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Cultura

Medici scrittori, il premio Cesare Pavese a Carlo Giarelli

Il riconoscimento assegnato dalla giuria per la recente opera sulla Scapigliatura

Sabato 25 agosto a Santo Stefano Belbo. Un paesino di circa quattro mila abitanti, situato nelle langhe, fra le colline immerse nei vigneti, vicino a Canelli famoso per il suo moscato, senza dimenticare il barbera, meglio come disse Soldati, la barbera, un vino corposo dal tasso alcolico elevato che non si può bere da solo per non dare alla testa. Ma necessita dell’accompagnamento di carni gustose e pregne di sughi dai sapori forti che per questo devono essere stemperati nel nettare di un’uva che nasce in collina fra nebbie ovattate e raggi di sole pungenti che si sollevano nelle ore meridiane. Luogo di incontro il centro pavesiano, la casa natale del figlio più famoso di questa terra, lo scrittore e poeta Cesare Pavese. La casa è una vecchia costruzione di fine ottocento di appartenenza borghese. Non monumentale, non ricca di bellezze costruttive, ma nemmeno umile e povera come al tempo lo erano le case contadine. Insomma una costruzione dignitosa con qualche reminiscenza di pacata agiatezza, senza mai sconfinare nell’ostentazione di quello che non è, poiché si situa mezza strada fra la casa padronale e quella contadina. L’ora fissata è per le diciassette, senonché una pioggia improvvisa e torrenziale tipica di un temporale estivo che esaurirà le sue cataratte in breve tempo, obbliga organizzatori a dover inventare due cambiamenti di programma. La sostituzione del luogo già scelto per la premiazione, situato all’aperto che se ben protetto da diverse coperture, presenta l’inconveniente di un terreno precocemente inzuppato dall’acqua scendente dalla vicina collina, con l’esito di formare una fanghiglia non calpestabile senza affondare suole e scarpe. La soluzione di ripiego viene allora individuata al primo piano della stessa casa dove una sala abbastanza vasta diventa la più che accettabile, soluzione d’emergenza. L’altro cambiamento di programma riguarda il tempo, inteso come lo scorrere dei minuti che infatti vengono fatti scorrere, condizionando un ritardo, per la verità molto contenuto, al fine di poter iniziare, con sufficiente calma il programma di premiazione. La sala intanto si riempie di gente accorsa un po’ da ogni parte d’Italia ma non solo. Anche la Francia infatti è rappresentata per la premiazione di due suoi poeti che provengono appunto da quella nazione. La premiazione inizia. Targhe e motivazioni, lette e scritte vengono distribuite ai vari vincitori. Poi ognun di questi invitato dalla giuria rappresentata dalla prof. Giovanna Romanelli, dal prof, Luigi Gatti e dalla dott. Patrizia Valpiana, viene invitato a fare qualche commento. In pratica ad esternare le proprie emozioni. Così avviene, mentre flash fotografici si sprecano per ogni premiato. Dopo i poeti, per farla breve, si arriva alla saggistica. Il vincitore risulta Carlo Giarelli nella categoria dei medici scrittori molto ben rappresentata come numero di partecipanti. Si legge la motivazione del premio che riguarda l’opera premiata : La Scapigliatura. Si parla della ribellione da parte di quegli artisti della Milano del secondo ottocento che maledivano tutto e tutti per non voler essere equiparati al perbenismo borghese. Chiamati per questa loro natura protestataria ed eccentrici, i perduti oppure i boemi per le analogia con l’analogo movimento letterario e culturale sorto nella Parigi dei Sue, Murger, Valles e dei poeti maledetti tipo Baudelaire o Rimbaud. Quindi un cenno alle fortune dell’autore che sono alla base dell’opera. Quella di essere discendente del giornalista e scrittore Francesco anche lui scapigliato e l’altra di possedere documentazioni di prima mano da poter essere utilizzate per il suo saggio. Tralascio il resto e il discorso di ringraziamento da parte dell’autore sul significato della parola Scapigliatura che esce dai confini di un periodo storico (la Milano, come detto, del secondo ottocento) per divenire metafora di vita che esce dai confini del tempo per investire ogni persona veramente libera che vuole esercitare il suo diritto di critica. Onde valutare gli eventi storici e politici attraverso una visone personale senza mai voler assoggettarsi ai luoghi comuni, oggi si definiti nell’espressione del politicamente corretto. Suggella la premiazione la foto che pubblichiamo. E qui, per non essere troppo elogiativi, conviene finire il pezzo. 

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