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Martedì, 30 Aprile 2024
L'evento

«Sostenibilità: la transizione è costosa, serve la cooperazione internazionale»

L'ex ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco in Cattolica per una lezione alla XX edizione della "Lezione Mario Arcelli"

«La transizione verso la sostenibilità (climatica e quindi finanziaria) sarà molto costosa e necessita di azioni tempestive e di prevenzione, ma la distribuzione del reddito può creare tensioni e la difficoltà è che si impegnino da subito i paesi emergenti; sarà soprattutto una sfida tecnologica su cui gioca un fattore chiave la cooperazione internazionale e quindi il ruolo del G20; ma anche l’Università ha un ruolo importante per cercare di capire al meglio i fenomeni».

Queste le conclusioni dell’ex ministro dell’Economia e delle Finanze Daniele Franco, intervenuto per una lezione alla XX edizione della “Lezione Mario Arcelli”, organizzata dal Centro Studi di Politica Economica e Monetaria Mario Arcelli dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza, diretto dal professor Francesco Timpano che ha coordinato la mattinata nel corso della quale è stata consegnata da Federico Arcelli il premio di laurea “Mario Arcelli” ad Andrea Zaccardi. «Come è consuetudine per questo evento - ha ricordato Timpano - la Cattolica ospita relatori di alto livello, in grado di offrire agli studenti strumenti idonei per poter leggere lo sviluppo economico del nostro Paese, come già si cerca di fare nelle lezioni. In particolare abbiamo chiamato l’ex ministro Franco a dissertare sui temi della sostenibilità finanziaria e della sostenibilità climatica, concentrandosi sul ruolo dei processi decisionali che provengono dalla politica».

Dopo il saluto della preside Annamaria Fellegara e del sindaco di Piacenza Katia Tarasconi, ha preso la parola Daniele Franco che ha ricordato come «le nostre società abbiano affrontato (ma lo fanno tutt’ora) una serie di problemi: dalla crisi finanziaria di 15 anni fa, alla pandemia, alla guerra, alla crisi demografica e quella ambientale. Problemi che devono essere affrontati tempestivamente per evitare che possano aggravarsi, come dimostrano le emissioni del gas serra. Medesimo discorso vale per l’emergenza demografica e il debito pubblico». «E’ dunque necessario - ha detto - che i poteri decisionali siano rapidi e lungimiranti, ma tendenzialmente la politica tende ad occuparsi soprattutto di ciò che è pertinente al breve periodo, timorosa di perdere consensi«. «E’ perciò doveroso - ha ribadito - dare un peso diverso al futuro nelle nostre scelte.  In questo senso la sostenibilità è uno strumento per guardare il futuro: una politica economica è sostenibile solo se può essere mantenuta nel tempo senza problemi, diversamente determina una crisi. Ma la sostenibilità economica deve essere valutata anche eticamente in quanto deve contemperare le esigenze di benessere, di qualità di vita dei cittadini di oggi e di quelli di domani.  Se il “tasso di preferenza intertemporale” è basso, vuol dire che il futuro è molto importante; se è alto, significa che al futuro si attribuisce poco interesse. Ma non si può anteporre il benessere delle future generazioni a quelle presenti, imponendo troppi sacrifici».

Franco ha poi affrontato che della sostenibilità finanziaria e demografica: «il tema della sostenibilità riguarda anche il debito pubblico, uno strumento che consente di realizzare grandi investimenti e affrontare recessioni. Certo i cittadini possono preferire il ricorso al debito, piuttosto che a una maggiore tassazione a loro carico, ma nel lungo periodo, può ridurre i margini di manovra dei Paesi che vi ricorrono in maniera più consistente e fa aumentare i tassi di interesse. La sostenibilità finanziaria riguarda anche il welfare: l’aumento dell’età demografica rischia di mettere in crisi il sistema previdenziale, aspetto di cui l’Unione Europea è ben consapevole con l’incremento di risorse per far fronte all’invecchiamento della popolazione».

Infine la sostenibilità ambientale: «la temperatura degli oceani sta salendo, così come il livello delle emissioni, nonostante gli accordi di Kyoto e di Parigi, che hanno determinato un rallentamento. Un calo più consistente durante il Covid, ma molto passeggero. Servono dunque interventi radicali, ma la loro adozione comporta cambiamenti radicali che coinvolgono la produttività, come anche il modo di vivere quotidiano delle persone, perché dietro ad ogni tonnellata di C02 c’è l’uso delle auto, gli spostamenti in aereo, l’uso dell’acqua, quello degli elettrodomestici. Insomma di fatto tutta la nostra economia è basata sulle emissioni di Co2 e quindi non è semplice adottare soluzioni rapide. Le trasformazioni richiedono tempi lunghi, ma se non si inverte la rotta rischiamo davvero una catastrofe ambientale. Le soluzioni? Ricerca e sviluppo, tassazione sul carbonio che può essere ricollocato da dove proviene il metano, la cosiddetta “carbon capture”. Anche il nucleare è un’ipotesi, ma un suo ritorno in Italia è un tema molto complesso». «Insomma tempi di transizione lunghi e molto costosi, ma la temperatura globale è un bene pubblico comune; i paesi emergenti sono responsabili di gran parte degli odierni flussi, ma non dello stock generale. Servono comunque accordi internazionali volontari e per raggiungere questo traguardo il G20 è fondamentale».

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