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«In otto mesi un calo superiore al 30%»

«Fare chiarezza sulla fuga di professionisti dall'Ausl»

L’interrogazione del consigliere regionale Giancarlo Tagliaferri (Fdi): «Con la riduzione degli anestesisti è da mettere in conto un rallentamento delle attività sanitarie nell’ultima parte dell’anno»

«Nella sola Ausl di Piacenza, in questi giorni, altri anestesisti sarebbero in procinto di lasciare l'Azienda sanitaria. Tre specialisti si aggiungerebbero ai cinque colleghi usciti alla fine del 2021, quando a causa delle loro dimissioni i medici del reparto di Anestesia e Rianimazione erano scesi da 26 a 21. Con la conferma delle nuove defezioni, si scenderà così a 18 anestesisti rianimatori in servizio su tutti gli ospedali piacentini, primario compreso: in otto mesi il calo di questi specialisti agli ordini del dottor Massimo Nolli sarebbe dunque superiore al 30%. I primi effetti della diminuzione degli anestesisti si farebbero già sentire, per esempio, all’ospedale di Fiorenzuola nei mesi di luglio e agosto sarebbe stato sospeso il servizio che prevede la presenza di uno di questi specialisti nelle ore diurne, limitando anche le possibilità d’intervento del Pronto soccorso della Valdarda», è quanto afferma il consigliere regionale Giancarlo Tagliaferri (Fdi).

«Con l’ulteriore riduzione da 21 a 18 anestesisti in generale è da mettere in conto un rallentamento delle attività sanitarie dell’Ausl di Piacenza nell’ultima parte dell’anno. Questi medici infatti non sono protagonisti solo delle attività chirurgiche e di terapia intensiva: in modo trasversale sono operativi in molti altri ambiti ospedalieri e ambulatoriali; con probabili nuovi effetti negativi sull’emergenza delle liste d'attesa», sottolinea Tagliaferri.

Da qui l'atto ispettivo per sapere dall'esecutivo regionale «quanti dipendenti nel 2023 hanno cessato il loro rapporto di lavoro con l’Ausl di Piacenza per andare in quiescenza e quanti invece si sono dimessi volontariamente per altri motivi, precisando la categoria professionale. Il tutto parametrato a quanto è avvenuto nelle altre Aziende sanitarie dell’Emilia-Romagna».

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