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Redazione

Sembra alleggerirsi la tempesta finanziaria, ora però restano le macerie

Potrà ancora esserci qualche alto e basso nei mercati azionari, ma la fase più acuta della tempesta sembra passata. Ora chi pagherà gli immensi danni sociali causati dalla crisi dei banchieri e dai sacrifici "a senso unico" del Governo Monti, che si è sempre rifiutato di tassare i grandi patrimoni?

Potrà ancora esserci qualche alto e basso nei mercati azionari, ma la fase più acuta della tempesta sembra passata. Infatti, al di là delle chiusure negative di alcune singole giornate, dovute per lo più a notizie episodiche (come la diffuasione, qualche giorno fa, dei dati statunitensi sulla disoccupazione), il movimento tendenziale dell’indice FTSE MIB degli ultimi 10 giorni lavorativi, oltre ad essere positivo, non dà più quei segni di fortissima volatilità e instabilità finanziaria associabili ai continui e nervosi riaggiustamenti di portafoglio dei grandi investitori internazionali che tipicamente accompagnano gli attacchi speculativi alle valute e alle finanze pubbliche di un Paese.

Di solito, gli economisti sono molto più prudenti nell’esprimere valutazioni di questa natura sull’andamento delle borse. Mi sono permesso di farle, credo, a ragion veduta. Questo non significa che la mia personale valutazione sull’attuale situazione economica sia positiva. Per molteplici motivi.  Primo, occorre rimuovere le macerie. Macerie determinate dalle migliaia di imprese fallite in questi ultimi anni e da quelle tuttora sull’orlo del fallimento, oltre che dai milioni di persone che hanno perso il posto di lavoro o che (soprattutto tra i giovani, spesso laureati o con alte qualifiche professionali) non hanno mai avuto neppure la speranza di ottenerlo.

Come osservava Mentana in un suo intervento di alcuni giorni fa su un settimanale, viviamo una fase in cui i suicidi di tanti lavoratori e, aggiungo io, di tanti imprenditori onesti (spesso vessati dalla concorrenza sleale di chi pratica l’illegalità e l’evasione fiscale) ormai non fanno più notizia. Ebbene, al di là dell’infinito dramma umano di queste persone (un dramma che né Monti né la Fornero né i loro figli hanno mai visto da vicino), la morte delle migliaia di imprese fallite e la disoccupazione di milioni di persone ha creato un’immensa distruzione di ricchezza, di risorse, di capacità, creando un danno sociale permanente.

Sono milioni e milioni di persone che, oltre a vedere deteriorare il loro capitale umano (si perdono le competenze e i talenti se, per molti anni, non si ha la possibilità di esercitare la professione per cui ci si è formati) partiranno da posizioni di disagio e fortemente svantaggiate. Svantaggiate rispetto alle migliaia di furbastri evasori fiscali, esportatori illeciti di capitale, “scudati”, appena appena sfiorati dai tagli di Monti e Fornero, che, invece hanno preferito aumentare l’IVA (deprimendo la domanda e la crescita, oltre che causando una persistenza dell’inflazione) e se la sono presa, come sempre, con i lavoratori dipendenti, anche a basso reddito, i pensionati, la scuola, l’università. Verrebbe da domandarsi chi pagherà gli immensi danni sociali causati dalla crisi dei banchieri e dai sacrifici “a senso unico” del Governo Monti, che si è sempre rifiutato di tassare i grandi patrimoni (ad esempio oltre 1,2 milioni di euro), una misura che avrebbe inciso molto poco sulla domanda dei ben di consumo e, dunque, sulla crescita.  

Secondo, premesso che i tagli erano necessari per riequilibrare la finanza pubblica, lo stesso ammontare di riduzione del deficit pubblico, poteva essere ottenuto colpendo di meno le fasce a reddito basso (che trasformano in domanda, quindi in crescita una quota molto più alta del loro reddito), oppure colpendo con una “Tobin Tax” dello 0,2% su ogni transazione gli speculatori di professione (ossia coloro che compiono decine di migliaia di transazioni a settimana), ai quali mai e poi mai è stato richiesto un sacrificio. Sorpresa: la Tobin Tax (già decisa dal governo di destra di Sarkozy in Francia) dal I agosto è stata applicata dal governo socialista di Hollande in Francia.  

Sorpresa ancora più grande: la borsa francese, nonostante questa misura, negli ultimi 10 giorni lavorativi è andata abbastanza bene. Nessuna delle catastrofi evocate dagli ideologi dell’ultraliberismo (spaventati da una misura che, per la prima volta nella storia, faceva pagare qualche misera tassa agli speculatori di professione) si è verificata. 

Terzo, nelle cosiddette “proposte per la crescita” presentate dal ministro Passera, non c’è quasi nulla per il sostegno alla ricerca, mentre tante sono le spese per infrastrutture, sempre legate (guarda caso) a grandi società con manager di nomina politica o, comunque, vicini al mondo partitico… Eppure è noto che i Paesi che sono riusciti ad avere una crescita stabile e virtuosa (come la Germania, gli USA, il Nord Europa in generale) da molti decenni investono in tecnologia e ricerca, privilegiando l’alta formazione e le università. Si tratta di spese che hanno una forte ricaduta positiva sulle invenzioni, i brevetti, le nuove tecnologie e il cosiddetto “capitale umano”, elemento essenziale della crescita, del progresso tecnico e sociale. Peraltro, Passera, ha tuttora delle vertenze aperte con il Fisco dello Stato Italiano per alcune operazioni condotte quando era ancora alla guida di Banca Intesa… Negli Stati Uniti, alcuni anni fa, una ministra fu costretta a dimettersi per avere avuto una donna delle pulizie che, saltuariamente, le faceva alcuni lavori di casa senza pagamenti di contributi… Il rigore è anche questo. E’ e deve essere anche un fatto morale.

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