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Dal 6 novembre

"Sub Tutela Dei": in Cattolica la mostra dedicata al magistrato Rosario Livatino

Il "giudice ragazzino" fu ucciso dalla mafia il 21 settembre 1990 ad Agrigento e proclamato Beato il 9 maggio 2021 da Papa Francesco

«La giustizia è necessaria, ma non sufficiente, e può e deve essere superata dalla legge della carità, che è la legge dell’amore, amore verso il prossimo e verso Dio». La frase è del giudice Livatino ed è un’esemplare sintesi del modo in cui interpretò il suo essere uomo di legge: ucciso dalla Stidda il 21 settembre 1990 ad Agrigento e proclamato Beato il 9 maggio 2021 da Papa Francesco, il "giudice ragazzino" aveva una vera passione per l’uomo, che ben emerge nella mostra "Sub Tutela Dei. Il giudice Rosario Livatino" che sarà inaugurata nell’Atrio d’onore del campus di Piacenza dell’Università Cattolica il prossimo 6 novembre alle ore 16, con l’incontro in Auditorium Mazzocchi "Il valore attuale della testimonianza del beato Rosario Livatino".

Fortemente voluta a Piacenza dalla Facoltà di Economia e Giurisprudenza - Corso di laurea in Giurisprudenza, Doppia Laurea in Diritto e Economia, la mostra, presentata per la prima volta al Meeting di Rimini dello scorso anno nasce per far conoscere la figura attualissima di un uomo che ha vissuto in maniera seria l’ordinario, rendendolo straordinario. All’incontro di apertura della mostra, dopo i saluti della preside della facoltà Anna Maria Fellegara, del presidente del Corso di laurea in Giurisprudenza, Doppia Laurea Diritto e Economia Marco Allena, di monsignor Adriano Cevolotto, Vescovo di Piacenza-Bobbio, di monsignor Antonio Napolioni, vescovo di Cremona e di Franco Livera, presidente Ordine Avvocati di Piacenza, interverranno Paolo Tosoni, curatore della mostra Sub Tutela Dei, il magistrato presso il Tribunale di Piacenza Alessandro Rago, Guido Piffer, già presidente di sezione della Corte d’Appello di Milano e Mauro Paladini, del Centro Studi Livatino.

«Suddivisa in quattro sezioni, l’esibizione è articolata su pannelli con foto, video e documenti in cui vengono rappresentati i vari momenti della vita del giovane magistrato, incluso il giorno dell’agguato e della sua uccisione», spiega Claudio Frigeni, ordinario di Diritto Commerciale e tra i promotori dell’iniziativa a Piacenza. «Una testimonianza di fede e giustizia che ha molto da dire ancora oggi a tutti noi, e in particolare a chi lavora nel mondo del diritto: per questo sono felice che i nostri studenti di Giurisprudenza si siano preparati con l’aiuto dei curatori della mostra per guidare i visitatori nell’approfondimento di questo percorso che rimarrà aperto al pubblico fino al 17 novembre».

Dopo l’incontro di presentazione del 6 novembre, sono in programma altri due appuntamenti per riflettere sulla figura del beato: il 15 novembre, dalle ore 17, presso la Sala Convegni Piana del campus di Piacenza si terrà la tavola rotonda tra giuristi Rosario Livatino: l’attualità di una testimonianza per il mondo del diritto, mentre il 16 novembre dalle ore 11 presso l’Auditorium Mazzocchi si terrà un incontro per far conoscere la figura del giudice anche alle generazioni più giovani, con l’invito alle scuole superiori.

Il Percorso in sintesi

La prima sezione della mostra è dedicata alla formazione personale di Livatino e al contesto sociale e umano in cui è cresciuto e vissuto e sviluppa temi centrali quali, il contesto storico in cui è vissuto, con particolare riguardo alla presenza mafiosa, la sua profonda religiosità e la sua grande umanità, che lo portavano ultimamente a rispettare sempre e comunque anche i peggiori malviventi, senza ombra alcuna di giustizialismo.

La seconda sezione è invece dedicata alla figura di Livatino in qualità di giudice: enfatizza la sua concezione di magistrato quale operatore di giustizia ed esplicita come al difficile contesto sociale e alla scarsità di mezzi che aveva a disposizione per svolgere il suo compito, Livatino abbia risposto mettendo tutta la sua intelligenza, la sua passione, il suo impegno e il suo estremo rigore professionale nella ricerca della verità e della giustizia, al servizio del bene comune, tanto da attirare l’attenzione dei mafiosi, che decisero di eliminarlo.

Nella terza sezione si tratta del martirio e della beatificazione di Livatino e, con l’occasione, si riferisce anche di Piero Ivano Nava, testimone chiave nei processi per l’assassinio del giudice che, avendo scelto di testimoniare contro la mafia, ne ha avuto la vita sconvolta ed è tutt’ora costretto a vivere sotto copertura.

Nella quarta sezione, infine, si dà atto dell’eredità lasciataci da Livatino. Dall’importante ruolo della Chiesa nella resistenza alla mafia alle testimonianze di donne e uomini che in vari modi hanno conosciuto e incontrato Rosario Livatino.

Inoltre, le riproduzioni di due lettere, l’una scritta da uno dei mandanti dell’omicidio, Salvatore Calafato, l’altra scritta da uno degli esecutori, Domenico Pace (entrambe commoventi e segno di un pentimento "miracoloso").

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