiano appartenenti polizia) di Piacenza

Lo sfogo di un poliziotto in questura: «Lo Stato mi ha lasciato solo»

In una lettera indirizzata al segretario del sindacato di Polizia Siap, lo sfogo amaro di un poliziotto della questura di Piacenza: «Mi disgusta l'assenza di risposte, il lassismo e l'incompetenza che porta i vertici a non comprendere il peso e la caratura dell'indagine che sto eseguendo, e di ciò che il suo esito positivo comporterebbe per questa città»

Così come avevo promesso, inoltro, in parte, una  nota che mi ha inviato un collega, dirigente sindacale Siap, il quale ha dato libero sfogo al suo malessere lavorativo. E altre lettere inoltrerò. Uno sfogo che condivido, e che ritengo giusto venga reso pubblico al fine di comprendere il malessere lavorativo che persiste presso la Questura di Piacenza a causa di scelte politiche e dipartimentali, senza dimenticare quelle gestionali e locali che, a mio avviso, sono le peggiori.

Un collega che, oltre a quanto dice, dopo aver lavorato ore e ore per raggiungere risultati eccellenti, dopo aver sacrificato l’affetto famigliare, si vede decurtare il compenso previsto e parte di questo forse verrà pagato tra un anno o forse due, causa le regole nazionali e causa la mancanza di volontà di risolvere il problema a livello periferico in quanto ne manca, a mio parare, la capacità. 
Che vergogna!  

La sicurezza? Beh, il prossimo 19 novembre, come noto, manifesteremo davanti alla prefettura di Piacenza per denunciare la pessima politica nazionale sulla questione sicurezza ma, successivamente, dopo pochi giorni, il solo sindacato Siap manifesterà per tutta Piacenza per denunciare pubblicamente quella che noi definiamo incompetenza e incapacità gestionale che perdura da anni e anni.

LA LETTERA

«Caro Sandro

“Lo Stato lo ha lasciato solo”. 
Questa frase, pronunciata da vari analisti in merito alle motivazioni che hanno portato all’uccisione degli uomini dello Stato Dalla Chiesa, Borsellino e Falcone mi ha negli anni sempre colpito e da Uomo dello Stato mi sono sempre chiesto come questo sia potuto accadere. Ebbene, oggi, a distanza di anni, anche se l’accostamento a questi Uomini e alla mia persona appare irriguardoso, ho quella percezione, quella di essere rimasto solo, abbandonato da quello Stato che rappresento.

Dal giorno del mio rientro, 7 settembre a oggi, mi sto dedicando in via esclusiva alle indagini di un evento delittuoso grave, indagini che hanno scoperchiato un mondo sconosciuto a chiunque in questi uffici, un mondo fatto di gente spietata, capace di uccidere per i motivi più abbietti, e di cui non posso entrare nel merito in quanto coperti dal segreto istruttorio.

Posso però dire che sto conducendo una indagine che dal 7 settembre a oggi mi ha “costretto” a fare 242 ore di straordinario, ore che difficilmente mi verranno pagate: e quando dico costretto intendo dire che non ho avuto scelta, data l’elevata mole di lavoro, la complessità dell’indagine e le scadenze giuridiche da rispettare e lo scarso appoggio numerico avuto.

Di tutto questo sono stati informati i miei superiori, dapprima oralmente e dal 7 novembre 2013 anche in forma scritta. Il mio gruppo di lavoro è composto oltre che da me, anche da un Sovrintendente, quando è libero da precedenti impegni professionali, e da 3 agenti di P.G. di cui uno attualmente in c.o.- ferie-: gruppo esiguo rispetto alla mole di incombenze.

Ma quando dico di essere stato lasciato solo intendo dire che chi un domani leggerà gli atti di questa indagine, quindi i legali e queste persone spietate e senza il minimo scrupolo, non avrà la coscienza che dietro l’indagine, a supporto del magistrato inquirente, ci sia stato un gruppo di lavoro compatto, ma avrà la percezione (esatta) che tutti gli atti siano stati fatti da un’unica persona, lo scrivente, che ha redatto le informative, ha eseguito le perquisizioni, i sequestri, i pedinamenti, gli accertamenti, ha presenziato agli interrogatori etc.: il tutto avvalendosi dell’ausilio del collega di turno.

Non che mi spaventi questa cosa, ma mi disgusta l’assenza di risposte, il lassismo e l’incompetenza che porta i vertici a non comprendere il peso e la caratura dell’indagine che sto eseguendo, e di ciò che il suo esito positivo comporterebbe per questa città, e ritengo tutto ciò una offesa e una mortificazione alla mia persona e alla figura che rappresento, l’Istituzione della Polizia di Stato.

            Ciao Sandro e scusa lo sfogo».

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