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Diaz, Rifondazione: «Fin dall'inizio chiedemmo una legge contro il reato di tortura»

Maggi: «Urge sottolineare il riconoscimento di ciò che una parte politica, il partito di Rifondazione comunista e tutta la sinistra antagonista e di alternativa, va dichiarando sin dal giorno seguente alla fine del G8: che in quei giorni si oltrepassò ogni limite consentito ad uno Stato di diritto»

A proposito dei fatti accaduti alla scuola Diaz ha voluto esprimere la sua opinione il segretario del circolo cittadino del partito di  Rifondazione comunista, Cesare Maggi: «La sera del 21 luglio 2001 tra le 22 e mezzanotte, nelle scuole Diaz, Pertini e Pascoli, divenute centro del coordinamento del Genoa Social Forum, facevano irruzione i Reparti mobili della Polizia di Stato con il supporto operativo di alcuni (non tutti) battaglioni dei Carabinieri. Furono fermati 93 attivisti e furono portati in ospedale 61 feriti, dei quali 3 in prognosi riservata e uno in coma. Finirono sotto accusa 125 poliziotti, compresi dirigenti e capisquadra, per quello che fu definito un pestaggio da "macelleria messicana" dal vicequestore Michelangelo Fournier. L'irruzione della polizia nella scuola, che ospitava i manifestanti legati al Genoa Social Forum, dopo il summit del G8, avvenne pochi minuti prima della mezzanotte mentre diversi ospiti già si erano addormentati. A dare il via all'irruzione fu per primo il reparto mobile di Roma seguito poi da quello di Genova e Milano mentre i battaglioni dei carabinieri non parteciparono attivamente all'irruzione, ma si limitarono a circondare il perimetro e le zone adiacenti alla scuola. Alcuni degli ospiti all'interno, tra i quali numerosi stranieri, riposavano nei sacchi a pelo nella palestra. Mark Covell, un giornalista inglese, fu la prima persona che i poliziotti incontrarono al di fuori dell'edificio e fu sottoposto ad una serie di colpi che lo fecero finire in coma».

«Durante l’irruzione - continua Maggi - gli agenti di polizia aggredirono violentemente chi si trovava nella scuola, ferendo 82 persone su un totale di 93 arrestati. Tra gli arrestati 63 furono portati in ospedale e 19 furono portati nella caserma della polizia di Bolzaneto. In base alla ricostruzione data nelle successive indagini e sentenze, per tentare di giustificare le violenze avvenute durante la perquisizione (ed in parte la perquisizione stessa) alcuni dei responsabili delle forze dell'ordine decisero di portare all’interno della scuola Diaz delle bottiglie molotov, trovate in realtà durante gli scontri della giornata e consegnate nel pomeriggio, oltre a degli attrezzi da lavoro trovati in un cantiere vicino, prove che avrebbero dimostrato la presenza nella scuola di appartenenti ai cosiddetti black blok. La storia di questo processo è ormai nota a tutti gli italiani, così come lo sono la lieve entità delle pene e la prescrizione per la maggioranza degli imputati».

 Il segretario del circolo cittadino del partito di  Rifondazione comunista spiega: «Finalmente, però, il 7 aprile 2015 la Corte Europea dei diritti umani ha stabilito che quanto fu  compiuto dalle forze dell'ordine italiane nell'irruzione alla Diaz il 21 luglio 2001 "deve essere qualificato come tortura". La Corte ha, inoltre, condannato l'Italia non solo per il pestaggio subìto da uno dei manifestanti (l'autore del ricorso) durante il G8 di Genova , ma anche perché non ha una legislazione adeguata a punire il reato di tortura. Un vuoto legislativo che ha consentito ai colpevoli di restare impuniti. "Questo risultato - scrivono i giudici - non è imputabile agli indugi o alla negligenza della magistratura, ma alla legislazione penale italiana che non permette di sanzionare gli atti di tortura e d prevenirne altri". Attualmente, è in discussione il disegno di legge del senatore Luigi Manconi. La legge al vaglio presenta già così gravi storture giuriche da essere criticata, in primis, da Manconi stesso».

«Se dovesse passare il disegno di legge così come stato modificato alla Camera - afferma Maggi - introdurrebbe il raddoppio dei termini di prescrizione per il reato di tortura, quando, invece, secondo la Corte Europea dei Diritti dell’uomo, il reato di tortura non dovrebbe essere affatto soggetto a prescrizione, condono o amnistia. Inoltre, l’introduzione nel testo della camera di un dolo specifico (la tortura finalizzata a “ottenere informazioni o dichiarazioni o infliggere una punizione o vincere una resistenza, ovvero in ragione dell’appartenenza etnica, dell’orientamento sessuale o delle opinioni politiche o religiose”) fa temere che resti fuori proprio la forma peggiore di tortura. Quella, cioè, dovuta a mero sadismo e a violenza del tutto priva di giustificazione e motivazione: ovvero, esattamente quanto avvenuto nel corso del G8 di Genova nel 2001. Altre critiche sono state mosse, in aggiunta a quelle del senatore Manconi, ma non rientra tra gli scopi di questo breve intervento la disamina degli aspetti giuridici di questo ennesimo fallimentare ed inutile  disegno di legge del governo Renzi».

Maggi poi sottolinea: «Ciò che preme sottolineare è il riconoscimento finalmente ufficiale di ciò che una parte politica, il partito di Rifondazione comunista e tutta la sinistra antagonista e di alternativa, va dichiarando sin dal giorno seguente alla fine del G8: che in quei giorni si oltrepassò ogni limite consentito ad uno Stato di diritto e che, in quei giorni, si verificò la sospensione  dei diritti democratici in Italia. Rifondazione comunista, che faceva parte del Genova Social Forum, e come scrive il segretario nazionale Paolo Ferrero: “A Genova noi c'eravamo ed eravamo tra quelli che prendevano le botte" denunciò da subito la gravità dei fatti ed appoggiò la richiesta di Amnesty International per l’introduzione in Italia di una legge contro il reato di tortura, senza ottenere alcun risultato. Ancora nel 2006, il gruppo parlamentare di Rifondazione comunista propose una commissione d’inchiesta per chiarire ulteriormente le dinamiche dei fatti di Genova. Ricordiamo che questo atto scatenò un’immediatamente la replica di Pierferdinando Casini, che si  dichiarò contrario, in quanto scopo della sinistra sarebbe stato quello di: "continuare a destabilizzare le Forze dell'ordine e distrarle dai loro compiti istituzionali"».

«La sentenza della Corte Europea - continua il segretario del circolo cittadino del partito di Rifondazione comunista - solleva anche un altro lembo di questa vergognosa vicenda: il ruolo ed il destino della persone che, in quel momento, aveva la responsabilità del comando delle Forze dell’ordine colpevoli delle torture: Gianni De Gennaro. De Gennaro fu assolto in Cassazione per il reato di induzione a falsa testimonianza che gli era stato contestato. Secondo Rifondazione comunista, l’ex capo della polizia non avrebbe dovuto avere più nessun ruolo pubblico dopo la vergognosa mattanza di Genova e anzi avrebbe dovuto rispondere degli atti compiuti dai suoi agenti. Invece, tra i tanti incarichi, De Gennaro dopo Genova è diventato prima capo di gabinetto agli Interni, poi commissario per l’emergenza rifiuti, nominato da Monti sottosegretario per la Sicurezza e da Letta presidente di Finmeccanica. Che le cause della sua fortunata carriera siano da attribuire al suo rapporto privilegiato con  il Federal Bureau of Investigation (Fbi)?  De Gennaro, infatti, è stato l’unico non americano a ricevere una delle maggiori onorificenze concesse dal Bureau, la medaglia per "Meritorious Achievement" nel 2006. Si legge tra le motivazioni del premio quella di "aver operato per più di trenta anni da consigliere informale degli ambasciatori statunitensi in Italia". Ci preme invece sottolineare la scandalosa condotta del segretario del partito Democratico e Capo del governo Matteo Renzi, che si schiera a spada tratta in difesa di chi aveva responsabilità apicali dei reparti che torturarono alla Diaz, dichiarando che: "Il governo non ha alcun dubbio sulla qualità e la competenza" dell’ex capo della polizia e attuale presidente di Finmeccanica».

«Prosegue in questa maniera - conclude Maggi - l’indecorosa ed inaccettabile usanza tutta italiana per la quale, di fronte ai più forti ed influenti, la giustizia ferma il suo corso e l’applicazione della legge vale solo per i più deboli ed indifesi. Per la rimozione di De Gennaro dal suo ruolo e, magari, per la destituzione dei numerosi funzionari coinvolti nell’omicidio di Carlo Giuliani che hanno ottenuto una promozione, non  resta che sperare ancora una volta nell’Europa: le sentenze della Corte dei Diritti Umani sui fatti avvenuti a Genova dopo il G8, infatti, non sono ancora finite. Davanti ai giudici di Strasburgo pendono altri due ricorsi presentati da 31 persone per i pestaggi e le umiliazioni ai quali furono sottoposti nella caserma di Bolzaneto. La Corte non  ha ancora deciso ufficialmente quando emetterà le sentenze, ma fonti di Strasburgo affermano che non tarderanno molto ad arrivare. Vedremo, a quel punto, se qualcuno deciderà di fare recuperare all’Italia un briciolo del suo onore».

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