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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca Caorsana / Strada Caorsana

La Comunità Islamica apre le porte alla città: «Ci consideriamo piacentini a tutti gli effetti»

La Comunità Islamica ha aperto le sue porte ai piacentini e lo ha fatto in grande stile con incontro aperto alla cittadinanza. Il presidente uscente, Arian Kajash: «Siamo italiani per cultura, musulmani per religione, ci sentiamo a casa e apparteniamo a questa società, perché Piacenza è la città in cui abbiamo scelto di vivere e lavorare»

«Ci consideriamo piacentini»: la Comunità Islamica ha aperto le sue porte ai piacentini e lo ha fatto in grande stile sabato 3 maggio con una conferenza dal titolo "La Comunità Islamica: pace, convivenza e dialogo". L'incontro si inserisce nel quadro dei Convegni Regionali dell’UCOII (Unione delle Comunità Islamiche d’Italia) e ha visto la partecipazione di circa 150 persone in via Caorsana, sede dell'associazione islamica.

La Comunità Islamica apre le porte ©Gatti/IlPiacenza

Al tavolo dei relatori Mohamed Tabtabaii, ex direttore dell'Università del Kuwait, Sheikh Abdelfattah Mourou, teologo e avvocato tunisino, M’Hammed Talabi, presidente Associazione “Al Wassatiya”, Youssef Sbai, vicepresidente UCOII (Unione delle Comunità Islamiche d’Italia) e Bader Al Mass, direttore del Dipartimento degli Affari Religiosi, Università del Kuwait. A guidare la conferenza anche Mohamed Nassour, neo presidente della Comunità Islamica della nostra città e Arian Kajash, quello uscente.

Per il comune di Piacenza ha preso la parola il sindaco Paolo Dosi: «In un momento difficile come quello che stiamo vivendo è importante collaborare e lavorare insieme per un'integrazione sempre maggiore» e l'assessore al Nuovo Welfare Stefano Cugini: «La convivenza con una religione differente dalla nostra deve essere produttiva e deve creare una sinergia di intenti che possono portare solo a situazioni positive. Alla convivenza non deve mancare la convivialità». Mentre il tenente colonnello Luca Pietranera, con il maggiore  Michele Mancini, si dice fortunato ad essere stato invitato: «Nella mia carriera militare ho avuto a che fare tanto volte con l'Islam, i valori che non dobbiamo mai dimenticare sono fiducia, onestà e giustizia».

«Il primo impatto bellissimo, questo luogo di culto è pulito, recente, e ordinato. La moschea non è solo un luogo di culto islamico ma è luogo di mediazione tra i musulmani stessi e con la cultura italiana - a dirlo, a proposito della sede di via Caorsana è Youssef Sbai, vicepresidente UCOII -. E continua: «Questo luogo possiamo definirlo una moschea "alla piacentina", dobbiamo stare al passo con i tempi e la cultura italiana è un elemento fondamentale che unisce tutta la nostra comunità e deve continuare ad esserlo».

«Con questo incontro vogliamo approfondire i legami tra cittadinanza, i musulmani e piacentini, perché così ci consideriamo - esordisce Arian Kajash  -. Nel Piacentino vivono circa 20mila musulmani (10 sono piacentini di recente conversione) e con la globalizzazione oggi non possiamo più parlare di Islam e di Occidente. Oggi l'Islam è in Occidente e sta nascendo già un Islam d'Occidente. Eppure anche in Italia si tende ancora ad associare la religione islamica all'immigrazione, ma questa associazione è ormai obsoleta e insufficiente per capire lo sviluppo dell'Islam in Europa e in Italia». E ancora: «La nostra associazione è nata dal basso, grazie allo sforzo collettivo dei volontari e dei membri della comunità. Oggi il centro, che tra noi chiamiamo moschea, si mantiene grazie all'autofinanziamento. Sino dalla fondazione abbiamo promosso l'intercultura  e la reciproca conoscenza  e abbiamo l'ambizione di rappresentare la parte più virtuosa dei musulmani a Piacenza, non certo quella vittimista e indolente».

«Con questa conferenza - continua - vorremmo aggiungere un tassello nella costruzione di quei legami indispensabili per una pace stabile e duratura. Non siamo e non saremo mai un ghetto. Vogliamo partecipare alla storia di questa città. Siamo italiani per cultura, musulmani per religione, ci sentiamo a casa e apparteniamo a questa società, perché Piacenza è la città in cui abbiamo scelto di vivere e lavorare nella convinzione di costruire un futuro migliore per tutti».

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