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Esse come sicurezza

Esse come sicurezza

A cura di Siap (Sindacato italiano appartenenti polizia) di Piacenza

«Vengono negati i diritti a noi che per primi difendiamo quelli degli altri»

Cari Colleghi iscritti al Siap 

Ancora una volta - dopo 13 anni consecutivi – il Siap cresce di rappresentività: ancora un anno di lotte, ancora in prima linea a difendere con “passione e rabbia” ogni vostro diritto attraverso il sistema delle relazioni sindacali che troppe volte viene calpestato da parte di chi, con l’aiuto anche di sindacalisti adulatori e incapaci, a fronte della incapacità di ascoltare e della presunzione assoluta dettata da orgoglio fine a se stesso, antepone il calpestio dei diritti al buon senso e alla democrazia. 

Ancora un anno a lottare contro un sistema Italia che ti logora anche nel più elementare dei diritti, per riconquistare i quali si entra in un vortice che ti consuma grazie alla dirigenza e alla politica incapace nel garantire diritti e democrazia, con norme chiare e circolari da indirizzare alla dirigenza come si se parlasse a bambini di sei anni, al fine di non trovare sempre cavilli e interpretazioni che gli consentano di  “giocare” con i diritti dei lavoratori che ogni giorno rischiano la vita. E che si vedono negati anche i più elementari diritti, come quello di poter consumare un pasto attraverso i ticket restaurant: potrebbe sembrare una sciocchezza, ma negare un ticket a chi lavora in strada e non consuma il pasto a causa di un evento criminoso o di un incidente mortale da rilevare... Con questo esempio si comprende come siamo trattati e quale è la considerazione di una parte della nostra dirigenza che intanto se ne sta comodamente seduta dietro una scrivania a fare chiacchiere. 

Pensate un po’: tutto questo accade a noi che siamo chiamati a difendere i diritti dei cittadini, mentre i nostri vengono calpestati; tutto questo succede a noi che comunque, essendo dentro il sistema stesso, in parte siamo attrezzati. Pensate un po’ cosa avviene ad un cittadino qualunque quando si imbatte nella burocrazia dello stato Italiano e che, per ottenere un diritto, deve cercare scorciatoie attraverso persone senza scrupoli che, come sempre, successivamente ti chiedono il conto e diventano sempre più indispensabili dello Stato in quanto lo sostituiscono. Questa si chiama mafia! E la mafia in questo Paese esiste perché riesce ad occupare spazi che lo stesso Stato gli concede anche attraverso l’impoverimento delle leggi e delle forze di Polizia che dovrebbero combattere la criminalità organizzata al buio.

E' vero che la mafia non uccide più: ma ho l’impressione che, grazie proprio al sistema Italia composto da una dirigenza incapace, stia riuscendo ad uccidere un Paese dove, almeno così dicono, il più grande imprenditore si chiama 'ndrangheta o cosa nostra. E mentre dobbiamo combattere cosa nostra e 'ndrangheta che si fa? Si aprono le porte in modo irresponsabile e si fanno entrare altre mafie estere e si favoriscono nuove cosche che insieme a quelle già esistenti sfruttano tutto e tutti. Ed ecco che il cittadino si sente sempre più insicuro e le pressioni vengono indirizzate verso di noi che siamo soli e siamo sempre più disarmati non solo attraverso i mezzi e le risorse umane, ma soprattutto attraverso leggi che vogliono un numero identificativo sopra le divise – che sarebbe anche giusto – ma che senza le dovute riforme che garantiscano la galera a chi usa violenza contro di noi, quel numero non è più un numero, ma un bersaglio dove poter aggiungere un cartello - come i pianisti del far west - con la scritta: “non sparate al poliziotto”. 

Il prossimo anno, e concludo, le lotte sul salario ecc.. saranno sempre attive ed energiche, ma come segretario provinciale Siap di Piacenza e Regionale Emilia Romagna, spesso mi vedrete manifestare sotto le aule della giustizia in quanto per il mio modo di vedere, sono le leggi che mancano, quelle leggi chiare che ottengano un processo giusto e veloce con pene che possano si recuperare chi ha sbagliato - ci mancherebbe - ma devono anche servire da deterrente contro una criminalità sempre più agguerrita ed aiutata da un Governo che antepone il buonismo buono al consenso elettorale e non alla sicurezza nostra e quindi dei cittadini.  

Buon Anno Colleghi e amici, con la preghiera di estendere i miei più affettuosi auguri alle persone a voi care

«Vengono negati i diritti a noi che per primi difendiamo quelli degli altri»

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