Armenia, strage cristiana
Giovedì 23 aprile alle ore 18,30 presso l'Aula magna del Seminario Vescovile (Via Scalabrini 67 – Piacenza) è in programma il convegno “Armenia: 100 anni fa la strage dei cristiani e di un popolo”.
Relazioni di
Giampiero Esopi con Carlo Mistraletti
Giuseppe Marchetti
Corrado Sforza Fogliani
Pubblico dibattito tra storia e memoria
Tre grandi genocidi hanno insanguinato il XX secolo, il primo è quello del popolo armeno avvenuto 100 anni fa, il secondo quello del nazionalsocialismo (con Hitler, per fare un nome, in Germania), il terzo quello del comunismo (con Stalin in URSS e alcuni paesi satelliti).
Cosa è avvenuto in Armenia nel 1915 e negli anni precedenti e seguenti ? Esistono conseguenze ancora attuali, si può affermare una verità storica ( e la storia ha un senso, o glielo diamo noi)?
Ne parleremo giovedì 23 aprile alle 18,30 nell’aula magna di via Scalabrini 67 con una relazione chiara e panoramica di don Giampiero Esopi, gli occhi puntati alla storia, ai rapporti fra politica e religione, al senso della libertà e delle civiltà, al valore della persona umana.
Perché il Papa Francesco sottolinea il genocidio degli armeni e pare abbia ragione, mentre il premier turco Erdogan dice che è un errore definirlo tale, adducendo qualche ragione “storica” o politica? E’ interessante ricordare chi erano allora “i giovani turchi” e se oggi ve ne sono ancora da qualche parte.
Nel confronto scontro tra popoli, stati e nazioni, chi furono i coraggiosi e gli eroi, chi i vili o i criminali?
Introdurrà il tema il dottor Carlo Mistraletti, mentre le conclusioni saranno affidate all’avvocato Corrado Sforza Fogliani.
Seguirà un breve intervento preordinato e il pubblico dibattito, che potranno essere vivaci dato che Piacenza oltre che Primogenita nel 1848 per l’Italia, è stata la città simbolicamente guida nel fondare il primo Comitato per la libertà in Afganistan nel 1979 (suggerito dall’indimenticabile avvocato Paolo Fiorani) con le successive annuali Fiaccolate del 27 dicembre fino alla liberazione dell’indomito popolo asiatico. Purtroppo non durò a lungo.
Gli eventi degli anni successivi, i conflitti fino alla “terza guerra mondiale” spezzettata di oggi e ai naufragi dei barconi nel Mediterraneo, ci dicono che certe cose “che non dovrebbero mai più ripetersi” continuano ad avvenire. E per alcuni versi paiono aggravate, paradossalmente, dalla “globalizzazione”. I mass media che ci permettono una migliore comunicazione, talora deformano, enfatizzano o scotomizzano gli eventi.
I meccanismi eziologici dei conflitti sono di natura demografica, economica, “politica”, ma forse ancor più filosofica e di credo morale (paradigmatica la situazione africana della Libia che, dilaniata da scontri tribali e differenze religiose, endogene e importate, è sua volta esportatrice di lutti e miserie. La tratta di esseri umani dicono sia più redditizia del commercio di armi e di droghe, pur preponderanti cause di fame e di morte)
Conoscere la storia non basta certo a risolverne gli intricati problemi, ma “chi non vuol ricordare la storia è destinato a ripeterne gli errori” C.M.