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Cronaca

Anche a Piacenza si protesta contro la Tav, sit-in in Prefettura

Bandiere bianche con la scritta No Tav e una sessantina di persone. Anche a Piacenza si manifesta contro l'opera che si sta costruendo in Val di Susa. Sit-in davanti alla Prefettura

Bandiere bianche con la scritta No Tav e una sessantina di persone in tutto davanti alla Prefettura. Anche a Piacenza si manifesta contro l'opera che si sta cercando di costruire in Val di Susa e che un po' in tutta la nazione ha dato vita a manifestazioni e movimenti di sostegno agli abitanti della valle che appunto si oppongono. Presente una delegazione di Legambiente, Libera Piacenza e Carlo Pallavicini (consigliere comunale di Rifondazione Comunista) con alcuni sostenitori.

Protesta no Tav in Prefettura ©Gatti/IlPiacenza

Il fine della manifestazione era incontrare il prefetto, Antonino Puglisi, per inoltrare a lui e poi al Governo l'appello di don Ciotti e di diverse personalità del mondo ambientalista ma non solo, che chiede di riaprire un dialogo sulla Tav e la sua costruzione.

Così Carlo Pallavicini: «Noi siamo qui in una ventina per ribadire il nostro no ad un'opera inutile, dannosa e stupida. Chiediamo la liberazione dei compagni e siamo solidali con la resistenza in Val di Susa. La Tav è un'opera che produce solo devastazione ambientale e taglia l'Italia in due. Sono necessari più treni per tutti e non i treni di lusso che non servono a niente».

Sull'imminente visita di Giancarlo Caselli, procuratore capo di Torino che dopo i disordini in Val di Susa ha disposto diverse ordinanze di custodia cautelare in carcere per alcuni manifestanti, a Piacenza, dice: «Noi non lo contesteremo perchè vogliamo lasciarlo solo con il suo teorema repressivo. Il suo attacco al movimento non ha nessuna base giuridica e non basterà a fermare la resistenza del popolo valsusino».

Per Legambiente era presente Giuseppe Castelnuovo che dichiara: «Vogliamo incontrare il prefetto per consegnargli la domanda che proviene dalla società civile anche piacentina che sostiene il movimento No Tav. Il documento-appello è quello di don Ciotti che invita il Governo a riconsiderare non solo e tanto il progetto dell'opera, ma quanto a riconsiderare le argomentazioni tecniche che non sono emerse nel percorso lunghissimo di approvazione della Tav. Non si è mai presa in considerazione l'ipotesi di trovare un'alternativa».

E continua: «Il governo vuole continuare senza tener conto dell'opinione della società civile, di personalità del mondo ambientalista, di professori universitari e ricercatori che hanno tutte le conoscenze per parlare e sostenere le proprie considerazioni in merito». Poi conclude: «Forse varrebbe la pena considerare la cosa non solo sotto l'aspetto dell'ordine pubblico ma anche, ripeto, dal punto di vista tecnico. Per esempio, non è ancora stato reso pubblico, nemmeno ai tecnici che l'hanno richiesto, il documento di analisi dei costi e dei benefici dell'opera. Bene, questa la ritengo una cosa veramente negativa».

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