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Cronaca

Alle Poste solo su prenotazione, cittadini spaesati

L’ordinanza della Regione chiude anche gli uffici postali. C’è un numero verde, ma è difficile prendere la linea. Nessuna informazione ai cittadini se non un foglietto attaccato sui vetri

“E’ la terza volta che telefono per prenotarmi, ma non risponde nessuno”. Si appella così un uomo all’impiegata delle Poste che, al di là del vetro, allarga le braccia e gli dice di leggere l’avviso sulla porta con le nuove disposizioni. L’ordinanza della Regione ha stabilito che da ieri, 8 aprile, si potrà accedere agli uffici solo dietro prenotazione con una telefonata a un numero verde (800 211290).

Chi era in rispettosa fila, per lo più anziani o over 60, si è trovato di fronte all’improvviso allo sconcerto di non avere informazioni. Se non quel foglio A4, scritto in grigio. Di sicuro le Poste hanno un nutrito staff che si occupa di comunicazione. Magari si poteva pensare a informare in modo più chiaro e magari anche qualche giorno prima, visto che l’ordinanza è stata firmata il 3 aprile. Perché a essere in attesa erano persone di una certa età, non di quelli “sempre connessi” dotati dell’ultimo modello di digital device. Certo, ci sono i motivi di sicurezza per la salute di lavoratori e cittadini. L’ordinanza della Regione prevede, al punto h, appunto di limitare «l’accesso al solo personale strettamente necessario e ricevendo i clienti solo su appuntamento». Un’ordinanza restrittiva che vale solo per le province di Rimini, Piacenza e il Comune di Medicina (che è stato chiuso).

E così, i cittadini, nel bel mezzo della tempesta coronavirus, si trovano di fronte all’ennesimo impedimento per svolgere una normalissima operazione in un ufficio pubblico. Un celebre titolo del “manifesto” recitava che “non moriremo democristiani”, ma oggi si può dire che rischiamo di “morire di burocrazia”.

Con il lockdown alle Poste - ma questo è solo uno dei settori tra i tanti contro cui si scontrano i cittadini - recependo l’ordinanza regionale si è così creato un problema in più a chi ne ha già tanti ogni giorno. Alle bollette, ai pagamenti vari, non frega niente di questi problemi. Spazzatura, tv, luce e gas aspettano solo di incassare i nostri versamenti. L’onere della prova spetta sempre ai cittadini. Mai che un ufficio dica “ci pensiamo noi”.

La riflessione sarebbe più ampia. Ora il Governo parla di abbattere la burocrazia. Alla buon’ora. Il carrozzone statale fatto di fotocopie, decine di documenti da presentare, timbri, “attenda le faremo sapere”, certificazioni in triplice copia e altro, non mostra però segni di cedimento.

Un ultimo amaro memento: “Il micidiale mix di tasse e burocrazia ha superato la soglia dei 138 miliardi di euro; a tanto ammonta il costo che grava ogni anno sui bilanci delle imprese italiane, penalizzando, in particolar modo, le realtà di piccola e media dimensione». Lo scriveva, a febbraio, l’ufficio studi della Cgia di Mestre. A quando l’abbattimento di quei pezzi dello Stato che esistono solo per far rispettare tante inutili, e costose, regole?Coronavirus Poste chiuse-2

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