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Cronaca

Calcioscommesse, giornalisti sportivi nazionali a processo a Piacenza

Una coda dell’inchiesta cremonese sul “calcioscommesse” arriva a Piacenza. In Tribunale, infatti, è in corso un processo nei confronti di sette giornalisti di testate nazionali e locali querelati per diffamazione dall’ex direttore sportivo dell’Atalanta, Carlo Osti (giocò nel 1988 nel Piacenza, in serie B)

Una coda dell’inchiesta cremonese sul “calcioscommesse” arriva a Piacenza. In Tribunale, infatti, è in corso un processo nei confronti di sette giornalisti di testate nazionali e locali querelati per diffamazione dall’ex direttore sportivo dell’Atalanta, Carlo Osti (giocò nel 1988 nel Piacenza, in serie B). I fatti si riferiscono al dicembre 2011.

L’inchiesta denominata “Last Bet” aveva coinvolto molti nomi noti del calcio, tra cui lo stesso Antonio Conte, poi assolto poche settimane fa, e fatto tremare il mondo del pallone italiano. Combine, partite truccate e fiumi di soldi derivanti dalle scommesse manovrate dalla cosiddetta “banda degli zingari” erano gli ingredienti dell’ennesimo verminaio che squassava lo sport nazionale.

Nei giornali on line sono state riportate le notizie relative a Osti e a una presunta serie di telefonate che gli sarebbero arrivate da un membro della gang degli “zingari” quando era ds dei nerazzurri (lo fu dal 2006 al 2011). Le telefonate sarebbero riportate in un tabulato della polizia. Osti replicò: «Trasecolo, non so nulla, mi occupo solo di calcio e di cose di campo». Queste notizie, però, vennero reputate diffamatoria da Osti che querelò sette giornalisti. Nel mirino finirono Giuliano Foschini e Marco Mensurati (larepubblica.it), Claudio Malagoli (gazzettino.it), Francesco Ceniti e Luigi Maria Perna (gazzetta.it), Lorenzo Pulcioni (sportterni.it) e Giorgio Barbieri (latribunaditreviso.it).

Il processo si è aperto con diverse eccezioni degli avvocati difensori dei giornalisti, a partire dall’incompetenza territoriale. Secondo la nutrita schiera di legali, Piacenza non sarebbe la sede competente. Inoltre, il capo di imputazione sarebbe generico. La procura, con il sostituto Antonio Colonna, aveva anche chiesto l’archiviazione al termine delle indagine, ma al processo si è arrivati con la citazione diretta a giudizio. Secondo la procura, la competenza è piacentina, perché fa fede il luogo dove è stata depositata la querela e si è avuta la notizia di reato.

In aula, le eccezioni saranno valutate - alla fine di settembre - dal giudice Ivan Borasi, che sta conducendo il processo con il pm onorario Giulio Massara.

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