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Cronaca

«Imu, gasolio e costi contributivi troppo alti. L'agricoltura muore»

Anche una delegazione di Confagricoltura Piacenza ha preso parte alla manifestazione che ha portato le rappresentanze di ben tre associazioni agricole, Confagricoltura, Cia e Copagri, davanti alla Camera dei Deputati martedì 13 marzo

Anche una delegazione di Confagricoltura Piacenza ha preso parte alla manifestazione che ha portato le rappresentanze di ben tre associazioni agricole, Confagricoltura, Cia e Copagri, davanti alla Camera dei Deputati martedì 13 marzo.  IMU sui fabbricati rurali e sui terreni agricoli, “caro-gasolio”, aumenti dei contributi previdenziali: sono queste le grandi emergenze dell’agricoltura italiana che rischiano di mettere fuori mercato migliaia di imprese, oberate da costi divenuti sempre più insostenibili.

«Sull’IMU – ricorda Enrico Chiesa, presidente di Confagricoltura Piacenza – abbiamo condotto anche a livello locale una campagna capillare andando ad incontrare personalmente diversi sindaci dei comuni della nostra provincia per sensibilizzarli al problema chiedendo loro l’attribuzione della riduzione di competenza all’ente locale. Ma la situazione è troppo grave: il peso dell’Imu per le imprese agricole italiane, fra 1,3 miliardi di euro di nuove imposte e 2/3 miliardi di euro per l’accatastamento dei fabbricati rurali, è prossimo al valore della Pac per il nostro Paese, il settore non può permettersi questo salasso».

Se si è commesso un errore nel valutare l’impatto dell’Imu sull’agricoltura, si rifacciano i conti: non si può, in una notte, alzare l’imposizione fiscale di 4 o 5 volte; va trovata una soluzione.  Bisogna ricordare che l’agricoltura è economia reale e se l’agricoltura cresce, cresce anche l’Italia. Il Governo, rispondendo alle sollecitazioni di Confagricoltura, si è dichiarato disponibile a riesaminare l’intera questione Imu ed ha aperto un “tavolo” di confronto presieduto dal sottosegretario all’economia e le finanze, Vieri Ceriani.

«Capiamo che il Paese è in un momento di fragilità e, responsabilmente, finora alla protesta abbiamo preferito il dialogo in tutte le sedi istituzionali, ma in mancanza di risposte adeguate da questi tavoli – evidenzia Chiesa - siamo costretti a seguire altre vie per manifestare il nostro dissenso. Non intendiamo assistere alla fine delle nostre imprese senza difenderle».

Uno scenario difficile al quale fanno riscontro prezzi sui campi non remunerativi, un vero e proprio assalto all’agro-alimentare “made in Italy” e la prospettiva di una riforma della Politica agricola comune il cui negoziato si preannuncia tutto in salita e con nuovi complessi problemi per i nostri agricoltori. Dunque, per richiamare l’attenzione del governo, delle istituzioni e dell’intera società per una politica tesa a valorizzare il ruolo centrale dell’agricoltura, anche una delegazione piacentina è scesa in piazza Montecitorio insieme a centinaia di imprenditori agricoli provenienti da tutto il Paese.

Obiettivo: una revisione della manovra economica del governo che sta penalizzando pesantemente il settore con la previsione di interventi e provvedimenti mirati alla riduzione dei gravosi costi e al rilancio di sviluppo e competitività delle aziende. Il tutto per creare le premesse per una nuova politica agraria nazionale.

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