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Cronaca

Vinitaly: anche Piacenza alla grande kermesse dell’enologia italiana

Come da consolidata tradizione è presente il Consorzio di Tutela dei Vini D.O.C. Colli Piacentini, in rappresentanza di 67 viticoltori, 7 cantine e le due cantine sociali che in più propongono un proprio stand, accanto a quelli di altri importanti produttori come Le 4 Valli, Bonelli, Zerioli e La Tosa

Anche i vini D.O.C. dei Colli Piacentini sono in vetrina a Verona, per un’altra edizione da record del 47° Vinitaly, con oltre 4.200 espositori provenienti da 23 Paesi. Una rassegna questa che si apre proprio in uno dei momenti più drammatici della crisi, ma da cui si respira, come hanno evidenziato anche alcuni produttori piacentini che abbiamo contattato,anche speranza di una ripresa condizionata però da una burocrazia sempre penalizzante e da costi in perenne lievitazione.

Ma è soprattutto l’export la nota positiva e proprio qui da Verona parte ancora una volta la sfida per la conquista dei mercati di tutto il mondo in un momento di espansione dei consumi di vino a livello internazionale. Ed i vini piacentini hanno tutte le carte in regola per inserirsi in questo grande mercato grazie all’indiscussa qualità dei vini del territorio. Come da consolidata tradizione è presente il Consorzio di Tutela dei Vini D.O.C. Colli Piacentini, in rappresentanza di 67 viticoltori, 7 cantine e le due cantine sociali che in più propongono un proprio stand, accanto a quelli di altri importanti produttori come Le 4 Valli, Bonelli, Zerioli, La Tosa, tanto per citarne solo alcuni.

E di supporto al Consorzio, a valorizzare ancora di più le eccellenze del nostro territorio, il Consorzio salumi Dop piacentini con la possibilità dunque di coinvolgenti abbinamenti, perché se sono attualmente Lambrusco e Prosecco i re del mercato, è pur vero che Ortrugo e Gutturnio, non hanno nulla da invidiare in qualità; sono vini frizzanti e beverini, come piacciono oggi ai giovani. Semmai devono essere implementate le azioni di marketing, ma il successo non potrà mancare. Presenti nello stand anche sommelier professionisti AIS e FISAR che, come sempre, grazie alla loro professionalità, sono in grado di consentire approfondimenti a vari livelli, anche tenendo conto dell’eterogeneità del target che da sempre caratterizza la manifestazione veronese.

Come sempre numerosi anche gli incontri, i convegni. Uno si è svolto domenica 7, giorno dell’inaugurazione ed ha visto come protagonista la nostra Università cattolica, alla presenza del Ministro dell’Ambiente Corrado Clini che ha presentato i primi risultati del progetto V.I.V.A. Sustainable Wine per la qualità ambientale e l’efficienza ecosostenibile della filiera vitivinicola, realizzata dal Ministero in collaborazione con nove aziende ‘pilota’. “Il vino – ha detto il Ministro- è una bandiera dell’Italia nel mondo e associate le bandiere italiane alla sostenibilità è un valore aggiunto. E poi perché i prodotti di punta, più competitivi nel mondo, acquistano un valore quando c’è marchio di qualità ambientale.

C’è un vantaggio per l’Italia che acquista reputazione attraverso queste iniziative, e anche per le imprese che così diventano più competitive”. L’“etichetta” “Viva Sustainable Wine”, certifica il procedimento di autovalutazione sull’impatto ambientale (con quattro indicatori, Aria, Acqua, Territorio e Vigneto), nel progetto portato avanti da 9 aziende “pioniere” e con le università di Torino, Perugia e Cattolica di Piacenza. “Si sta puntando ad una via italiana per la certificazione di eco-sostenibilità del settore - spiega il professor Ettore Capri dell’Università Cattolica di Piacenza (presente con lui Marco Trevisan direttore dell’Istituto di chimica agraria) - associando alla Carbon footprint anche la Water footprint ed aggiungendo altri parametri di più ampia sostenibilità ambientale

. L’impronta idrica comprende non solo il consumo dell'acqua contenuta fisicamente nel vino o nell'uva, ma anche quella impiegata in ogni fase della produzione, inclusa quella che deve essere depurata dalle contaminazioni prodotte. Per questo - conclude il professor Capri - l’impronta idrica di una comune bottiglia di vino non è pari al volume di vino contenuto ma 100-1.000 volte superiore”. Anche l’assessore provinciale all’Agricoltura Manuel Ghilardelli ha fatto visita nella giornata di ieri agli operatori piacentini impegnati al Vinitaly di Verona. “Nonostante il periodo di difficoltà economica – ha detto Ghilardelli – moltissimi visitatori e addetti ai lavori hanno raggiunto il Salone internazionale del Vino e dei distillati: un’affluenza significativa e importante per i produttori locali che, soprattutto negli ultimi anni, hanno saputo far crescere la propria attività. La qualità del vino piacentino si conferma alta: occorre lavorare al massimo sulla promozione del prodotto al di fuori dei confini provinciali, anche attraverso vetrine preziose e uniche come è il Vinitaly”.

E da Verona ieri anche De Castro ha fatto il punto sulla riforma della Politica agricola comunitaria (Pac), che da giovedì 11 aprile inaugura l’iter negoziale attraverso i “triloghi” tra Parlamento, Consiglio e Commissione. «Faremo di tutto affinché si possa arrivare alla conclusione entro giugno, sotto la presidenza irlandese», ha detto De Castro. Non sarà una passeggiata, anche perché il Consiglio dei ministri dell’Agricoltura «ha assunto una posizione diversa su molti punti da quella votata dalla Plenaria del Parlamento europeo. Uno degli obiettivi da raggiungere con i negoziati sarà un alleggerimento del greening, con la conseguenza di rendere meno pesante la burocrazia”. Si cambia dunque rispetto alla proposta di Ciolos e la superficie ecologica sarà pari al 3 per cento per i primi due anni, poi il 5 per cento, prima di uno studio sull’impatto.

«Non possiamo pensare di ridurre la produzione in Europa, proprio mentre la popolazione mondiale è in crescita e diventa sempre più importante aumentare le produzioni». Infine il convegno sull’export: “L’Italia potrebbe essere più competitiva nei paesi terzi – ha commentato il Presidente dell’Alleanza delle Cooperative Agroalimentari Maurizio Gardini – se non fosse per gli ingenti dazi, in alcuni casi proibitivi per le esportazioni dei nostri vini, soprattutto in quei paesi che hanno un consumo procapite in continua crescita quali i mercati asiatici, est europei e sud americani”. In tale ambito un ruolo importante spetterà anche alla Commissione Europea. Lo ha ribadito il presidente del Settore Vitivinicolo di Fedagri-Confcooperative Adriano Orsi per il quale “il problema dei dazi dovrebbe essere affrontato anche in sede di riforma della Politica Agricola Comune. Occorre maggiore tutela dei nostri prodotti di qualità, una difesa dei marchi e una omogeneizzazione dei controlli: queste sono le ‘parole nuove’ che dovrebbero entrare di diritto nella nuova politica comunitaria”.

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